Il ritorno del soldato

il ritorno del soldato

Titolo originale: The Return of the Soldier
Autrice: Rebecca West
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 1918
Titolo in Italia: Il ritorno del soldato
Anno di pubblicazione ITA: 2022
Traduzione di: Benedetta Bini
Pagine: 134

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Nella signorile villa di campagna Kitty e Jenny sono in attesa di notizie del soldato Chris Baldry, di cui loro sono rispettivamente moglie e cugina.

Pare che Chris abbia perso memoria degli ultimi quindici anni e che quindi abbia annunciato il suo ritorno a un amore di gioventù, Margaret, che adesso è alla villa proprio per informare la moglie.

La situazione che così si crea è paradossale: Kitty e Jenny si sentono ora come le carceriere di Chris, pur garantendogli la libertà di incontrare Margaret e senza forzarlo nel ricordare il matrimonio e la tragica perdita del figlio, avvenuta poco prima della guerra.

L’altera Kitty è offesa da quello che ritiene il rifiuto del marito; Jenny, nel constatare di non esser mai stata altro che una cugina e una compagna di giochi per Chris, si dilania tra la necessità di riportare l’uomo a una dolorosa consapevolezza di se stesso e il lasciarlo inconsapevole di quindici anni di vita, ma sereno.

Poi però ci sono anche Margaret, entusiasta ma anche combattuta per aver ritrovato la serenità di un amore di gioventù, e Chris che si sente ospite a casa sua circondato da estranei.

Il ritorno del soldato è una storia concentrata sui personaggi, sul loro animo e sui loro sentimenti.

Se da una parte è comprensibile il punto di vista di Kitty – che vorrebbe solo riavere indietro il marito -, dall’altra anche la serenità ritrovata di Chris e il sogno adolescenziale di Margaret non possono essere ignorati.

In tutto questo, lo sfondo della grande guerra che ha lasciato innumerevoli morti e coloro che son tornati non solo hanno ferite fisiche, ma solo dilaniati nel profondo.

Rebecca West riesce a mettersi – e a metterci – nei panni di questa manciata di personaggi, assicurandosi che nessuna posizione venga tralasciato sebbene tutto passi dal punto di vista di Jenny, la cugina.

E tanto di cappello alla West per aver parlato di disturbo da stress post-traumatico in un momento immediatamente successivo al termine del conflitto.

Detto questo, però, devo dire di essere rimasta un po’… perplessa dal modo in cui si risolve la vicenda.

Dopo analisi così attente e profonde, il modo con cui si chiude la storia mi è parso davvero frettoloso.

Insomma, secondo me c’era spazio per altro ed è un peccato che il finale risolva la vicenda in modo sbrigativo.

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