Chi ha cucinato l’ultima cena?

chi ha cucinato l'ultima cena

Titolo originale: Who cooked the last supper? The women’s history of the world
Autrice: Rosalind Miles
Genere: Saggio
Anno di pubblicazione: 1988
Titolo in Italia: Chi ha cucinato l’ultima cena? Storia mondiale delle donne
Anno di pubblicazione ITA: 2021
Traduzione di: Luisa Pece
Pagine: 463

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

«La ricerca punta direttamente a un’unica donna come “sorgente di geni”; viveva in Africa circa 300.000 anni fa e i suoi discendenti migrarono in seguito dall’Africa diffondendosi in tutto il globo e dando origine a tutti gli esseri oggi in vita.

[…]

Come spiega Nigel Calder, “la lateralità manuale, la tipica tendenza dell’essere umano moderno a usare la mano destra, è un fenomeno femminile“. Da sempre la donna ha l’abitudine di portare il bambino sul lato sinistro del corpo, dove si sente confortato dal battito del cuore della mamma, e ha così libertà di movimento con la mano destra. Questo fu lo stimolo verso l’evoluzione dell’uso predominante della mano destra negli esseri umani che vennero in seguito.»

Quanto la donna ha davvero influenzato l’evoluzione umana e la storia dell’umanità?

Quanto dobbiamo a quelle prime donne-raccoglitrici, a quelle instancabili lavoratrici?

In Chi ha cucinato l’ultima cena?, Rosalind Miles ci accompagna in un percorso lungo millenni: dalla grande Dea Madre creatrice di vita ma anche violenta vendicatrice (il cui culto risale al 40mila a.C. circa… forse anche prima), passando obbligatoriamente attraverso l’avvento delle religioni monoteiste e poi dritte fino ai nostri giorni.

Attraverso le epoche, la posizione della donna è cambiata non sempre in meglio come purtroppo sappiamo e come purtroppo ancora oggi tristemente accade.

L’analisi di Miles è puntuale, documentatissima (anche le cose più folli hanno – purtroppo – la loro fonte che ne certifica l’esistenza a un certo punto della storia umana).

Certo non sempre magari si arriva a condividerne le conclusioni in toto o certi estremismi a volte un po’ di parte, ma onestamente sono convinta sia un libro da leggere.

Non solo per comprendere la posizione della donna nella storia umana ma anche per formarci come persone.

Forse dovremo fermarci tutte un istante e pensare a quel momento in cui siamo state sminuite o trattate come “signorine” a differenza di colleghi “dottori(con identifica qualifica).

Oppure quel momento in cui siamo state, nostro malgrado, oggetto (sì OGGETTO!) di attenzioni non gradite (e magari pure insistenti) oppure viceversa ricettacolo di ogni insulto per non rappresentare al meglio i canoni della femmina perfetta (aggraziata, sensuale ma non volgare, fatta solo di gonne e merletti… di stereotipi del resto c’è sempre l’imbarazzo della scelta purtroppo).

E poi dovremo prendere tutto questo e considerare questo: io sono il frutto delle lotte, della sofferenza e sì anche della morte di migliaia di donne prima di me.

Ed è anche grazie a loro se io sono qui.

E quindi io, tu, noi siamo frutto della loro resistenza.

Raccogliamo la loro eredità perché di questa siamo fatte e non fermiamoci fino a quando per ognuna di noi non ci saranno uguali diritti, uguali stipendi, uguali possibilità.

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