Autrice: Keigo Higashino
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2012
Titolo in Italia: L’emporio dei piccoli miracoli
Anno di pubblicazione ITA: 2018
Trad. di: Stefano Romagnoli
– Ho ricevuto una copia di questo libro in cambio di un’onesta recensione –
«… proviamo dolore proprio
perché siamo vivi.»
Shōta, Atsuya e Kōhei sono tre ladri un po’ improvvisati: la macchina per la fuga li ha lasciati a piedi e adesso devono cercare un rifugio (girellare di notte desterebbe qualche sospetto in effetti) in attesa del giorno.
Finiscono in quella che ritengono una casa, anzi un emporio, abbandonato: gli interni sono polverosi e l’aria sa di chiuso. Perfetto. Chi li verrebbe a cercare qui?
Teoricamente nessuno; in pratica? Una lettera. Con una richiesta d’aiuto.
I tre non sono proprio le prime persone alle quali chiedere un consiglio e loro stessi sono spiazzati dalla situazione: la lettera arrivata in piena notte, il suo strano contenuto e il nome peculiare della scrivente (Lepre nella Luna).
Ma dopo parecchie ricerche e discussioni e ripensamenti, alla fine decidono di rispondere. Pensando così di aver risolto la situazione e aver fatto anche una buona azione, i tre amici si risistemano per passare la notte, ma… ecco che, solo dopo pochi minuti, un’altra lettera scivola nella cassetta.
È la risposta della ragazza.
Ma, semplicemente, non è possibile! A parte che sono passati troppi pochi minuti perché la ragazza potesse ritirare, leggere e rispondere alla lettera, ma nessuno si è avvicinato all’emporio.
La cosa ancora più strana? Be’, quella lettera sembra venire dal passato.
Nelle storie di Instagram ho definito questo libro una piccola chicca. E be’, ora che ho terminato la lettura, confermo questa mia prima impressione.
Sono partita pensando che la storia riguardasse principalmente i tre ladri imbranati e le lettere che avrebbero ricevuto durante questa loro “latitanza”. E certo c’è la loro storia, ma c’è anche altro.
C’è un potente intreccio tra presente e passato, tra storie, tra personaggi, tra l’emporio Namiya e le vite degli altri; c’è una magia che crea interferenze (un po’ stile a “La casa sul lago del tempo“); c’è un inizio che è anche una fine e una fine che, per qualcun altro, è un proseguimento o, anzi, un nuovo inizio.
Perché questo servizio di consulenza, nato per scherzo (da uno storpiatura del giapponese “nayami” che significa appunto “problemi”), si trasforma ben presto in altro.
E non solo noi lettori scopriamo – seguendo in una giostra temporale i passi del narratore – come il vecchio signor Namiya abbia creato la leggenda del suo negozio, ma scopriamo anche come nel loro modo particolare e sgarbato, Shōta, Atsuya e Kōhei lo porteranno – loro malgrado – avanti.
Veniamo, però, ai punti “dolenti”. Il concentrasi sulle storia pregiudica una certa cura nei personaggi che, in alcuni casi, sono solo figure utili a riferire un problema e, anche quando agiscono in prima persona, si concentra l’obiettivo più sulla loro storia che non sulla loro caratterizzazione.
Niente di drammatico – almeno dal mio punto di vista -, perché il tono dolce, quasi poetico, che si crea con l’intreccio di queste storie è davvero affascinante.
Altro punto “critico”, lo schema linguistico elementare. Non dico che sia scritto male; semplicemente è molto basilare… elementare.
Detto questo, se sei in cerca di una lettura in cui la storia e gli intrecci temporali la fanno da padrona, ti consiglio questo libro.