Sottovento e sopravvento recensione

Titolo: Sottovento e sopravvento
Autore: Guido Mina di Sospiro
Genere: Romanzo esistenziale
Anno di pubblicazione: 2017

– Ho ricevuto una copia di questo libro in cambio di un’onesta recensione –

Christopher – lupo di mare irlandese, una gobetta sulla schiena occultata dal capello fluente, scarsa pulizia e trasudante l’irresistibile fascino degli uomini d’avventura – viene “ingaggiato”, ma per meglio dire “ricattato”, dal Boss, un narcotrafficante colombiano con una predilezione per il marmo bianco.

Suo compito sarà quello di recuperargli un tesoro i-n-e-s-t-i-m-a-b-i-l-e frutto dell’affondamento di ben sedici galeoni straripanti oro e pietre preziose.

Detto così potrebbe sembrare facile, ma se da secoli il tesoro di sedici galeoni riposa indisturbato un motivo ci sarà. Ed è presto detto.

I preziosi si troverebbero, infatti, nel Mar dei Caraibi sulle Negrillos, la cui posizione però non è ben chiara. Le isole spariscono da ogni riferimento cartografico dal 1867 e nemmeno le recenti tecnologie aiutano nella ricerca. Insomma, come se non fossero mai esistite o se il mare le avesse inspiegabilmente inghiottite lasciando i dintorni intatti.

Dall’altra parte c’è Ruth – americana – che, di recente, ha scoperto d’essere Marisol e che, quindi, intraprenderà un viaggio a Cuba per conoscere le sue origini.

Per una serie di sfortunati eventi, i due si ritroveranno insieme in mare per conto del Boss di cui sopra alla ricerca delle Negrillos e del loro inestimabile tesoro.

Tuttavia, non è tutto oro ciò che luccica e questa ricerca li condurrà a scoperte e rivelazioni molto più complesse di un “semplice” tesoro.

Cosa potrebbe accadere a due anime lasciate alla deriva, a due anime opposte e alla spasmodica ricerca di qualcosa?

Lui, Christopher, con il suo senso dell’avventura e la sua passione per il mare, i tesori e la libertà. Lei, Ruth/Marisol, categorica nelle sue certezze come nella sua impossibilità di superare i dubbi, alla ricerca di un passato da cui poter far ripartire il suo presente.

L’elemento esistenziale, la crescita, l’acquisizione di una maggiore e diversa consapevolezza sono i fili che muovono questi due individui letterari, della cui esistenza si occupa il libro.

Si parte, quindi, con una vita normale, un gruppetto di personaggi – amici e familiari -, ma li si perdono tutti per strada per ritrovarsi in uno spazio quasi onirico in cui contano solo lei e lui, gli opposti che si uniscono.

Nell’isola sperduta, finalmente trovata con notevoli sacrifici e dove i confini dell’anima spariscono, il tempo si dilata e si confonde; il divino c’è ma non c’è, interviene ma ritrae la mano.

Non a caso, la linea temporale degli eventi sfugge spesso al lettore e agli stessi protagonisti che si ritrovano catapultati in un mondo ai confini della realtà.

Di Sospiro stesso conferma nella “nostra” chiacchierata: «[…] non scrivo sequenzialmente, scrivo di qua e di là e poi “unisco i puntini con delle righette”. Questo libro si presta particolarmente a questo modo di scrivere, perché è molto frazionato» (qui puoi leggere l'”Intervista” completa).

Difatti, la prima parte – quella di “conoscenza” con i protagonisti – potrebbe essere letta come un racconto a sé stante; lo stesso con la seconda (e successive), dedicata all’introspezione.

Non è l’azione o la storia a determinare l’assetto di questo libro, ma i suoi due personaggi e le loro scoperte personali. Introspezione e superamento di sé potrebbero essere le parole chiave per descrivere questo libro.

Per questo consiglierei la lettura di questo romanzo soprattutto a chi è pronto a mettersi in gioco con concetti filosofici, metafisici ed esistenziali conditi con un pizzico di alchimia e religione.


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