Gli Aubrey sono una famiglia fuori dal comune, nella Londra di fine Ottocento. Nelle stanze della loro casa coloniale, fra un dialogo impegnato e una discussione accanita su un pentagramma, in sottofondo riecheggiano continuamente le note di un pianoforte; prima dell’ora del tè accanto al fuoco si fanno le scale e gli arpeggi, e a tavola non si legge, a meno che non sia un pezzo di papà appena pubblicato. Le preoccupazioni finanziarie sono all’ordine del giorno e a scuola i bambini sono sempre i più trasandati; d’altronde, anche la madre Clare, talentuosa pianista, non è mai ordinata e ben vestita come le altre mamme, e il padre Piers, quando non sta scrivendo in maniera febbrile nel suo studio, è impegnato a giocarsi il mobilio all’insaputa di tutti. Eppure, in quelle stanze aleggia un grande spirito, una strana allegria, l’umorismo costante di una famiglia unita, di persone capaci di trasformare il lavaggio dei capelli in un rito festoso e di trascorrere «un Natale particolarmente splendido, anche se noi eravamo particolarmente poveri». È una casa quasi tutta di donne, quella degli Aubrey: la figlia maggiore, Cordelia, tragicamente priva di talento quanto colma di velleità, le due gemelle Mary e Rose, due piccoli prodigi del piano, dotate di uno sguardo sagace più maturo della loro età, e il più giovane, Richard Quin, unico maschio coccolatissimo, che ancora non si sa «quale strumento sarà». E poi c’è l’amatissima cugina Rosamund, che in casa Aubrey trova rifugio. Tra musica, politica, sogni realizzati e sogni infranti, in questo primo volume della trilogia degli Aubrey, nell’arco di un decennio ognuno dei figli inizierà a intraprendere la propria strada, e così faranno, a modo loro, anche i genitori. Personaggi indimenticabili, un senso dell’umorismo pungente e un impareggiabile talento per la narrazione rendono La famiglia Aubrey un grande capolavoro da riscoprire.
L’autrice
Nata Cicely Isabel Fairfield a Londra, prese il suo pseudonimo dall’omonimo personaggio di Ibsen, un’eroina ribelle. Nel corso della sua lunga vita travagliata e romanzesca è stata scrittrice, giornalista, critica letteraria, instancabile viaggiatrice, femminista ante litteram e politicamente impegnata. Amica di Virginia Woolf e amante di H.G. Wells, Rebecca West viene considerata una delle più raffinate prosatrici del ventesimo secolo. La trilogia degli Aubrey, ispirata alla storia familiare dell’autrice, è stata indicata da Alessandro Baricco in risposta alla domanda «Quale libro ti porteresti su un’isola deserta?».
Hanno detto di questo romanzo
«Uno dei migliori libri scritti nel Novecento.
Sto parlando del suono che quel libro emette,
del suo peso nella memoria,
del suo modo di disporsi nel tempo, dei suoi colori,
del suo modo di accoppiarsi con l’attenzione del lettore…»
Alessandro Baricco
«Rebecca West è stata una dei giganti della letteratura inglese
e vi avrà un posto per sempre. Nessuno in questo secolo ha usato
una prosa più abbagliante, o ha avuto più spirito, o ha osservato le tortuosità del carattere umano
e gli aspetti del mondo in maniera più intelligente.»
The New Yorker
«La penna di Rebecca West era brillante quanto la mia,
ma più selvaggia.»
George Bernard Shaw
Titolo: La famiglia Aubrey
Autrice: Rebecca West
Genere: Romanzo
Casa editrice: Fazi editore
Pagine: 570
Prezzo ed. cartacea: 18,00€
Prezzo ed. digitale: 9,99€
Qui trovi la mia recensione del primo capitolo della serie “La famiglia Aubrey”
e del secondo “Nel cuore della notte“
Disponibile dal 5 luglio 2018!
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