Perdersi

perdersi

Titolo: Falling
Autrice: Elizabeth Jane Howard
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 1969
Titolo in Italia: Perdersi
Anno di pubblicazione ITA: 2020
Traduzione di: Sabina Terziani e Manuela Francescon
Pagine: 417

 – Ho ricevuto una copia di questo libro –

Nulla di più naturale di un uomo che incontra una donna.

Lui, Henry, ultrasessantenne sfortunato e con una vita costellata da incontri e situazioni sventurate, vive su una barca fatiscente prestatagli da una coppia di amici; lei, Daisy, è una drammaturga di successo ma con una serie di matrimoni falliti alle spalle e conseguente vuoto affettivo colossale.

Adesso, anche lei sulla sessantina, ha deciso di prendere una boccata d’aria acquistando un grazioso cottage in campagna.

Quando Henry si offre come giardiniere (che è stata diciamo la sua occupazione principale), Daisy è inizialmente diffidente ma ben presto le sue difese crolleranno.

Henry è affascinate, acculturato, pieno di affetto e prodigo di attenzioni; troppo perfetto per essere vero?

Be’, anche gli amici e la figlia di Daisy ne ricavano tutto sommato una buona impressione, ma… semplicemente c’è qualcosa di stonato.

Avevo già avuto modo di conoscere Elizabeth Jane Howard con Gli anni della leggerezza, il primo capitolo della saga dei Calazet, e anche con Perdersi confermo quanto avevo già detto.

La scrittura è così musicale e ben ritmata da riuscire a rendere appassionante anche una storia, tutto sommato, “banale” (nel senso che si tratta pur sempre di una relazione amorosa non di un thriller).

In questo comunque credo che giochi un importante fattore di rilievo il lavoro delle due traduttrici: Manuela Francescon (già a lavoro sui Cazalet) e Sabina Terziani. Quindi un grande plauso alla loro attenzione e cura.

In Perdersi comunque non siamo davanti a un “semplice” romanzo perché, come la stessa Howard confessò nel suo memoir Slipstream, la storia è basata su eventi reali in cui – purtroppo – si ritrovò coinvolta l’autrice.

Il romanzo, quindi, si fa testimonianza schietta anche se dolorosa del plagio psicologico che la stessa Howard subì da questo profittatore.

Per questo, ho apprezzato tantissimo il fatto che le parti narrative dedicate al punto di vista di Henry siano in prima persona (insomma ci vuole audacia e una grande dose di consapevolezza personale per calarsi nella prospettiva del proprio truffatore); mentre quelle di Daisy in terza.

Tuttavia confesso d’aver trovato la parte centrale un po’ faticosa; i personaggi e i rispettivi ruoli sono stati già definiti, così come la situazione. Trascinarla per un altro centinaio di pagine mi è onestamente un po’ pesato sulla scorrevolezza lettura.

Superato questo inghippo però, confermo quanto ho già avuto di scrivere. Per essere il romanzo di una storia d’amore – finita fortunatamente male – è estremamente coinvolgente, trascinante quasi quanto un thriller.

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