Il mio rapporto con gli autori russi è sempre stato una sorta di tira e molla: alla fine adoro le loro storie e questo loro stile romantico triste e disincantato, duro quasi; non posso non innamorarmi dei personaggi, ma prima di cominciare a leggerne uno ho bisogno di fare uno sforzo mentale e fisico (considerata la mole di pagine) non indifferente.
Mi prende questa sorta di ansia cosmica: che faccio inizio? E se poi non riesco a finirlo? Se non mi piace la storia?
Che poi sono dubbi che prendono un po’ con tutti i libri, ma con i russi – oh! – mi prende proprio male 🙈🙈🙈
Insomma, fatte queste “dovute” premesse e sulla scia dell’entusiasmo che mi aveva trasmesso il film di Joe Wright, ho iniziato Anna Karenina.
Keira Knightley nei panni di Anna Karenina nel film di Joe Wright del 2012
Procedendo per gradi: di che parliamo?
Anna Karenina, donna bella, intelligente e frizzante, sposa di Aleksèj Aleksàndrovič Karènin, si reca a Mosca per risolvere un problema: il fratello, il principe Stepàn Arkad’ič Oblònskij detto Stiva, è un libertino ed è stato, per l’appunto, colto con le mani nel sacco (della governante).
La moglie di lui, Dàr’ja Aleksandrovna (in breve Dolly), non ne vuole più sapere di lui e il compito di Anna è cercare di farla ragione, persuaderla magari a restare con Stiva salvaguardando così l’istituzione familiare.
Contemporaneamente pure Konstantin Dmitrič Lèvin (lui solo Lèvin) è a Mosca, ma per ben altri motivi: vuole fare una proposta di matrimonio alla sorella minore di Dolly, Ekaterìna Aleksàndrovna Ščerbàckaja (meglio Kitty), la quale però ha già un mezzo affare in corso con l’affascinante ufficiale Aleksèj Kirillovič Vrònskij.
Questo è solo l’inizio perché Vrònskij, che a prescindere non ha nessuna intenzione di sposarsi (almeno non con Kitty), incrocia Anna alla stazione ed è praticamente amore a prima vista (per lui almeno; lei è una donna sposata e rispettosa); Kitty però rifiuta Lèvin il quale – direi abbastanza offeso – decide che il matrimonio non gli interessa più e se ne ritorna a casa sua; Anna pure, risolta la situazione col fratello, se ne torna a casa; solo che Vrònskij la segue a Mosca (epico incontro tra i due al treno); Kitty rimane sola… insomma: questa è solo la prima parte.
Per leggere Tolstoj si deve riuscire a entrare in una sorta di calma mistica, pace dei sensi che ci predisponga nel migliore degli animi.
Perché leggere Tolstoj è un’impresa, che alla fine paga, ma in quanto “impresa” è, per definizione stessa, un viaggio e una fatica.
Un viaggio perché ci muoviamo tra Pietroburgo e Mosca, arriviamo in Italia, torniamo in Russia e poi di nuovo all’estero seguendo vari personaggi… non solo Anna.
Sì, perché nonostante il titolo possa far immaginare una storia tutta incentrata sul fascino e la vitalità di Anna (personaggio, tra parentesi, meravigliosamente complesso), in realtà la Karenina condivide il ruolo con altri.
In primo luogo con Lèvin, suo contraltare: se Anna è la luce, lui è l’ombra perché, per certi aspetti, ne è l’opposto di carattere e di storia: rigido nelle sue posizioni, ostico, ferito ai limiti del vendicativo, troverà la pace lontano dalla città, nel focolare domestico.
Però c’è anche Stiva… ovvero quello che sarebbe accaduto se Anna fosse nata maschio; e Dolly e Kitty (che, mi spiace, ma assieme a Lèvin non sono riuscita proprio a digerire) e Karènin e le influenze di una società che proprio non riesce a non mettere il naso negli affari altrui.
Ma è anche una fatica perché ci sono parti (disquisizioni sull’agricoltura, sul governo degli appezzamenti di terreno, sulle tecniche di produzione e coltivazione, battute di caccia, troppo troppo Lèvin e Kitty ect.) che fanno venir voglia di gettare tutto alle ortiche, dire addio ad Anna e salutare per sempre Tolstoj e tutti i russi.
Per questo la pace dei sensi aiuta e, alla fine, la fatica viene ripagata da atmosfere incantevoli, personaggi seducenti e una storia che spinge al ragionamento perché affronta temi quali l’ipocrisia, la gelosia, la passione, la fede, le convezioni sociali, gli affetti, il pregiudizio, la speranza, il confronto tra stili di vita e posizioni diverse, l’adulterio come “puro divertimento” e l’adulterio per “vero amore”.
Ne consiglio la lettura, quindi, ma a queste condizioni: di avere tempo e pazienza.
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