Il nome del vento

Titolo originale: The Kingkiller Chronicle #1
Autore: Patrick Rothfuss
Genere: Fantasy
Anno di pubblicazione: 2007
Titolo in Italia: Il nome del vento. Le cronache dell’assassino del re
Anno di pubblicazione ITA: 2019 (nuova edizione)
Trad. di: Gabriele Giorgi

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Qualcosa di strano sta accadendo… e, infatti, alla Pietra Miliare, una locanda gestita da un tale Kote, un uomo si presenta portando con sé uno strano fagotto e raccontando di essere stato aggredito da dei demoni.

Sono tutti sconvolti e increduli, ma la notizia non trova tanto riscontro: insomma è difficile credere che i demoni esistano, no? Sono solo i protagonisti di storie e racconti…

Ecco però… c’è qualcuno che, invece, ai demoni ci crede davvero… perché sa che esistono e sa come si affrontano.

E quel qualcuno è il mite locandiere: Kote… no, anzi, Kvothe.

Perché l’uomo non è – ovviamente – un mite-locandiere-signor-nessuno, ma una leggenda vivente (in incognito però).

Quando un tale – che si fa chiamare IL Cronista – arriva alla locanda in questione, Kvothe deciderà di raccontare le sue memorie a lui… e a noi.

Alla sua uscita – e comunque nel corso degli anni – questa saga ha raccolto vagonate di ottime recensioni e in questa nuova edizione della collana Oscar Fantastica si arricchisce con delle eccezionali illustrazioni (di Dan Dos Santos; davvero bellissime!).

Inutile dire, quindi, che avevo aspettative altissime… ma…

La storia è un lunghissimo – e prolisso – flashback in cui Kvothe ci metterà a parte delle sue origini e della sua crescita travagliata (quindi la storia si svolge tutta in prima persona).

Ad alternarsi a questi ricordi densi (molto densi di particolari talvolta inutili e ripetitivi) degli interludi che ci riporteranno nella locanda (ma si tratta di brevi considerazioni sui travagli di Kvothe da parte dei due personaggi che ascoltano: il cronista e l’assistente-locandiere di Kvothe).

Non accade nulla che non possa essere ridotto a un numero più sopportabile di pagine e in forma meno pesante.

Purtroppo, ho trovato alcuni passaggi ridondanti, inutili e poco originali.

Ho trovato alcune incoerenze (tipo visto che il ragazzo è così brillante, nonostante la giovane età, viene da chiedersi com’è che ci impieghi tutto ‘sto tempo a sfruttare le sue competenze invece di restare a morir di fame; visto che, al momento di voltar pagina, tutto gli riesce in modo assolutamente perfetto, perché non si è smosso prima?).

Insomma forse si cede a qualche scelta semplicizzata in una storia che avrebbe comunque potuto puntare molto su questa forma originale di magia (che non viene chiamata magia, ma simpatia).

A questo si aggiunga una prosa mediocre e va da sé che – purtroppo e lo scrivo davvero a malincuore – Il nome del vento non è una storia che mi ha entusiasmata.

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