Non aprite quella morta

non aprite quella morta

Titolo originale: Terror is Our Business: Dana Roberts’ Casebook of Horrors
Autori: Joe R. Lansdale e Kasey Lansdale
Genere: Soprannaturale
Anno di pubblicazione: 2018
Titolo in Italia: Non aprite quella morta
Anno di pubblicazione ITA: 2022
Traduzione di: Luca Briasco
Pagine: 320

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Non aprite questo libro… di notte! XD

Lettori avvisati; procedere con la lettura al buio a proprio rischio e pericolo.

Non aprite quella morta è una coinvolgente raccolta antologica composta da una serie di racconti che, per alterne fortune, sono poi venuti a creare un unicum “sopranormale“.

I primi tre racconti, scritti da Joe R. Lansdale, sono quelli che vedono la nascita del personaggio di Dana Roberts.

Invitata a condividere le sue esperienze davanti a un gruppo di scettici che mensilmente invita un oratore che affronti un determinato tema, Dana (investigatrice – non per scelta – del sopranormale) sarà così disinteressatamente convincente da essere richiamata dal club più volte per condividere le sue (inquietanti) storie.

Questa prima parte – paragonata poi a ciò che viene dopo – è forse un po’ asettica per quanto riguarda il personaggio di Dana che, pur raccontando la sua esperienza in prima persona (nella narrazione viene registrata e trascritta da uno tra i più diffidenti membri del club) resta comunque molto distaccata.

Tutto sommato questa scelta non mi è dispiaciuta; l’ho trovata coerente con la narrazione (in fondo Dana è stata invitata come oratrice; non deve convincere delle sue affermazioni né cercare la simpatia in nessuno dei suoi ascoltatori).

… e le storie raccontate sono davvero inquietanti (per me… molto davvero).

Poi arriva Jana, il personaggio creato da Kasey Lansdale, in un racconto condiviso a quattro mani con il padre Joe, e poi le due (Dana e Jana) affronteranno insieme alcune avventure.

Tra questa ideale prima e seconda parte, il tono della narrazione cambia diventando più frizzante, meno inquietante forse ma sempre coinvolgente.

Jana riesce a rendere Dana più umana, meno eterea rispetto ai suoi racconti in prima persona e il binomio, per quanto “vittima” dell’abusato rapporto Holmes/Watson (e del classico cliché donne belle come modelle – se non di più), ha la dinamicità necessaria per coinvolgere il lettore.

Io onestamente sarei curiosa di leggere altre avventure (anche più lunghe e articolate di un racconto che, comunque, sono tutti molto riusciti)!

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