Titolo: The Last Unicorn
Autore: Peter S. Beagle
Genere: Fantasy
Anno di pubblicazione: 1968
Titolo in Italia: Tenui bagliori
Anno di pubblicazione ITA: 2024
Traduzione di: Manuela Capriati
Pagine: 256
– Ho ricevuto una copia di questo libro –
In un bosco incantato e immutabile, lei non sa di essere rimasta l’ultima della sua specie.
Per caso però la conversazione di due cacciatori: non c’è dubbio, tutti gli unicorni sono svaniti.
Decide allora di imbarcarsi in un viaggio alla ricerca dei suoi simili.
L’ultimo unicorno è decisamente un classico del fantasy (in questa edizione c’è pure l’introduzione scritta nel 2022 da un altro mostro sacro del fantasy, Patrick Rothfuss che abbiamo conosciuto per Il nome del vento).
Basti pensare ai numeri che ha accumulato dall’anno della sua prima uscita (1968): cinque milioni di copie in tutto il mondo e traduzioni in almeno una ventina di lingue.
Tutto questo per dire che mi sento un po’ schiacciata dall’ammettere che non mi ha fatto impazzire.
Non fraintendetemi: la storia, un po’ favola un po’ parabola sociale, è piacevole, idealista e piena di simbolismi densa di spunti su tematiche anche attuali (il potere, la solitudine, gli ideali, la libertà, etc.).
Per tutta la prima parte della storia, confesso però d’aver faticato tantissimo; tanto che, per alcuni mesi, ho interrotto la lettura.
Ripresa, devo dire che si è fatta più scorrevole ma il problema di fondo per me è rimasto.
I personaggi sono volutamente obbligati nel loro stereotipo in una sorta di drammatica predestinazione in un ruolo che, però, non è il loro (il principe lassista che si ritrova eroe, il mago incapace che si rivela l’unico in grado di produrre certe magie).
Questo però li rende un po’ apatici, bidimensionali.
Questo e il dipanarsi della storia vela il tutto di una patina di malinconia.
Purtroppo però non mi ha coinvolta come mi sarei aspettata.
