Titolo originale: The iron heel
Autore: Jack London
Genere: Distopico
Anno di pubblicazione: 1908
Titolo in Italia: Il tallone di ferro
Anno di pubblicazione ITA: 2020 (nuova edizione)
Trad. di: Sara Sullam
– Ho ricevuto una copia di questo libro –
Talvolta succede di leggere delle idee davvero profetiche di scrittori che, chissà come, avevano già precorso i tempi e previsto quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
È il caso questo di Jack London e del suo tallone di ferro.
Pubblicato per la prima volta nel 1908, Il tallone di ferro è considerato il primo delle distopie moderne e descrive l’ascesa di un’oligarchia dittatoriale negli Stati Uniti.
La storia ci viene narrata da una giovane (e molto ricca) Avis che si ritroverà a scardinare tutte le sue certezze a causa (o grazie a) dell’incontro con Ernest Everhard, un socialista che le aprirà gli occhi sull’ingiustizia dilagante della società dominata dal profitto e su l’ipocrisia morale della classe dominante.
Alcune note, redatte dallo storico Anthony Meredith, integreranno il diario di Avis (da lui ritrovato sette secoli dopo l’originaria stesura).
Il romanzo, in verità, è l’opportunità per London di raccontarci la sua visione politico-sociale e può sicuramente essere considerato una sorta di suo manifesto fantapolitico.
Tale fu l’impatto di questo libro e la sua impronta nel combattere per la libertà che – si dice – fu d’ispirazione per il padre di Che Guevara che scelse come nome di battesimo del figlio Ernesto proprio in omaggio al protagonista de Il tallone di ferro.
A parte l’indubbio valore storico, Il tallone di ferro non è tuttavia una storia che, a livello di romanzo, mi abbia particolarmente colpito.
Nulla da dire ovviamente sugli ideali in esso contenuti o le considerazioni affrontate o la lungimiranza sugli eventi che poi si verificarono a distanza di pochissimi anni (v. I guerra mondiale).