Autore: Umberto Eco
Genere: Storico
Anno di pubblicazione: 2010
Il capitano Simonini si sveglia, un giorno come gli altri, nel suo appartamento (Parigi), posto proprio sopra il negozio di antiquario che gestisce.
Fino qui nulla di strano; se non fosse che il capitano si risveglia, ma alcuni suoi ricordi sono misteriosamente spariti.
Che fare?
A parte un iniziale panico, Simonini decide di tenere un diario: secondo un suo conoscente forse tedesco, un certo dottor Froide (Simonini lo ha sono sentito pronunciare e non sa come si scrive realmente quel cognome), le amnesie o il ricordi bloccati sono spesso determinati da dei traumi precedenti. Parlarne può portarli alla luce.
Simonini, però, non può rivelare certe cose a nessuno e l’unica soluzione è lo scrivere. Comincerà così un diario, dal quale apprenderemo che il capitano non è poi così santo e onesto come ci appare nelle prime pagine.
Nel suo appartamento, poi, un mistero corridoio conduce nella casa di quello che sembra essere un abate. Simonini non lo vede, ma ne scorge la tonaca.
Non è finita qui, però: il capitano si ritrova in una stanza piena di travestimenti, trucchi e parrucche.
Che sta succedendo?
Le cose si complicano quando, al suo risveglio il giorno dopo, l’abate Della Piccola, l’altro inquilino di quello strano appartamento a doppia faccia, aggiunge una nota al diario personale di Simonini.
In ogni caso, questa mia difficoltà (reiterata) di completare la lettura de “Il nome della rosa” è diventata quasi un’onta personale e il desiderio di leggere (ma, soprattutto, completare) un romanzo di Eco mi è rimasto addosso come una sorta di sfida personale! Alla fine mi son trovata davanti “Il cimitero di Praga” e ho pensato (più altro sperato): ecco la mia occasione di redenzione!
Non posso non ammettere di essere stata preoccupata (anzi, in verità quasi terrorizzata) di ripetere il mio flop con “Il nome della rosa” e ho cominciato la lettura de “Il cimitero di Praga” con religiosa organizzazione. Silenzio, ore notturne per meglio concentrarmi nella lettura, lucetta ben puntata ad illuminare ogni rigo delle pagine; ma mi sono piacevolmente accorta di quanto fossero inutili tutti questi accorgimenti. Forse ho anche un’età diversa rispetto a quella di quando mi approcciai a “Il nome della rosa“(quindi, potrebbe essere un’idea riprovarci XD), ma “Il cimitero di Praga” si fa leggere con molto interesse.
Certo, il tema base è spinoso… Molto spinoso: il mix letale prevede antisemitismo, massoni e palladiani, riti satanici, spie e segreti di Stato. Si passa per Garibaldi e Nievo e Napoleone III. Insomma, una specie di excursus storico molto particolareggiato.
Nessun appunto si può fare sul linguaggio: l’uso della lingua italiana è ben radicato in Eco e non si assistete a uno scivolone linguistico nemmeno per scherzo. Del resto, è innegabile che l’autore sia un grandissimo letterato (vedasi anche le citazioni “nascoste” di Dante, tra gli altri).
I personaggi sono curati: ad ognuno le sue fisse e le sue stranezze.
Gli ambienti ben descritti: un po’ mi ha ricordato la Parigi di Hugo.
Non so perché quando si tratta di classici italiani mi si rizzano i capelliXD forse traumatizzata a scuola e mi traumatizza la questione della lingua..ho sempre paura di non capirci niente e addormentarmi poco dopo..però questo mi sembra davvero bello devo darti un opportunità 🙂
Ahahaha!! No, su questo penso tu possa davvero andare tranquilla… Aspettati, comunque, una narrazione abbastanza lenta, eh!
Fammi sapere poi!