Il manoscritto recensione

recensione il manoscrittoTitolo originale: The accident
Autore: Chris Pavone
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2014
Titolo in Italia: Il manoscritto
Anno di pubblicazione ITA: 2015

– Ho ricevuto una copia di questo libro dalla casa editrice in cambio di un’onesta recensione –

Cosa faresti se ti capitasse per le mani una bomba? Ok, non in senso letterale: una bomba editoriale. Un dattiloscritto, per la precisione. Uno di quelli che rivelano segreti scomodi di persone importanti e influenti, uno di quelli che potrebbe rovinare molte carriere e molte vite… anche la tua.

Ecco, questo è quello che accade ad Isabel Reed, agente letteraria molto conosciuta e molto capace. Ha appena terminato di leggere l’ultima riga dell’ultima pagina del dattiloscritto intitolato L’incidente. L’autore? È (sospettosamente) anonimo. In ogni caso, Isabel già sa quello che sarà il futuro di questo blocco di fogli: diventare un bestseller.

Ed è così che inizia a prendere contatti per presentare questo libro alle case editrici. Il primo a cui lo presenta è un editor: Jeffrey Fielder. Tuttavia, il potenziale (distruttivo e, di conseguenza, economico) di questo libro è così forte da tentare molti e ben presto le copie de L’incidente passano (tacitamente e all’insaputa di Isabel) di mano in mano. Fino a quando…

Fino a quando qualcuno, che non vuole la diffusione delle informazioni compromettenti contenute nel libro, decide che è ora di iniziare a fare sul serio. Niente più passaggi di mano. È ora di mettere a tacere i testimoni e recuperare le copie illecite di questo dattiloscritto…

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Venendo al mio commento. Hai presente quella sensazione? Quella di quando cominci a leggere le prime righe di un romanzo e inizi già ad sentire un prurito di fastidio?
Bene; il mio primo fastidio è arrivato con lo stile di scrittura. Bastano davvero poche righe per capire se si è compatibili o meno con lo stile di un autore e quello di Pavone, purtroppo, non si allinea con il mio. Linguaggio troppo colloquiale per i miei gusti (cosa che può andar bene in determinati dialoghi, ma non durante la narrazione). Insomma, si tratta di uno stile molto semplice e molto basilare (che si ripercuote anche sulle descrizioni degli ambienti, come ti spiegherò tra poco).

Forse questa incompatibilità iniziale ha minato anche il mio “giudizio” sul resto del libro, ma i fastidi sono continuati sia con i personaggi che con gli ambienti.
Cominciando dai secondi, la descrizione di questi si dipana sostanzialmente in una carrellata di elementi. Leggendo, mi è tornata in mente la mia maestra delle elementari che ricordava sempre ai miei compagni di classe e a me, senza nascondere una nota di rassegnazione: “no, niente elenchi puntati nelle descrizioni”. E un po’ questo boicottaggio degli elenchi mi è rimasto.
Le descrizioni degli esterni sono scarne; quelle degli interni soffrono, appunto, di questa passione per gli elenchi (che io, viceversa, aborro).

Es.

«Isabel riesce a immaginare il borbottio basso e indistinto di una cronaca sportiva proveniente da una radio a transistor in un’altra stanza, gli uccelli che cinguettano le loro interminabili conversazioni, un’auto dal cambio automatico malandato che accelera sulla strada lontana, la vibrazione di un vecchio trampolino ingiallito [che, se lei sente, come fa a sapere che il trampolino è ingiallito? n.d.r.], l’esplosione di un tuffo a bomba in piscina, lo scroscio di risa di un bambino». 

Continuando con i primi, la presenza di così tanti personaggi – tutti più o meno protagonisti nelle loro 3/4 pagine di capitolo – spiazza: si fa a malapena in tempo a conoscere nome e professione del nostro attuale “figuro” ché già la scena cambia per seguire le vicende di un altro. La narrazione risulta così molto frammentata. Ora, non sono nuova a vicende “spezzettate” che seguono il percorso di personaggi diversi (ad esempio, le Cronache del ghiaccio e del fuoco), ma, in questi casi, il “tempo” e lo spazio narrativo dedicato ai personaggi sono un po’ più di quattro pagine e consentono al lettore di “acclimatarsi”.
Forse, accorpare qualche capitolo, avrebbe reso la lettura più consequenziale e scorrevole.
Per determinate questioni non poi così scontate, i personaggi sembrano dei mostri del paranormale con inquietanti abilità divinatorie; per altre, scontate per una persona media, i personaggi proprio sembrano non arrivarci e diventano dei mostri di idiozia.

Allargando, infine, la mia analisi anche alla narrazione, ritengo la vicenda è un po’ traballante, nel senso di poco realistica.
Surreale è la facilità con la quale Isabel approva le informazioni contenute nel manoscritto, ritenendole veritiere in toto.
Surreale è anche che un’agente letteraria, per quanto brava e capace, riesca a farla in barba ad un pool di esperti, agenti dell’NSA, CIA e chi per loro, dotati ovviamente di esperienze e competenze maggiori, che già conoscevano l’esistenza de L’incidente prima ancora che finisse nelle mani di Isabel.
Altri sono poi gli aspetti che mi hanno perplessa, ma magari li aggiungo in una tendina in fondo all’articolo per evitarti spoilerate.

Un aspetto che, comunque, mi è piaciuto c’è ed è l’analisi del mondo editoriale: case editrici, editor, agenti letterali. Ho letto con interesse queste parti che gettano un po’ di luce sul lento e laborioso processo di pubblicazione di un libro.

Concludo, allora. L’idea, seppur interessante, non è stata, per me, sufficientemente coinvolgente né “tesa” né realistica. Al solito, resto basita quando i ringraziamenti contengono un elenco di nomi di due pagine (ho perso il conto di quanti editor hanno messo le mani su questo libro… che poi, alla fine, non si snatura l’essenza stesso del lavoro di un autore quando si mette mano in troppi?) e il risultato finale non mi ha convinta per nulla.

valutazione il manoscritto

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Random Spoiler!

  • Inutilità dell’anonimato dell’autore. Nel giro di poco, già si capisce chi è e che ruolo ha nella “faccenda”;
  • Sempre riguardo l’autore, mi chiedo: dal momento che l’autore è molto intelligente e molto ricco [cit.], se voleva rendere pubblici tutti i loschi segreti del suo socio, non sarebbe stato sufficiente pagare una tipografia, far stampare un determinato numero di copie e farle distribuire? Oppure mandare una semplice e-mail alle principali testate giornalistiche?
  • Non ho molto apprezzato i riferimenti poco velati a informazioni ed eventi che sarebbero stati imbastiti dalla (dis)informazione di Wolfe, tra cui compare anche un noto politico italiano la cui compagna politica è implosa per i suoi rapporti con una diciannovenne. Ovviamente, tutti sappiamo di chi si tratta, ma dire che la notizia sarebbe stata “costruita”, mi ha un po’ infastidita, considerando che ci sono state delle indagini e polizia e magistrati hanno analizzato la vicenda (anche se, ovviamente, tutto resta senza nomi nell’alveo della finzione).
  • Gli estratti che si possono leggere de “L’incidente” non mi sembrano poi così sbalorditivi… se non per l’unica rivelazione che recano.
  • Perché tutti danno per scontato che il manoscritto sia la causa delle morti di alcuni personaggi, ma nessuno sembra voler credere al fatto che l’autore dello stesso abbia simulato la sua morte (dubbio che, invece, è venuto a tutti)?
  • Non ci siamo per nulla con il finale-nulla di fatto, che rende l’intera vicenda appena letta tristemente inutile.

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