Titolo originale: Galatea
Autrice: Madeline Miller
Genere: Romanzo illustrazioni
Anno di pubblicazione: 2013
Titolo in Italia: Galatea
Anno di pubblicazione ITA: 2021
Illustrazioni di: Ambra Garlaschelli
Traduzione di: Marinella Magrì
Pagine: 72
– Ho ricevuto una copia di questo libro –
C’era una volta un tal Pigmalione (re di Cipro secondo alcuni; semplice cipriota secondo altri) che aveva modellato nell’avorio un nudo femminile (secondo alcune versioni della dea Afrodite; secondo altre, più diffuse in tempi moderni, della ninfa Galatea – ma in ogni caso, nel mito la statua è priva di nome) così bello, puro, femminile e superiore a qualunque donna in carne e ossa da rimanerne perdutamente innamorato.
La speranza dell’uomo era che la statua un giorno si animasse e così, in occasione delle feste rituali in onore di Afrodite, Pigmalione si recò al tempio della dea e la pregò di concedergli in sposa la scultura creata con le sue mani rendendola una creatura umana; la dea acconsentì.
Pigmalione e la sua statua si sposarono ed ebbero una figlia, Pafo (che diede successivamente il suo nome all’omonima città di Cipro famosa per un tempio dedicato ad Afrodite).
Nell’uso comune, “pigmalione” è colui che assume «il ruolo di maestro nei confronti di una persona rozza e incolta plasmandone la personalità, sviluppandone le doti naturali e affinandone i modi.» (Wikipedia)
Ma nel racconto di Madeline Miller, Galatea non ha bisogno di essere “sgrezzata“; Galatea è un individuo pienamente consapevole di sé e della propria dimensione.
E tutto questo, però, a Pigmalione proprio non va giù perché Galatea non può – non deve! – sviluppare una propria espressione: non deve opporsi, ma obbedire; non deve pensare da sé, ma accondiscendere lui.
Così la nostra Galatea finisce in un istituto che si “prende cura” di lei e qui inizia la sua storia…
Dopo i successi de “La canzone di Achille” e “Circe” (anche se la pubblicazione originale di Galatea si colloca più o meno fra questi due romanzi), Madeline Miller torna a regalarci un punto di vista diverso nella tradizione classica.
Le illustrazioni di Ambra Garlaschelli fanno da perfetto contorno a questa storia la cui brevità non sminuisce l’intensità del messaggio finale.
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