La lezione di Enea

la lezione di enea

Titolo: La lezione di Enea
Autrice: Andrea Marcolongo
Genere: Saggio
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 203

 – Ho ricevuto una copia di questo libro –

La lezione di Enea offre una reinterpretazione in chiave moderna e attuale di uno dei tre poemi classici per eccellenza: l‘Eneide di Virgilio.

Credo che la storia – anche a grandi linee – sia nota a tutti: Enea, esule dopo la drammaticamente famosa disfatta di Troia, guida alcuni superstiti verso le coste italiane – verso il Lazio nello specifico – per fondare una nuova città.

Una profezia stabilisce che lui sarà il padre di una nuova civiltà destinata a importanti grandezze (da Romolo e Remo fino a… Ottaviano Augusto promotore di fatto di quest’opera virgiliana).

Forse il più “bistrattato” dell’epica triade, l’Eneide si offre a una rilettura da parte dell’autrice anche alla luce del recente lockdown – dal quale ancora oggi sembra difficile uscire – che ha imposto alla Marcolongo – e purtroppo a noi – tutti la necessità di cambiare visione e prospettive.

Così inizia il nostro cammino tra considerazioni, topoi riveduti e reinterpretati, riflessioni anche personali.

Non posso dire di essermi ritrovata d’accordo con tutto quello affermato dalla scrittrice; in primis con l’affermazione del drammatico dimenticatoio nel quale sarebbe finita l’Eneide.

Ricordo, in effetti, che Enea – a confronto con l’ingegno multiforme di Odisseo e il piè veloce di Achille – è l’eroe epico che affascina meno (il grosso del suo lavoro consiste nel fermarsi e pregare) e che Virgilio è sempre stato visto un po’ in tralice per via di questa millantata svendita al potere, però… il tono con cui la mette già l’autrice è eccessivamente drammatico e perentorio (considerato anche che più avanti, lei stessa ridimensiona queste sue affermazioni).

Anche la visione di Didone, martire di una città che l’avrebbe abbandonata, mi è parsa un po’ troppo forzata; anche se sicuramente ardita.

Invece l’idea, proposta dalla Marcolongo, di leggere in Enea – e ovviamente nel suo creatore – un messaggio in un certo qual modo di resilienza al dolore, alla sofferenza, alla morte mi è piaciuto:

«L’Eneide non è un manuale pratico su come montare e assemblare il dolore e trarne chissà quale alta lezione di vita. I suoi 12 canti non sono le dodici buone ragioni per scoprire il senso ultimo di una catastrofe. Forse è proprio questo il dono più rivoluzionario che ci abbia consegnato a Virgilio: essere finalmente liberi di ammettere che soffrire è orrendo. Che il male è agghiacciante e che nella perdita non c’è nulla di eroico, e neppure di tanto poetico. Che la morte è il supremo scandalo. E che, arrivati in fondo a una crisi, si hanno tutte le ragioni del mondo per volersene sbarazzare al più presto e procedere oltre.»
[La lezione di Enea, Andrea Marcolongo, Editori Laterza, 2020

In ogni caso, tirando le fila del discorso.

A parte quello che ho scritto molto in generale poco sopra (e che comunque, ripeto, si tratta di considerazioni e interpretazioni mie personali) e il fatto che in qualche passaggio si riprendono gli stessi argomenti e si ritorna su concetti già affrontati, La lezione di Enea regala sicuramente qualche spunto interessante, utile non c’è dubbio a chi all’Eneide si approccia per la prima volta o a chi invece gradisce una rinfrescata.

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