La città della vittoria

la città della vittoria

Titolo originale: Victory city
Autore: Salman Rushdie
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2023
Titolo in Italia: La città della vittoria
Anno di pubblicazione ITA: 2023
Traduzione di: Stefano Mogni e Sara Puggioni
Pagine: 360

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Esce oggi per Mondadori La città della vittoria; parliamone insieme!

Pampa Kampana ha solo nove anni quando assiste a un immenso rogo in cui le vedove del villaggio assolvono il loro dovere: raggiungere i mariti, morti a seguito di una sanguinosa battaglia tra due regni ormai dimenticati.

Anche la madre, sebbene non vedova per quella battaglia, decide di unirsi alle altre donne tra le fiamme lasciando la piccola Pampa Kampana sola.

È in questo momento che Pampa la dea sceglie proprio la sua omonima umana come suo tramite terreno accordandole non solo una vita molto lunga, ma anche poteri tali da fondare un’intera città, Bisnaga (letteralmente “città della vittoria”).

Nei secoli che si susseguono, Pampa Kampana sussurrerà parole e vite cercando di assolvere il compito assegnatole dalla dea: niente più vedove bruciate vive.

Era da un po’ che avevo la curiosità di leggere qualcosa di Salman Rushdie, quindi l’uscita de La città della vittoria è stata l’occasione che aspettavo.

E l’inizio è stato davvero scoppiettante.

Raccontato proprio come se fosse un’epopea scritta di proprio pugno da Pampa Kampana e riassunta poi dal nostro autore a beneficio del lettore moderno, La città della vittoria si propone come una storia che intreccia mito e realtà.

A parte le evidenti – e affascinanti – radici della storia nel corpus mitologico induista, mi ha colpito molto questa protagonista, così piccola e indifesa e già vittima purtroppo di dolore e abusi, sulle cui spalle grava un compito molto complesso: garantire alle donne un potere paritario in un mondo patriarcale.

Tuttavia, proseguendo con la lettura, devo ammettere che il mio entusiasmo è di molto scemato.

Nonostante lo slogan («niente più vedove bruciate») e i poteri a lei concessi, Pampa Kampana fatica enormemente in un mondo che, nonostante sia stato letteralmente creato da lei, non garantisce comunque spazi equi (per dirne solo uno, ad esempio, nessuno osi proporre una regina al posto di un re).

Certo lei si distingue – rispetto alle altre donne (che comunque possono svolgere “lavori da uomini”) – per la possibilità di scegliere il libero amore, ma resta comunque vincolata alle scelti altrui e agli schemi di una società non paritaria sebbene creata da lei.

Questa Bisnaga insomma, nonostante frutto delle parole di una donna, è in ogni caso una città arrogante e maschilista.

Quindi per me la lettura ha iniziato a perdere smalto da circa metà e ho fatto davvero moltissima fatica a proseguire.

I personaggi, Pampa Kampana in primis (nonostante sia lei il personaggio centrale, la sensazione è che comunque resti sullo sfondo), ruotano su se stessi in una storia che, alla fin fine, ripete un po’ il suo schema (illuminazione personale, tentativo di generare nuova comprensione negli altri, esilio).

Insomma, boh, non credo di averlo capito.

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