La terra degli dei perduti

la terra degli dei perduti

Titolo originale: Kayip Tanrilar Ülkesi
Autore: Ahmet Ümit
Genere: Poliziesco
Anno di pubblicazione: 2021
Titolo in Italia: La terra degli dei perduti
Anno di pubblicazione ITA: 2022
Traduzione di: Lia Lodovici Kars
Pagine: 574

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Il commissario Yıldız Karasu e il suo assistente Tobias Becker si ritrovano davanti una scena del crimine davvero folle.

A parte la musica assordante e le luci rosse intermittenti, tutto è stato preparato dal killer come una rappresentazione al cui centro c’è la vittima, immolata con il suo stesso cuore tra le mani.

Tutto, nella stanza e nella messa in scena dell’omicidio, sembra condurre poi alla mitologia greca.

Chi è il colpevole e cosa c’è davvero dietro?

La terra degli dei perduti è l’ultimo romanzo di Ahmet Ümit arrivato per Casa editrice Altano.

La storia mescola mitologia, movimenti razzisti mai sopiti, immigrazione e pregiudizi in una Berlino che risente ancora della caduta del muro e delle conseguenti differenze economiche e sociali che questa ha portato con sé.

Il quadro sociale che emerge è caotico, per nulla inclusivo e la stessa Karasu, figlia di immigrati turchi, dovrà più volte confrontarsi con antipatici stereotipi e preconcetti.

Interessante il connubio che si crea tra la mitologia e la serie di omicidi che corrisponde proprio a parti narrative diverse (in un capitolo sentiremo dalla viva voce del padre degli dei, Zeus, la sua nascita e presa del potere con la conseguente destituzione del padre Crono; in un altro proseguiremo nell’indagine al fianco di Yıldız e Tobias).

Stesso discorso per il parallelismo che si crea tra Berlino e Bergama (ex Pergamo), legate dalla “condivisione” dell’Altare di Pergamo (la cui parte anteriore – assieme a numerose altre opere – è conservata al Pergamonmuseum, il museo di Pergamo a Berlino).

Centrali restano comunque i fenomeni di neonazismo e razzismo.

Insomma le storie di Ümit sono sempre molto dense di informazioni e di considerazioni sociali che, da una parte, sono sempre molto interessanti ma, dall’altra, appesantiscono davvero molto la narrazione.

Anche i personaggi si prestano, nei dialoghi, a fornire una quantità quasi enciclopedica di spiegazioni; il che – a parer mio – risulta un po’ forzato nella dinamica di una conversazione.

Per tirare un po’ le fila del mio discorso: La terra degli dei perduti è un romanzo interessante per le sue considerazioni sociali e l’attenzione ai dettagli mitologici (anche chi non conosce i miti può seguire senza problemi), ma la loro densità rende la lettura, sebbene scorrevole, un po’ pesante.

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