Cigni Selvatici recensione

cigni selvaticiTitolo originale: Wild Swans
Anno di pubblicazione: 1991
Autrice: Jung Chang
Genere: Autobiografico
Titolo in Italia: Cigni Selvatici
Anno di pubblicazione ITA: 1993

Quando mi sono avvicinata a questo libro, ho pensato si trattasse di un romanzo “leggero”, una delle tante storie che si leggono sulla Cina, i suoi commerci sulla vita della seta e le sue concubine, chiuse nella Città Proibita, a farsi vicendevolmente dispetti fra loro.

E, invece, “Cigni Selvatici” mostra un’altra Cina: quella comunista del periodo di Mao.

La mia conoscenza di questo periodo si limitava alla rivoluzione culturale e alle poche nozioni apprese a scuola e questo libro è stato un’illuminazione.

Chi racconta, Jung Chang, ha vissuto in prima persona le vicende narrate e, dove la conoscenza dei fatti è oscura e frastagliata a causa della sua età, si avvale dei ricordi della madre e della nonna.

Si parte, quindi, avvolti in una Cina quasi medioevale (pur essendo nel XX secolo), in cui le concubine e la tremenda pratica dei piedi fasciati è apprezzata e, anzi, incoraggiata.

La nonna di Jung diventa la concubina (per volere del padre, che aspira ad ottenere un’alta carica di funzionario…) a un generale della guerra, di molti anni più anziano di lei, e trascorre la sua vita lontano dal marito (salvo periodici incontri), bloccata in una casa immensa, senza la possibilità di fare alcunchè (le è proibito uscire – era scoveniente per le donne gironzolare da sole – ma, anche avesse potuto, i piedi fasciati le avrebbero impedito grandi passeggiate).

Quando il marito è fin di vita, viene richiamata alla villa di famiglia, perchè prenda il suo posto al fianco delle mogli e delle altre concubine dell’uomo. Le conseguenze potrebbero essere disastrose: non era raro, infatti, che alla morte del marito, le donne dessero il via ad una vera e propria guerra per garantire a loro stesse e ai figli il patrimonio (e la posizione sociale) di famiglia. A voi la lettura…

Il libro è davvero interessante e, nonostante spesso gli argomenti siano forti, scorrevole.

La narrazione è chiara, precisa, sincera e cruda (tanto che in Cina, il libro è proibito e se ne possono trovare solo qualche copia ovviamente clandestina), però è una lettura da non farsi sfuggire.

Ripercorrere la storia cinese attraverso gli occhi di Jung Chang è un’esperienza che mi ha lasciato maggiore consapevolezza.

Dopo questo successo, l’autrice, sempre assieme al marito Jon Halliday che, almeno all’inizio, l’ha aiutata nella grammatica o nella costruzione della sintassi delle frasi, ha scritto un altro libro: la storia sconosciuta di Mao.

Non ho ancora avuto l’occasione di averlo tra le mani, ma credo valga la pena leggerlo.


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