Desy Icardi – quattro chiacchiere con

Galeotto fu il libro e, in questo caso (anzi, nel mio caso), si è trattato davvero di amore.

Il romanzo di Desy Icardi, L’annusatrice di libri, mi è piaciuto così tanto che, oltre a parlavene fino allo sfinimento (🤣🙈), ho pensato anche di regalarvene una copia su IG (il giveaway è terminato qualche tempo fa).

In breve, L’annusatrice di libri racconta di Adelina, ragazzina con un dono davvero affascinante: quello di poter leggere con l’olfatto.

Adelina se ne va a stare dalla zia Amalia, vedova e parecchio taccagna, per frequentare una scuola per signorine nella città: Torino.

E mentre Adelina scoprirà d’aver acquisito questo dono speciale, anche zia Amalia avrà le sue cose da dire e non tutte la ritraggono come la spilorcia e un po’ bigotta che è adesso (anzi!).

Potete leggere la recensione completa qui; mentre proseguendo nell’articolo trovate la mia chiacchierata con Desy Icardi.

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Siamo tutti annusatori di libri, ma nessuno come Adelina. Quindi, come è venuta l’idea per questo libro?

Sono ipovedente e, per questo ho sempre letto su di un eReader su è possibile aggiustare il carattere e le sue dimensioni. Erano molti quelli che mi parlavano dell’odore dei libri, della carta, ect. ma l’odore certo non l’avrebbe aiutata a leggere; mica puoi leggere con il naso.

Da lì, però, il passaggio è stato breve e “leggere con il naso” è stata L’idea e così è nata la storia.

Nella costruzione dei personaggi, ce n’è uno in particolare che io ho adorato: zia Amalia. Quanto è stato difficile, se lo è stato, gestirla tra passato e presente?

Non è stato difficile; ci sono stati personaggi più complicati da gestire come i cattivi (pseudo-cattivi, via perché poi alla fine non è che siano geni del male). Ma Amalia è la tipica madamin piemontese, con tutte le sue manie, tirchia (non che tutte le madamin piemontesi siano così; Amalia è solo uno dei tipi che si possono incontrare), che rammenda le cosa all’infinito ma ha un sacco di soldi in banca.

Per un personaggio così austero immaginare un passato frivolo… certo, lei non si è goduta questo suo essere; è sempre stata un po’ nelle retrovie a fare questo suo mestiere che le consentiva di guadagnare tanti più soldi di quelli che avrebbe potuto avere come modista. Però, alla fine, ha solo colto l’opportunità.

E l’idea della monetina tra le gambe?

Ah, quello è un vecchio modo di dire… tipico delle donne anziane: «e non lasciare cadere la monetina eh!».

E gestire gli altri personaggi, buoni o cattivi, invece com’è stato?

Gli altri personaggi non sono propriamente né buoni né cattivi. Il professor Kelley, ad esempio, sa che ammantandosi di questa aria cattiva sarà lasciato in pace e così fa.

È stato difficile dargli questa impronta? Avevi, cioè, già un’idea iniziale o in corso d’opera i personaggi hanno preso da soli la propria direzione?

Un po’ sì e un po’ vanno direzionati, perché vorrebbero fare altro. Quindi, ad esempio, Verniano voleva prendere vie traverse che lo avrebbero portato fuori.

Alla fine, sembra che debbano imboccare la loro strada, ma poi si tratta sempre di idee che l’autore si costruisce e decide se seguire o meno.

I tuoi personaggi sono comunque sfumati; nel senso che non sono tutti buoni o tutti cattivi…

Infatti, il buono assoluto non esiste. Adelina, ad esempio, è un’ingenua, una buona, però ascolta e giudica. Ferro potrebbe sembrare un buono assoluto, però è misantropo.

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