Come un seme sepolto dal tempo

come un seme sepolto dal tempo

Titolo originale: Ruanmai
Autrice: Fang Fang
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2016
Titolo in Italia: Come un seme sepolto dal tempo
Anno di pubblicazione ITA: 2022
Traduzione di: Caterina Chiappa
Pagine: 377

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

«Alcuni scelgono di dimenticare, altri di documentare.
Si tratta di decidere che tipo di vita si vuole vivere;
è così che funziona.»

C’è voluto del tempo, ma finalmente Qinglin ha la possibilità di provvedere all’anziana madre offrendole tutti i comfort di cui la donna potrebbe aver bisogno, villa compresa.

Ma l’ingresso nella nuova abitazione non va proprio come immaginato.

Ding Zitao, la madre di Qinglin, dopo aver dato bruschi segnali di confusione e aver pronunciato frasi senza senso crolla in un improvviso stato vegetativo.

Nonostante numerosi controlli medici e continuando a interrogarsi sulla malattia della madre, la vita deve proseguire e Qinglin torna a lavoro.

Ma il caso (o forse il destino) lo porterà a fare una serie di scoperte sul passato dei suoi genitori e sulle sue origini.

Come un seme sepolto dal tempo è l’ultimo romanzo pubblicato da Fang Fang, un’autrice pluripremiata in Cina (e all’estero), molto apprezzata e di cui onestamente volevo leggere qualcosa da tempo.

[Breve parentesi: trasferitasi a Wuhan dall’età di due anni, nel periodo del Covid Fang Fang ha pubblicato online un diario giornaliero (poi raccolto in un libro) sull’esperienza della quarantena nella prima “città chiusa” a causa della pandemia.]

Nonostante i riconoscimenti ricevuti, questo libro ha però segnato un drastico cambiamento nella carriera della scrittrice: a pochi mesi dalla sua pubblicazione, e dopo aver tra l’altro ricevuto un premio letterario, Come un seme sepolto dal vento è stato ritirato dalle librerie.

Parlare di censura nel 2022 mi fa un effetto stranissimo, ma di fatto è quello che è accaduto.

Perché?

Be’, i motivi sono numerosi e sono ovviamente strettamente legati alla storia raccontata in questo libro e alla società cinese.

Come un seme sepolto dal vento si articola infatti su più livelli:

  • in primo luogo abbiamo il presente, quello nevrotico e caotico di una società moderna, in continua evoluzione in cui gli studi dei figli – portati avanti grazie ai sacrifici dei genitori – devono poi compensare questo investimento (e ti assicuro che lo studio è davvero una carta per il riscatto sociale che qui non possiamo nemmeno lontanamente immaginare); in cui la cura degli anziani non è solo una forma di rispetto ma è anche un’esternazione del benessere così raggiunto; in cui i “campagnoli” del nord negano/nascondono le loro origini ai vicini del sud;
  • in secondo luogo c’è il passato. Se noi conosciamo le tremende conseguenze della riforma agraria di Mao Zedong (simile, ahimè, a quello che accade con la dekulakizzazione stalinista), lo stesso non è per i cinesi.
    In realtà infatti c’è una radicata cultura dell’oblio: ciò che il partito comunista cinese ha fatto è buono e giusto. Punto. Le purghe? Giuste! Gli omicidi di massa? Pure! Le violenze, le torture, gli abusi, le persone smembrate, quelle sepolte vive… tutto giustificato (se poi vogliamo essere più precisi, certi argomenti non vengono nemmeno affrontati dal programma scolastico e sono stati di fatto cancellati dalla storia).

Oltre a questi elementi che raccontano una società intera con le sue contraddizioni e ipocrisie, ho apprezzato anche alcune scelte narrative molto particolari e originali come, per esempio, una sorta di flashback al contrario in cui si parte dalla fine per raccontare l’inizio (forse un po’ destabilizzante nelle sue prime battute, ma poi davvero affascinante).

Dette tutte queste cose belle, ammetto però di essere in difficoltà col darti un parere su questo libro perché se questi elementi mi hanno catturata, ce ne sono altri invece che non mi hanno convinta per nulla.

Tanto per iniziare la storia è lenta, lentissima: tutta la prima parte è una sorta di lungo preludio per quello che avverrà nella seconda in cui, in effetti, un po’ le cose accelerano ma in realtà la narrazione procede con un ritmo troppo sincopato.

Poi lo stile narrativo, in particolare la costruzione della frase e la scelta dei vocaboli, mi è suonato strano… ma non so se è perché la traduzione è stata fatta sul testo già tradotto in inglese.

Quindi onestamente… boh.

Da una parte alcune scelte narrative, l’ingiustificabile censura, le tematiche affrontate mi hanno colpita; dall’altra questo dispiegarsi troppo lento della storia, questo ritmo a singhiozzi e uno stile con il quale non mi sono ritrovata non mi hanno convinta.

Detto questo, però, se mi capitasse tra le mani altro di Fang Fang sarei davvero curiosa di leggerlo.

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