Una dote di sangue

una dote di sangue

Titolo originale: A Dowry of Blood
Autrice: S.T. Gibson
Genere: Romanzo/Retelling
Anno di pubblicazione:2021
Titolo in Italia: Una dote di sangue
Anno di pubblicazione ITA: 2022
Traduzione di: Tiffany Vecchietti
Pagine: 331

Seguito da:
– An Encore of Roses [ancora inedito in Italia]

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Distrutta. Spezzata.

Vittima della guerra e della violenza degli uomini che le hanno ucciso la famiglia e distrutto la casa, lei ancora si aggrappa alla vita con determinazione.

Ed è in quello stato tremendo ai limiti dell’esistenza che uno straniero senza tempo la trova e la salva… rendendola immortale.

Da oggi lei sarà Costanta, colei che è determinata a vivere.

Devo ammettere che da Una dote di sangue mi aspettavo qualcosa di diverso… e qualcosa di più.

L’idea di avere un retelling di Dracula dal punto di vista di una delle sue spose era (per me che amo i vampiri, Dracula e Anne Rice) una prospettiva davvero accattivante e carica – lo ammetto – anche di aspettative… forse troppe.

In realtà, il focus è più sulla relazione tossica (che, per carità, ci può stare) ma l’essere vampiro, eterno, potente e bevitore di sangue non impatta quasi per nulla sulla storia (se non che i villici coi forconi sono un vero spauracchio e che la protagonista politically correct non uccide i buoni… e vabbè…).

Venendo alla suddetta relazione tossica, è in realtà un lungo susseguirsi di “lo amo, ma lui…”, “mi ha resa immortale, ma io…”, …e devo confessare di essere rimasta basita dalle motivazioni che poi innescano il drammatico finale (SPOILER: uno schiaffo… non va bene – non vorrei essere fraintesa: la violenza non è MAI la soluzione -, però all’interno di un tale contesto fantasy, con determinate premesse e considerati anche gli eventi pregressi descritti… questi sono immortali e ammazzano gente per vivere…).

Apprezzo la volontà di voler dar spazio e sensibilizzare i lettori sulla – purtroppo – attuale tematica delle relazioni tossiche e le tremende conseguenze a cui queste potrebbero portare… però forse – secondo me – poteva essere realizzato in modo diverso alla luce del contesto fantasy nel quale ci si muove.

Non mi è dispiaciuto la scelta di “far rientrare” gli Harker solo come vaghissimo accenno; in fondo stiamo parlando di essere immortali quindi è giusto che un gruppetto di umani, per quanto magari molesto, rappresenti solo una parentesi di poco conto nella vita di un immortale.

Di contro, però, nel contesto della storia c’è da considerare che Dracula ha dovuto impegnarsi a simulare la sua morte, fuggire dalla Transilvania lasciando tutto (o quasi) e vedere i suoi piani di espatrio a Londra andare in fumo… nel libro della Gibson non succede nulla di così drammatico (se non sul finale); solo tanto movimento tra le lenzuola… quindi, a conti fatti, un evento così critico e unico avrebbe forse dovuto meritare un po’ di spazio in più.

C’è da dire che si legge bene, è tutto molto scorrevole ma i personaggi non sono per nulla caratterizzati (considerato anche che vengono da contesti sociali E temporali E culturali diversi e lontani l’uno dall’altro); una storia manca così come un contesto storico che abbia un senso o un’utilità all’interno della narrazione.

Peccato davvero.

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