Il segreto di Lady Audley recensione

il-segreto-di-lady-audleyTitolo: Lady Audley’s Secret
Autrice: Mary Elizabeth Braddon
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 1862
Titolo in Italia: Il segreto di Lady Audley
Anno di pubblicazione ITA: 1862
Trad. di: Chiara Vatteroni

Lucy Graham è dotata di quel fascino amabile che conquista uomini e donne, ma lungi da lei usarlo per scopi non consoni. La signorina Graham è una istitutrice e svolge il suo dovere con dovizia e diligenza, trovando anche il tempo per far visita a poveri e agli infermi.

Insomma, un cuore d’oro considerando che la giovane donna ha sicuramente accettato un incarico inferiore e sottopagato rispetto alle sue evidenti capacità, alla sua istruzione e amabilità. E non è facile non cadere vittima del fascino dolce e genuino di Lucy Graham. Sir Michael Audley, ad esempio, ne resta abbacinato così in profondità da chiedere alla giovane istitutrice di sposarlo. La giovane donna accetta, con molta onestà, lusingata più dalla posizione del futuro marito e dal suo benessere (economico e sociale) che non per vero amore.

Tutto procede per il meglio, sebbene la figlia Alicia non vada propriamente d’accordo con la giovane – quasi coetanea – matrigna; fino a quando il nipote di Sir Audley, Robert, non decide di far visita allo zio assieme a un amico che, da poco, ha subito un profondo lutto. George Talboys, diseredato dal padre benestante e fuggito in Australia in cerca di fortuna, dopo averla trovata, è tornato in Inghilterra scoprendo che la giovane, dolce e bella moglie – abbandonata con una lettera prima della partenza per il “continente fossile” – è morta pochi giorni prima del suo arrivo.

Eppure… eppure, c’è qualcosa che non torna e ad Audley Court sta finalmente per comprenderne il motivo. Tuttavia, dopo qualche giorno della loro permanenza ad Audley Court, Robert Audley non può far altro che constatare una pericolosa verità: l’amico, George Talboys, è scomparso.

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Famosa in vita quanto a lungo ignorata dopo la morte (offuscata forse dai contemporanei Charles Dickens e Wilkie Collins), Mary Elisabeth Braddon (1835-1915) è di recente tornata sugli scaffali delle librerie grazie anche alla nuova edizione (aprile 2016) che Fazi ha realizzato del suo romanzo di maggior successo: Il segreto di Lady Audley.

Non conoscevo effettivamente la Braddon, moglie dell’editore John Maddox, e posso dire che la sensational fiction – mi correggo: questa sensational fiction – non fa per me.

La sensational fiction è quel genere che, con toni spesso melodrammatici, combina una certa dosa di realismo con un po’ di romance. Il tutto condito con un “mistero” da comprendere. L’esempio più conosciuto e apprezzato di questo genere, in voga tra  il 1860 e il 1870, è La donna in bianco di Wilkie Collins.

Venendo al nostro “segreto” di Lady Audley, per quanto la trama sia sufficientemente “ingarbugliata” perché vede entrare in campo numerosi attori e “segreti”, pecca tuttavia per numerose piccolezze e superficialità.

In primo luogo, sebbene ci sia un mistero da risolvere, non è certo difficile comprendere come si sono svolti i fatti sin dalla prima pagine; anche perché la nostra narratrice onnisciente non ci nasconde certo i collegamenti che ci sono tra i vari personaggi in campo (da lì, a fare un semplice ragionamento per unire tutti i puntini non è davvero nulla di così trascendentale). Di conseguenza, ecco che il lungo e lento riflullare di Rober Audley per trovare le prove di cui abbisogna è solo la conferma delle certezze che il lettore ha già. La “curiosità”, se così la si può chiamare, non sta nel comprendere chi sia il colpevole o come abbia agito (elementi questi evidenti fin dall’inizio), ma solo capire quando finalmente il nostro dilettante investigatore arrivi alla scontata ed evidente soluzione (e, considerata la mole del volume, ti assicuro che di tempo ce ne mette a rendere i suoi sospetti certezze).

Insomma, noioso e prevedibile; una caccia all’indizio che ha davvero poco di affascinante e misterioso.

In secondo luogo, la trama procede grazie a trovate fin troppo semplici, maldestre e poco rifinite (colpi di fortuna al limite del miracolo; confessioni spassionate; gente tollerante che rincorre sconosciuti per regalargli informazioni taciute a tutti gli altri; comode rivelazioni di pazzia congenita; ect.). Molti sono, inoltre, i passaggi ridondanti e ripetitivi. La storia si sarebbe potuta svolgere con almeno cento/duecento pagine in meno e sarebbe risultata forse meno lenta e forse più piacevole.

La sensazione è quella di avere tra le mani il classico romanzetto a episodi (e, infatti, Il segreto di Lady Audley fu pubblicato per la prima volta a puntate).

Audley Court, dove si svolgono buona parte degli eventi, è un luogo sicuramente denso di fascino, con la sua costruzione plurisecolare, il suo boschetto e le sue stanze e i suoi passaggi segreti, ma le numerose pagine dedicate alla sua descrizione sono davvero troppe come intro nella storia. Questo handicap della corposità delle descrizioni ambientali, delle meditazioni e degli sconvolgimenti dei personaggi è una costante del libro, quindi basta solo mettersi nell’ottica di accettare questa prolissità e magari di sorvolare (nel senso proprio di non leggere) quelle parti nella quali ci si dilunga davvero troppo.

Così ci ritroviamo con un protagonista, Robert Audley, lassista avvocato che mai ha gestito una causa in vita sua, alle prese con l’indagine per la scomparsa del caro amico George Talboys, incontrato, dopo l’esperienza di Eton, pochi mesi prima dell’evento. Il caro Robert, per la voce di una non meglio precisata narratrice onnisciente che si rivolge direttamente al lettore parlando in prima persona, ci ricorda spesso di come nemmeno lui sappia il perché si prende così a cuore le sorti dell’amico… pare quasi che una forza più forte di lui lo spinga. Inspiegabile è anche questa sua mistica sensazione nel “sentire” che sicuramente all’amico è successo qualcosa di losco.

E così, ci troviamo ad accompagnarlo nella sua lenta cernita di indizi e di testimonianze, con i suoi dubbi “amletici” (proseguire nell’indagine o non proseguire?) fino ad arrivare alla conclusione da classico romanzo a episodi: una deliziosa casetta in mezzo al verde, tutti felici e sorridenti, la pace finalmente ristabilita per tutti i personaggi buoni e la giusta punizione per tutti i personaggi cattivi.

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