Il guardiano della collina dei ciliegi recensione

Titolo: Il guardiano della collina dei ciliegi
Autore: Franco Faggiani
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2019

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Lo vedete quel vecchio signore in foto col pastrano scuro, le braccia alzate in arrivo alla linea del traguardo?

Ecco quello è Shizo Kanakuri, atleta olimpionico giapponese che da giovane, partecipò alla prima sparuta delegazione (formata da due atleti) del Giappone alle Olimpiadi nel 1912 in Svezia – Stoccolma per la precisione.

Nella foto di anni ne ha 76 ed era stato invitato, nel 1967 in occasione del cinquantacinquesimo anniversario dei Giochi olimpici, a terminare la sua maratona… quella iniziata nel 1912.

Fu un record… a suo modo: Shizo terminò la gara del 1912 con il tempo di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi.

Ma che era successo?

Torniamo un attimo al 1912. La prestazione di Shizo era la migliore accreditata all’epoca (con 2h 32m e 45s – la maratona poi fu vinta con un tempo di oltre quattro minuti superiore).

Ci fu, però, un inconveniente… anzi, di più di uno.

La gara fu funestata da condizioni meteorologiche particolarmente difficili e l’atleta portoghese Francisco Lázaro perse la vita a causa della disidratazione.

E il nostro Shizo?

Be’, lui si fermò a bere un succo di mirtillo (altri dicono di arancia, ma tant’è) offertogli da uno spettatore che osservava la gara dal proprio giardino di casa.

Fatale fu il nettare, perché Shizo si addormentò senza terminare la gara, sparì e lo dettero per disperso.

È così che parte la storia che Faggiani vuole raccontarci, immaginando uno Shizo un po’ diverso da quello reale (il quale non scomparve completamente dai radar, ma partecipò poi ad altre due Olimpiadi nel 1920 e nel 1924… senza grandi successi però).

Lo Shizo di Faggiani è un uomo costernato, bisognoso di espiare un disonore che, mescolato al rigore giapponese e al peso della vergogna, sarà quasi impossibile da cancellare.

Mendare le sue tremende colpe non è possibile – così lui pensa – e preferisce una vita composta, isolata, semplice.

Il contatto con la natura, il piacere della cura e del silenzio dei ciliegi (alla cui collina approderà dopo una serie di peripezie) sono i suoi unici conforti.

Insomma, si tratta di un racconto profondo e poetico, un po’ orientaleggiante (nella misura in cui i personaggi si lasciano quasi sospingere dagli eventi come foglie al vento) e unipersonale (poiché si concentra tutto sulla figura di Shizo).

Consigliato a chi ama la natura, le storie riflessive, un po’ poetiche, languide e molto introspettive e i personaggi sommersi dai sensi di colpa, ma profondamente romantici.

Qui puoi leggere la mia chiacchierata con l’autore in occasione del Salone del Libro 2019.

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