Dal Big Bang ai buchi neri recensione

recensione dal big bang ai buchi neriTitolo originale: A Brief History of Time
Autore: Stephen W. Hawking
Anno di pubblicazione: 1988
Genere: Divulgativo scientifico
Titolo in Italia: Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo
Anno di pubblicazione ITA: 1988

Da come è nato l’universo a come (e se) finirà; da come venne individuato il primo atomo a come si è arrivati ai quark; dalla radiazione di fondo ai buchi neri; da Galilei ad Einstein. Insomma, c’è tutto (o quasi).

Siamo davanti ad un luminare (Stephen Hawking) e a un classico nell’ambito divulgativo scientifico; quindi, impossibile sbagliare.
Vero che alcuni concetti (soprattutto degli ultimi capitoli) possono talvolta mancare di qualche aggiornamento o svecchiamento – dato che in vent’anni le materie toccate e le informazioni ricavate sono ovviamente aumentate -, ma ciò non toglie che la lettura possa ritenersi attuale ancora oggi.

I primi capitoli, in verità, sono molto generali e raccolgono concetti teoricamente basilari: filosofie classiche e moderne sull’universo e la cosmologia in generale, atomi, elettroni, teorie sull’evoluzione ed espansione dell’universo, storia e idee di filosofi e scienziati. Fino al capitolo dedicato ai buchi neri, si tratta di una specie di ricostruzione storica dei vari penseri e delle varie teorie che si sono succedute nei secoli nonché studi, esperimenti e idee della comunità scientifica.

È dal capitolo VI (quello appunto dedicato ai buchi neri) che la questione si fa un po’ meno aggiornata (e magari intricata per chi non mastica questa roba tutti i giorni), ma nulla di irreparabile. Si tratta, pur sempre, di un classico della divulgazione scientifica (e, giuro, io sono l’anti-fisica, ma sono riuscita a comprendere buona parte dei concetti alla prima… chissà quale sarebbe stato il mio destino matematico se avessi avuto Hawking come insegnante…).

Con un linguaggio estremamente semplice, comprensibile a tutti (cosa mai mi sarei aspettata da uno scienziato del calibro di Hawking) e immediato, Hawking comincia con l’introdurre ogni argomento partendo dal basso fino ad arrivare al complicato: da concetti base si alza man a mano il livello fino ad arrivare a concetti meno noti e più complessi.

Ho apprezzato davvero molto il fatto che, nell’introdurre un nuovo argomento, Hawking non dà nulla per scontato e ogni cosa è, quindi, spiegata.

Esposizione chiara e precisa.

Avendo letto anche La teoria del tutto (opera autobiografica di Jane Wilde Hawking, ex moglie di Hawking), ho trovato molto interessante notare i punti in comune tra queste due versioni. Mi dirai: uno è un saggio e l’altra un’autobiografia, che c’entrano?
Ne “Dal big bang ai buchi neri”, Hawking, oltre alle nozioni scientifiche, trova spazio anche per aneddoti personali: cita collaboratori, amici, familiari e studenti e ricorda anche eventi e viaggi privati. E, insomma, mi ha fatto simpatia ritrovare questi eventi che già avevo letto e, in un certo modo, conosciuto quando avevo letto “La teoria del tutto“.

Che dire in conclusione? Davvero una lettura interessante.
Certo è un libro che va letto con una certa attenzione (insomma, non è fatto per ritagli di tempo di cinque minuti): sebbene i concetti siano espressi nella maniera più chiara possibile, non sono proprio di immediata assimilazione.
Comunque è davvero una lettura che va fatta. Interessante e ricca di contenuti.

Ti ricordo che, dal momento che si tratta di un saggio, non posso dare una valutazione come, invece, faccio di consueto (per tutte le info, leggi questo articolo).

Ma, oltre ovviamente a consigliarti vivamente di leggerlo se sei interessato/a a questo genere di argomenti o se sei semplicemente curioso/a, ti appunto un paio di cose.
La prima: esistono due versioni del libro (la seconda è rivista e aggiornata, con le immagini a colori. La puoi riconoscere perché priva dell’introduzione di Carl Sagan). Ma: in Italia non è stata pubblicata (almeno per il momento in cui sto scrivendo questo articolo).
La seconda: anche per il motivo legato al precedente, se hai una buona conoscenza dell’inglese, potrebbe essere un’idea leggerlo in lingua originale. Anche perché, nella traduzione italiana del 1988 (e non modificata nell’edizione che ho letto io del 2015), vi sono alcune imprecisioni: come la teoria delle stringhe chiamata, invece, teoria delle corde (grazie a Pierre di Goodreads Italia per aver fatto notare queste – e altre –  imprecisioni).


 

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