Arianna

arianna

Titolo originale: Ariadne
Autrice: Jennifer Saint
Genere: Mitologia
Anno di pubblicazione: 2021
Titolo in Italia: Arianna
Anno di pubblicazione ITA: 2022
Traduzione di: Francesco Vitellini
Pagine: 459

– Ho ricevuto una copia di questo libro –

Pur essendo principesse di una magnifica e prospera isola e figlie del temuto re Minosse, Arianna e Fedra non si sono mai sentite delle privilegiate.

È con vergogna che ascoltano i pettegolezzi sulla madre Pasifae e la sua orrenda progenie divina imprigionata nel labirinto; è con terrore che interagiscono con l’indifferente padre; è con ansia che aspettano ogni anno (nel mito originale sono nove) il tributo ateniese.

Ma questa volta, c’è qualcosa di diverso perché tra i quattordici giovani arrivati per essere sacrificati alla fame del mostro c’è anche il principe di Atene, Teseo.

Basta poco perché Arianna si decida di aiutarlo a uccidere il Minotauro e scappare dal labirinto.

Da quel momento, la vita di Arianna e quella della sorella Fedra non saranno più le stesse.

Il reteling mitologico è un genere che mi affascina moltissimo e i numerosi titoli che si stanno diffondendo ultimamente stuzzicano subito la mia curiosità, così quando è uscito Arianna il mio radar è subito impazzito.

La storia è quella narrata anche dal mito: Arianna viene piantata a Nasso (da qui pare il simpatico detto “piantare in asso”), ma tranquilli perché incontra il folleggiante e bellissimo Dioniso.

Stesso discorso per Fedra il cui mito (con Ippolito) si crea qui a causa di un fraintendimento (che è un’alternativa potenzialmente interessante, ma affatto approfondita).

Fine.

E… ecco, devo dire di esserci rimasta un po’ male.

Quando si parla di retelling si tratta proprio di ri-raccontare con uno sguardo nuovo, più moderno, anche più approfondito (soprattutto per quel che riguarda il comparto femminile) storie classiche, la mitologia greca in questo caso.

Tuttavia qui, a parte alcuni piccolissimi aggiustamenti cui accennavo prima (l’intervallo dei tributi, Fedra e Ippolito, le comparsate temporalmente diverse di alcuni eroi), non c’è molto altro di… reinterpretazione nemmeno a livello di nuova visione/dimensione dei personaggi.

Arianna casca da una cotta a un’altra; uno sbattimento di ciglia da un bel faccino maschile è quanto le basta (e non c’è altro approfondimento per le sue motivazioni… odia il padre, okay).

Dal ritiro a Creta, la nostra protagonista si sistema agilmente nel ritiro bucolico a Nasso… salvo rendersi conto che, come aveva sbagliato con il primo fugace amore, non è che con il secondo alla fin fine vada poi tanto meglio (la differenza è solo che, nel secondo caso, ci mette più tempo e qualche figlio nel mezzo prima di realizzarlo).

Se una prima parte del romanzo (fino alla fuga da Creta) è appannaggio esclusivo di Arianna, nelle parti successive della storia questa segue entrambe le sorelle, ma purtroppo a mio avviso nessuna delle due mostra una dimensione personale.

Non fanno altro che essere passivi elementi decorativi o di contesa – così com’era anche nella mitologia in pratica – e non si discostano dal canone classico salvo qualche accenno inadeguato e rapido a tematiche quali sorellanza, depressione post-partum, scarse opportunità.

Forse l’unico “approfondimento” è quello riservato al personaggio di Pasifae – la madre di Arianna e Fedra – che, però, a parte essere devastata per aver pagato per la hybris del marito e aver completamente perso il contatto con la realtà non ha altro ruolo (e be’, si tratta comunque di un approfondimento non molto originale…).

Detto questo non volevo un retelling femminista, ma solo una storia che fornisse spunti, motivazioni nuove, diverse; una visione semplicemente più moderna.

La narrazione poi è maldestra, quasi raffazzonata nei capitoli finali (ho avuto la sensazione che l’autrice volesse chiudere in fretta senza soffermarsi troppo su quello che accade).

Che peccato…

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