Il cardellino recensione

recensione il cardellinoTitolo originale: The Goldfinch
Autore: Donna Tartt
Anno di pubblicazione: 2013
Titolo in Italia: Il cardellino
Anno di pubblicazione ITA: 2014

«Giove riemergerà, sii paziente, guarda ancora un’altra notte, le Pleiadi emergeranno, 
Sono immortali, tutte quelle stelle dorate e argentate
Brilleranno ancora, 
Allora, mia cara, piangerai tu sola per Giove?
consideri tu sola la sepoltura delle stelle?»

Succede tutto in pochissimi secondi; prima Teo sta fingendo di guardare i quadri appesi nel museo, mentre cerca le parole giuste per avvicinare una ragazzina dai capelli rossi incrociata lungo i corridoi ed il secondo dopo è steso per terra da una fortissima detonazione. Attorno a lui, adesso, c’è solo devastazione: la ragazzina è sparita, i quadri sono riversi a terra – alcuni persi per sempre-, le macerie occupano tutto il pavimento della sala e lì, poco distante da lui, c’è un uomo. Sembra quasi che stia dormendo. Eppure, confuso e ormai in fin di vita, l’uomo inizia a parlare. Al termine della loro ingarbugliata e nebulosa conversazione, uno stordito Teo ha in mano un quadro, uno dei pochi Fabritius rimasti in circolazione: Il cardellino.

Ed è così che comincia questa storia. La madre di Teo muore nell’attentato al museo, poi i servizi sociali, una ricca famiglia che lo ospita, un padre spiantato (e molto poco paterno), le droghe; la vita di Teo si perde e la sua unica costante, il suo unico appiglio, resta sempre quel quadro.

FABRITIUS_ Il cardellino

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Credo sia il primo premio Pulitzer che leggo o, almeno, il primo di cui ho coscienza. E, mmm, insomma…
Non fraintendermi, non è male, è davvero un buon libro; tuttavia, da un premio Pulitzer mi sarei aspettata qualcosa di più… sconvolgente, insomma una storia fuori dal comune. Una di quelle narrazioni che ti lascia sbigottito, una che ti fa gridare al mondo quanto favolosa fosse la trama e che ti fa correre da tutti i tuoi amici e conoscenti per suggerirgliela come prossima lettura.

Ero, infatti, partita in quarta a leggere. Macinavo pagine su pagine; poi, man a mano che proseguivo nella lettura, il mio interesse è scemato e, attorno a pagina 350 (quindi, poco prima della metà circa; sono quasi 900 pagine), mi sono bloccata e ho cominciato a proseguire con fatica. Cerco di spiegarmi meglio: la storia è ben realizzata e, soprattutto, ben narrata, ma si dilunga troppo. Gli eventi “importanti” o di una qualche rilevanza (o di un certo ritmo) galleggiano in una melma densa di piccoli accadimenti che, per carità, cesellano e smussano i contorni degli ambienti e dei caratteri dei personaggi, ma ribadiscono più volte le stesse informazioni (insomma, che il padre di Teo non è per nulla interessato all’educazione del figlio è un concetto che si capisce senza bisogno di ribadirlo per più di 200 pagine; che Teo abbia un rapporto morboso con l’opera di Fabritius, determinato anche dall’evento traumatico grazie al quale ne è entrato in possesso, è chiaro; ect.).

Novecento pagine per arrivare poi in un nulla di fatto (e non sopporto davvero che una storia si barcameni più o meno bene per quasi mille pagine e mi lasci a metà strada senza nulla di mano). E la chiosa finale, con la sua sviolina sull’arte, sul senso del bello, del capolavoro? Ok, lasciamo perdere…

Comunque, a parte questi aspetti narrativi il cui apprezzamento – o meno – variano a seconda della sensibilità, dell’umore e della soggettività del lettore, il resto è (quasi) perfetto. Ambienti precisi curati: ogni luogo ha i suoi colori, i suoi odori ed i suoi ricordi. Personaggi dettagliati, così ricchi e pieni di sfaccettature che sembra di conoscerli da una vita.
Traduzione curata e linguaggio preciso.

valutazione il cardellino


 

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