Luna di miele

Amici scrittori tra povertà, sbronze e amori. Ma anche qualcosa di più perché, in Luna di miele, uno dei personaggi principali è ispirato a Raymond Carver.

Ralph Crawford e Jim Stark sono scrittori, ma sono soprattutto amici che condividono sogni di libertà e successo e sbarcano il lunario nella California decadente e modaiola degli anni Settanta. Sopravvivendo a povertà, sbronze colossali, bollette da pagare, assegni scoperti, piatti e insulti che volano, i due passano da un bar all’altro, scappano, si ritrovano, s’innamorano. Ma quello che sembrano fare più volentieri i protagonisti di Lune di miele è tradire: Ralph tradisce la moglie Alice Ann con Lindsay; Jim tradisce Ralph sposandosi con Lindsay e lasciando la prima moglie che a sua volta lo tradiva; anche Alice Ann tradirà Ralph, senza però smettere di amarlo e di aiutarlo. E così via, in un susseguirsi di grandi tragedie e grandi risate, di salvezze e fallimenti, di personaggi che, come in una vecchia canzone country, sono mossi da una voglia fanciullesca di ricominciare, di buttarsi a capofitto in nuove vite, sempre immuni dal catastrofismo degli adulti. Lune di miele è l’esuberante, oltraggiosa, chiassosa, irriverente e gloriosa vicenda di due fuorilegge della letteratura, un’originalissima e spiraliforme miscela di fiction e realtà, il romanzo di una stagione letteraria.
Potete leggere Lune di miele senza sapere che uno dei personaggi principali è ispirato a Raymond Carver; potete leggerlo senza sapere che Chuck Kinder è Grady Tripp, protagonista di Wonder Boys; che ci sono voluti venticinque anni per scriverlo. Qualsiasi cosa voi sappiate, il risultato non cambia: questo romanzo finirà per avvolgervi con la sua straripante energia narrativa e la tenera incoscienza dei suoi personaggi.

L’autore

Charles “Chuck” Kinder nasce in un piccolo paese sperduto del West Virginia l’8 ottobre 1942. Su come sia arrivato dal rurale Mid West a quel crogiolo letterario di scrittori più o meno famosi che era l’Università di Stanford, intorno agli anni Settanta, sembra un mistero anche per lui. In realtà bisogna andare a scavare a monte, proprio nella terra delle tre W: il Wild Wonderful West per capire da dove è scaturita la sua passione per lo story telling. Il merito lui lo attribuisce a due donne. Innanzitutto alla nonna, Daisy Dangerfield. Kinder ricorda i pomeriggi passati accucciato sotto il tavolo della cucina ad ascoltare la nonna e le zie – la sua era una di queste grandi famiglie matriarcali – mentre sgusciavano piselli e raccontavano storie. Leggende familiari, storie di streghe, aneddoti locali su fantasmi che si aggirano nei boschi e lupi che scorrazzano liberi in foreste dove l’uomo non ha mai messo piede. L’altro motivo che lo spinge a volere diventare uno scrittore fu Miss Baxter, la sua insegnante delle elementari. Quando un altro suo compagno vinse un premio per un racconto sul Natale e fu abbracciato dalla bellissima signorina Baxter, Chuck non ci vide dalla gelosia, odiò quel bambino anche se ammalato di leucemia, e giurò che sarebbe diventato uno scrittore per meritarsi l’abbraccio della amatissima insegnante. La strada che lo porterà ad essere un personaggio leggendario nella storia della letteratura americana è piena di deviazioni avventurose. Kinder è un vero ribelle, una volta preso il diploma, dopo aver prima girato una dozzina di college diversi, si imbarca nei lavori più disparati. Minatore in una miniera di carbone, operaio in un’acciaieria, socio dello zio in una distilleria clandestina, giura di essere stato anche un vero e proprio rapinatore… di taxi… La testa a posto sembra metterla con l’arrivo della prima moglie: la reginetta di bellezza di Morgantown, ovvero Miss Golden Bear (da quelle parti le reginette di bellezza hanno questi nomi un po’ naturalistici). Trova lavoro come insegnante nel college della città e sembra essere avviato a una normale vita di provincia; ma sono gli anni delle contestazioni, del fermento culturale, dei figli dei fiori, dell’amore libero: per il ventitreenne Chuck il richiamo è troppo forte, molla moglie e lavoro e va a stare in una comune a San Francisco. Ma buon sangue non mente, le sue origini di buon westvirginiano allevato a bistecche hanno la meglio sui centrifugati di carota della comunità hippie e anche questa volta si rimette in cammino. Ottiene un posto come insegnante all’Università di Stanford ed è lì che inizia tutto. Raymond Carver, che diventerà il suo migliore amico, Scott Turow, Tobias Wolff sono solo alcuni dei personaggi con cui formerà una specie di circolo letterario ante litteram: non si discute di decostruzionismo o di poststrutturalismo, ma si inventano storie, di continuo, tutta la notte, si sta raccolti intorno a un tavolino e man mano che le cicche aumentano e le lattine di birra si svuotano, le storie crescono e si allargano. Kinder pubblica il suo primo romanzo, Snakehunter, che ha un grande successo di pubblico e di critica, mentre l’altro, The Silver Ghost, non sembra ottenere lo stesso consenso. Intanto Ray Carver diventa Raymond Carver, e altri scrittori della cerchia pubblicano romanzi e diventano famosi. Kinder continua a insegnare e intanto per gioco si mette a scrivere la storia della sua amicizia con Carver. Siamo ai primi anni Ottanta, Kinder sembra già impelagato nel suo romanzo; nell’88 Raymond Carver muore e il suo amico Chuck smette di scrivere per cinque anni. La pausa viene interrotta grazie alle continue richieste dei suoi amici, primo fra tutti Scott Turow, che prende in consegna il manoscritto e si improvvisa agente dello scrittore, il resto è storia, come direbbe qualcuno. Honeymooners. A cautionary tale, vede finalmente la luce nel 2001. Attualmente Chuck Kinder insegna scrittura creativa all’Università di Pittsburgh e continuerà a farlo, nonostante il libro e il successo, perché queste lezioni sono la sua fonte di energia e ispirazione. «Traggo più energia io da loro che non loro da me. Quando esco dai seminari, specialmente quelli buoni, sono esaltatissimo: volo alto come un aquilone!», racconta Chuck. Ma non crediate che il vecchio Kinder si sia dato una calmata con l’avanzare dell’età: questo bad boy della letteratura americana ha ancora portacenere pieni e lattine vuote sul tavolino del salotto, la sua casa continua ad essere aperta a tutti, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Nel salotto di casa sua fanno le prove i Deliberate Strangers, la sua band, che fa «un misto tra country alternativo, vecchia mountain music e rock-a-billy con un tocco di punk campagnolo che non guasta mai». Jon, che vive al piano di sopra, è un ex-alunno di Kinder e sta scrivendo un libro dal titolo Batteristi morti. Certo non sarebbe male vederli in tournée proprio qui in Italia: Chuck Kinder & The Deliberate Strangers! Speriamo che questo ragazzaccio non metta mai la testa a posto!

Titolo: Luna di miele
Autore: Chuck Kinder
Genere: Romanzo
Casa editrice: Fazi
Pagine: 430
Prezzo ed. cartacea: 17,50€
Prezzo ed. digitale: 10,99€
Trad. di: Giovanna Scocchera


Disponibile dal 14 giugno 2018!


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