Ninfee nere

Titolo originale: Nymphéas Noirs
Autore: Michel Bussi
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2011
Titolo in Italia: Ninfee nere
Anno di pubblicazione ITA: 2016
Trad. di: Alberto Bracci Testasecca

Memo per la futura me: vai a Giverny.

Sin da piccola, gli impressionisti hanno sempre detenuto un posto speciale della mia anima più artistica e Claude Monet, con le sue ninfee, è sempre stato sul podio.

Ma chi sapeva, onestamente, che c’era un posto vero, reale e perfettamente cristallizzato per restare così com’era all’epoca di Monet? Ecco quel posto è Giverny, paesino dove il nostro Bussi ambienta la sua storia.

E ovviamente c’entra Monet perché oltre a esserci la sua casa (e giardino) lì e il laghetto delle ninfee, la sua ombra (e le sue tele) fa(nno) da sfondo a tutte le vicende.

Quindi… venendo a noi.

Ci sono tre donne: un’anziana (di cui al momento ci manca il nome) acida, sola e pure ficcanaso, Stéphanie la bella (e sposata!, non fatevi subito strane idee) maestra del villaggio e l’undicenne Fanette con un occhio artistico peculiare e un prorompente talento pittorico in fieri.

A titolo diverso, queste tre figure entreranno loro malgrado nell’indagine su di un omicidio che l’ispettore Sérénac seguirà con… particolare coinvolgimento personale.

Giocando in maniera sagace con i suoi personaggi, Bussi ci conduce in un questo paesello sì pittoresco ma popolato di segreti e sogni, rimpianti e passioni, vendette e morbosi affetti.

Un mondo in miniatura che, però, conquista e coinvolge.

Ora, per evitare di fare anticipatici spoiler, dirò solo che la trovata alla base della storia è interessante ma non geniale; è ben condotta ma si avverte, alla fine, dove si vuole andare a parare (e per certi versi, m’è venuto anche da pensare: “bah, facile così“).

I personaggi ci consegnano le loro passioni, i loro sogni e le loro frustrazioni con traboccante sincerità e sconcertante realismo (in quanti casi la vita, a volte, rischia di diventare solo un monotono accontentarsi per vigliaccheria o apatia?).

Quindi, una storia sicuramente piacevole, una Giverny intrigante e poetica, dei personaggi ben realizzati e ben mossi (anche se, verso la fine, meh).

Complessivamente, quindi, non un capolavoro, ma indubbiamente una storia piacevole e coinvolgente in grado di regalare un bell’intrattenimento.

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