Marion Zimmer Bradley: le accuse e gli abusi

Se un libro mi ha particolarmente colpita (in positivo, in negativo o anche solo per il fatto di non esserne rimasta impressionata come avrei voluto), talvolta mi capita di stalkerizzarne l’autore o l’autrice… non a livello molesto eh… okay, forse un pochetto… non citerò Jane Austen 🤪

Comunque sia… mi vado a leggere informazioni e trivia sulla sua vita.

Mi dirai che magari non è un comportamento del tutto sano… e io ti risponderei che hai perfettamente ragione anche perché, talvolta, si possono fare delle scoperte allucinanti.

Dopo aver terminato la lettura de “Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley, romanzo – almeno per parte mia – super atteso anche alla luce del clamore suscitato da una sorta di recensione-invito alla lettura scritto nientepopodimenoche da Michela Murgia, “L’inferno è una buona memoria“, e dopo averla ritrovata con La torcia, retelling dell’Iliade dal punto di vista di Cassandra, sono andata a guardami un po’ di informazioni su questa scrittrice.

Premetto – e il discorso che faccio è ovviamente generale – che nessuno è esente da errori, nessuno è un santo e non si può giudicare uno scritto alla luce della persona che lo ha pensato e steso (almeno non completamente), non voglio puntare il dito contro nessuno… però… ecco… credo sia giusto avere una lettura consapevole.

… complice Google, in 3, 2, 1 queste sono le informazioni che mi sono ritrovata sulla Bradley.

Le notizie, per la verità, sono del giugno 2014 quando sul web, tra i lettori fan della Bradley e gli scrittori che da lei furono ispirati, si scatenò un profondo choc.

Sul blog deirdre.net spuntò, infatti, un terribile messaggio nel quale la figlia della scrittrice, Moira Greyland, raccontò delle molestie subite ad opera della madre e del padre quando aveva dai 3 ai 13 anni.

La donna spiegò anche di aver deciso di non esporsi prima

«perché ho pensato che i fan di mia madre si sarebbero arrabbiati con me per aver detto qualcosa contro una persona che si era battuta per i diritti delle donne e che aveva portato molti di loro a percepire in modo diverso se stessi e la propria vita. Io non volevo ferire nessuno di coloro che aveva aiutato, così ho tenuto la bocca chiusa».

A onor del vero il padre, Walter Breen (lo stesso che si ritrova nei ringraziamenti finali ai libri di questa autrice), era già stato accusato e condannato per molestie a danni di minori anche prima del matrimonio con la Bradley (avvenuto nel 1964).

Nel 1989 poi, Breen fu accusato di molestie verso il figlio di una collega organizzatrice di una convention fantasy e in seguito condannato.

Ora, mi dirai: e la Bradley che c’entra?

Ci arrivo.

Dal processo, protrattosi per svariati anni, la Bradley fu riconosciuta come sua complice per aver nascosto gli abusi e aiutato il marito.

La stessa Bradley ammise, durante interrogatori e processi, di essere a conoscenza delle attività pedofile del marito.

Alla luce di questo, la  Victor Gollancz Ltd, l’editore inglese che cura i diritti dei libri della Bradley, ha annunciato che donerà tutti i proventi dalla vendita degli e-book della Bradley all’organizzazione Save the Children.

E quindi che si fa?

Si legge, non si legge, si boicotta, si grida allo scandalo?

Io credo che ognuno sia libero di leggere ciò che vuole… anche per scopi informativi (quante sono, ad esempio, le bio – o anche autobiografie – di serial killer che ancora oggi vengono pubblicate?).

Secondo me, ciò che è fondamentale in questi casi da parte di noi lettori è la consapevolezza.

La consapevolezza che ci sono “cose” che non possono essere assolutamente perdonate (mi sento di dire, come in questo caso specifico) ma nessuno merita una damnatio memoriae.


Riferimenti: 


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