Uomini che odiano le donne recensione

recensione Uomini che odiano le donneTitolo originale: Män som hatar kvinnor
Anno di pubblicazione: 2005
Autore: Stieg Larsson
Genere: Poliziesco
Titolo in Italia: Uomini che odiano le donne
Anno pubblicazione ITA: 2007

Mikael Blomkvist è un giornalista economico.

Il suo ultimo scoop? Un caso eclatante legato a delle gravi irregolarità all’interno gruppo industriale Wennerström.

Il guaio? È stato citato dal finanziere Wennerström, capo dell’omonimo gruppo, per diffamazione.

Il problema ancora più grosso? Mikael ha perso la causa. Lo aspettano adesso tre mesi di carcere e una multa salatissima.

Purtroppo, non è finita qui.

Mikael è direttore responsabile di un noto giornale, Millenium, dal quale decide di dimettersi sperando di salvare la testata dalla rovinosa caduta. I suoi piani, però, non sembrano andare per il verso giusto: gli inserzionisti disdicono i contratti, Millennium è nell’occhio del ciclone.

Non tutto il male viene per nuocere, però. Tutto questo clamore suscitato attorno alla vicenda finisce per attirare un certo Henrik Vanger, magnate del relativo gruppo industriale (adesso gestito dal nipote).
Come mai tutto questo interessamento un giornalista economico? Bè, il fatto che Mikael non abbia nulla da perdere e molto tempo da occupare.

Così ecco la proposta dell’ottantenne Vanger: risolvere un caso di scomparsa risalente a circa quarant’anni prima. Si tratta della nipotina dell’uomo, misteriosamente scomparsa sull’isola di proprietà dei Vanger da generazioni. L’uomo è convito che sia stata uccisa da qualcuno della famiglia che poi l’avrebbe fatta sparire per evitare che la ragazza potesse diventare erede dell’intero impero di famiglia.

Ma perché Henrik Vanger ne è così certo? Ogni anno l’uomo riceve un fiore incorniciato, regalo che la ragazzina, prima della sua inspiegabile scomparsa, gli faceva il giorno del suo compleanno.

Per convincere Mikael ad accettare il “caso”, Vanger gioca la carta – spesso vincente – del vil denaro, ma ciò che convince Mikael a intraprendere questa impresa sono i segreti. Già, i segreti che Vanger può fornirgli su Wennerström su di un piatto d’argento, fornendogli così la sua possibilità di rivalsa/vendetta/ritorno sulle scene in grande stile.

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Le premesse ci sono tutte:

  • un giornalista che ha perso una battaglia, ma con tanta voglia di rivalsa;
  • un signore ricco, disperato e tormentato per una dolorosa perdita;
  • un mistero irrisolto direttamente dal passato.

Il guaio è che, sebbene le basi per una storia ottima – ripeto – ci fossero tutte, si assiste a una curva discendente: più ci si avvicina alla fine e più la narrazione diviene scontata, un po’ forzata quasi come se si cercasse per forza la violenza ed il disgusto come mezzi per impressionare il lettore.

La soluzione del caso non è poi così sorprendente come sembrava invece all’inizio e i meccanismi tramite i quali la vicenda viene risolta lasciano un po’ a desiderare (considerando che si tratta di un’indagine che ha avuto un certo clamore e in cui sono stati coinvolti anche professionisti, mi sarei aspettata qualcosa di più complesso).

Si fa leggere per carità, ma mi sarei aspettata qualcosa di più da questo primo capitolo della trilogia di Millennium visto l’enorme successo riscosso.

Manca, almeno dal mio punto di vista, un certo ritmo alla narrazione (considerato il genere poliziesco, mi aspettavo un ritmo più incalzante e serrato).

I due personaggi principali sono curati, ma talvolta (per quanto riguarda Mikael) il carattere e gli eventi che gli capitano peccano un po’ di vizi stereotipati già visti in altri protagonisti maschili (= tutte le donne che incontra, finiscono a letto con lui… apparentemente, nessuna è gelosa delle altre, ma si limita a prendere atto della situazione di harem intorno a Mikael e ad allontanarsi, nonostante gli intrecci amorosi fossero già conosciuti in precedenza).

In ogni caso, il personaggio di Lisbeth (una chiamiamola investigatrice freelance che entrerà in contatto con Mikael e resterà coinvolta anche lei nell’investigazione), così controverso e particolare (insomma, border-line), è sicuramente l’unica spinta originale di questo libro. Sicuramente ben riuscito e degno di essere il protagonista del prossimo capitolo.

Gli ambienti, infine, sono ben descritti e ho apprezzato molto le cartine messe a disposizione per aiutare il lettore ad orientarsi sull’isola assieme a Mikael.

uomini che odiano le donne valutazione


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Una risposta a “Uomini che odiano le donne recensione”

  1. Sembra carino con romanzo sicuramente lo leggerò:)

I commenti sono chiusi.

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