La campana d’Islanda

la campana d'islandaTitolo originale: Islandsklukkan
Autore: Halldór Laxness
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 1943
Titolo in Italia: La campana d’Islanda
Anno di pubblicazione ITA: 2019
Trad. di: Alessandro Storti

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Beoni, ladri, incesti, omicidi, stupri… e ancora carestie, povertà e ignoranza.

Sono solo alcune delle piaghe che attanagliano l’Islanda in questo periodo buio di dominazione danese (siamo attorno alla fine del Seicento).

In particolare, noi seguiremo le vicende di tre personaggi i cui rapporti varieranno del corso degli anni (sconosciuti, sostenitori, nemici, aiutanti, amanti…).

Jón Hreggividsson, bifolco che tira a campare, verrà accusato di aver ucciso il boia del re e la sua vicenda giudiziaria si protrarrà nel corso del tempo tra burocrati sfaccendati e annoiati, errori (ma più che altro tanto menefreghismo e disinteresse) processuali e lunghissime ostinazioni legate al potere e alla reputazione (non di Jón ovviamente ?).

Vedremo la bella Snaefridur, Sole d’Islanda, figlia del magistrato che accuserà Jón, crescere e trasformarsi in donna; illudersi; errare (sia nel senso di sbagliare che in quello di “vagare”); incaponirsi e tornare sui suoi passi.
La vedremo innamorata e poi delusa, abbandonata; consapevole infine.

Ultimo ma non ultimo (e colpevole, in parte sicuramente, del disincanto di Snaefridur), Arnas Arnæus, dotto – basato sulla figura storica di Árni Magnússon – con un sogno: collezionare tutta la cultura islandese e creare una biblioteca della memoria e della conservazione.

Come fosse una vecchia saga, Laxness ci conduce in questa Islanda tra ballate e canti; povertà e ignoranza; in cui persino un poveraccio come Jón Hreggividsson può trasformarsi quasi in una sorta di “eroe”.

E, tramite pochissimi personaggi, riesce a regalarci un quadro vivido di un’Islanda indubbiamente affascinante: la lotta per la sopravvivenza, la brutalità della giustizia, la fatalità dell’ignoranza, la poesia dei paesaggi, la crudeltà delle sue piaghe.

Ma… la storia in sé si protrae lenta (sebbene su di uno sfondo sociale e ambientale magnifico) con personaggi evanescenti, opachi di cui si fa difficoltà a comprendere completamente l’animo (e, di conseguenza, le scelte).

Concludendo, consiglio La Campana d’Islanda a chi apprezza una profonda analisi storico-sociale degli ambienti nordici capace di gestire momenti bruschi con un pizzico di ironia.

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