Autrice: Loredana Limone
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2014
Preceduto da:
– Borgo Propizio
Seguito da:
– Un terremoto a Borgo Propizio;
– La felicità vuole essere vissuta.
– Ho ricevuto una copia di questo libro dall’ufficio stampa in cambio di un’onesta recensione –
Benvenuti a Borgo Propizio (o, forse, sarebbe meglio dire bentornati!).
Si respira un’aria particolare qui, quasi magica; lo dice persino il volantino dell’agenzia Viaggi Propizi!
Lì, in piazza, c’è la latteria (“Fatti mandare dalla mamma”) che Belinda co-gestisce con la vulcanica prozia settantenne Letizia e, a pochi metri di distanza, l’edicola di Dora, la vera fonte di notizie e pettegolezzi… altro che La Voce del Castelluccio (=il giornale del borgo).
Nel municipio troviamo il sindaco Felice, di nome e di fatto per aver riportato il borgo agli antichi fasti propizi.
Assieme a lui, l’assessore Conforti e Ornella intenti (più la seconda che il primo) ad organizzare un festival di cultura (per l’inaugurazione della biblioteca cittadina) al quale urge al più presto trovare un nome.
I comprimari non finiscono qui: ci sono le sorelle Marietta e Mariolina, quest’ultima di ritorno da una crociera con il marito Ruggero; ci sono Claudia e Cesare, genitori di Belinda; c’è anche il maresciallo Saltamacchia non solo eroe del borgo per aver scacciato il fantasma (in un’altra puntata), ma perfino scrittore promettente; c’è Virginia che gestisce l’albergo Rimembranze, mentre aspetta e, soprattutto, spera nel ritorno del figlio dall’Inghilterra (dove abita ormai da anni, senza alcun accenno a nostalgie per casa).
E poi c’è Antonia in fuga da antichi spettri che non riesce ad allontanare.
Il Borgo unisce tutti questi personaggi e ne trasforma alcuni, seguendo le loro storie di vita quotidiana.
Prima conoscenza con Loredana Limone. Il mio naso arricciato verso gli autori italiani deve qui cedere il passo ad un sorriso e ad un complimento sincero.
Lo stile è curato e, soprattutto, personale. Le atmosfere del borgo sono ben descritte: bastano pochissime pagine per essere già completamente circondati dai muri di Borgo Proprizio ed immersi nelle sue viuzze, magari di passaggio sotto Arcus Propitius. A volte, manca qualche descrizione in più che potrebbe aiutare a caratterizzare meglio gli ambienti, ma immagino si tratti di una scelta per non annoiare il lettore che questi luoghi ha già imparato a conoscere.
Dal momento che si tratta di un romanzo corale, l’obiettivo narrativo si sposta agilmente, quasi come una macchina da presa, seguendo ora uno ora l’altro personaggio e calandosi completamente nel suo modo di pensare.
È un po’ come affacciarsi da una finestra e vedere quello che accade in strada: stralci di vita che si intrecciano, talvolta toccandosi e unendosi talvolta ignorandosi reciprocamente. Così è un po’ anche questo libro: scorrere le pagine del libro e leggere una parentesi nella vita dei personaggi.
Mi dispiace un po’ non aver letto il primo romanzo dedicato a Borgo Propizio, perché scommetto che avrei guardato i personaggi (e il Borgo) in un’ottica diversa e con maggiore affetto.
In ogni caso, la lettura si segue ugualmente bene e l’aver saltato il primo titolo del ciclo (anzi, delle storie) di Borgo Propizio non pregiudica in alcun modo la lettura.
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Il titolo riprende quello di un libro di A.J. Cronin “e le stelle stanno a guardare”. Un libro piuttosto tragico che racconta il tentativo del figlio di un minatore di farsi strada nella vita, per essere alla fine ricacciato nella sua “classe sociale” dalle circostanze e da falsi amici
Purtroppo non ho ancora mai avuto occasione, ma è un romanzo sicuramente da leggere. Se non sbaglio ne hanno anche tratto un film.
Grazie per il tuo commento e buona serata!