L’anno della lepre recensione

Titolo: Jäniksen vuosi
Autore: 
Arto Paasilinna
Genere: 
Romanzo
Anno di pubblicazione: 
1975
Titolo in Italia:
L’anno della lepre
Anno di pubblicazione ITA: 
1994
Trad. di:
Ernesto Boella

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Di ritorno da un servizio, un giornalista e un fotografo si ritrovano in mezzo alla strada una giovane lepre. Si tratta più di uno scontro per la verità, in cui la povera bestiola resta ferita.

L’animaletto si rifugia nel bosco, i due uomini accostano e uno dei due – il giornalista – decide di inseguire la lepre per accettarsi delle sue condizioni.

Ecco qui comincia l’anno della lepre. Perché il giornalista, che scopriremo chiamarsi Kaarlo Vatanen, abbandonerà tutto (un lavoro che, alla fin fine, non ama poi così tanto e una vita frenetica) e tutti (gli amici che, in fondo in fondo, non sono poi tanto amici e una moglie che è più una presenza pesante e ineliminabile) e si inoltrerà in un nuovo stile di vita più semplice, alla giornata, con al fianco l’ormai fedele lepre.

Ma la società non lascia scappare così facilmente un suo individuo: Vatanen sarà inseguito dalla moglie e dal datore di lavoro in un irato (e poco partecipe) tentativo di farlo “rinsavire”; manderà un prete all’ospedale; incontrerà ministri e altre persone importanti; incapperà in un incendio… e molto altro.

Il bello delle storie di Paasilinna è come, da situazioni assurde e bizzarre, riescano a nascere un sacco di spunti per ragionare: e anche qui di materiale su cui pensare ne abbiamo parecchio.

Perché c’è un uomo incastrato in una vita “tradizionale” (una casa, una moglie, un lavoro) che, però, non sente propria; ci sono le ipocrisie e i pregiudizi delle persone (anche di quelle più care dalle quali, di contro, ci si aspetterebbe sostegno e – nel caso – critiche costruttive) e della società; c’è il problema-risolvi-problemi dell’alcool; c’è la solitudine.

E poi c’è la natura (dove il nord del paese, seppur freddo e inospitale, garantisce meglio la “purezza” d’animo e il sud, la parte “civilizzata” ma frenetica, cinica, individualista e ipocrita): personaggio silente che circonda ogni storia di Paasilinna come un abbraccio delicato.

Qui, però, l’abbraccio si trasforma anche in becera ostilità (con il corvo-ladro) e pericolo mortale (rappresentati dall’episodio dell’incendio e dell’orso).

Insomma, natura sì benevola ma capricciosa.

Paasilinna, secondo me, va letto in questo modo: aspettandosi da situazioni bislacche e personaggi stravaganti un insegnamento, un messaggio.

Avevo avuto questa sensazione leggendo Piccoli suicidi tra amici, e qui non posso far altro che confermarla.

Oltre a questo, ritroviamo anche la forte satira e la sfrontatezza dell’autore che colpisce sempre la società finlandese, pungendone stavolta anche membri autorevoli (per esempio ridicoleggiando la leggendaria figura del presidente Urho Kekkonen – quasi trent’anni di presidenza dal 1956 al 1982 -, la chiesa, i burocrati e le alte cariche militari).

In conclusione confermo il giudizio dato a Piccoli suicidi tra amici anche se, ammetto, a livello di storia e personaggi d’aver apprezzato più quest’ultimo.

Consigliato a chi ama le storie un po’ bislacche, i personaggi esuberanti, la Finlandia e la natura indomita e indomabile.

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