La mossa del cartomante recensione

recensione la mossa del cartomanteTitolo: La mossa del cartomante
Autore: Franco Matteucci
Genere: Poliziesco/Giallo
Anno di pubblicazione: 2014

Siamo nel piccolo paesino di Valdiluce. Classico posto di montagna che, in inverno, si riempie di piste innevate e maestri di sci abbronzati.

Ecco, però, che ci troviamo subito di fronte al primo grosso guaio: Marietta Lack, sartina nonché ubriacona ufficiale del paese, si trova nella sua casa con un uomo. Pose e mosse inequivocabili, ma l’atto non si chiude come tutti potremo immaginare. No.

E, infatti, nello stesso istante, un particolare ispettore di polizia dal naso davvero sopraffino (stile Jean-Baptiste Grenouille de “Il Profumo“), da casa sua (e notando la strana disposizione del formicaio che ha adottato in casa sua, costruendogli attorno una specie di teca contenitiva…), sente odore di fumo. Ah, non solo – dimenticavo un particolare importante: in cielo inizia a volteggiare un losco presagio. Un falco, di nome Trogolo, volteggia in maniera funesta sul paese (dico “in maniera funesta“, perché ha una catena attaccata a una zampa; caro ricordo – sembra – lasciatogli da un bracconiere. Insomma, in paese ritengono semplicemente che porti sfiga, ovviamente…).

Comunque, dicevo di questo ispettore. Il suo nome è Marzio Santoni, alias Lupo Bianco (per il suo olfatto sopraffino e il suo essere il classico uomo di montagna, principe dei sogni di ogni casalinga). L’uomo arriva alla casa della sartina; vede tutto in fiamme. Quindi: punto primo, chiama i soccorsi (bravo!). Punto secondo: essendo vestito in Gore-Tex e altro materiale infiammabile ed essendo convintissimo che, nonostante le fiamme avvolgano la casa e la neve d’intorno sia completamente sciolta, non può restare semplicemente con le mani in mano, si spoglia (sì, non sto scherzando, avete capito bene, si spoglia) ed entra in casa:

Lupo Bianco indossava solo materiale infiammabile e, a contatto con il fuoco, sarebbe diventato una torcia umana. E i capelli lunghi? Slegò il fazzoletto rosso che teneva intorno al collo, si coprì la testa annodandolo stretto, come fanno le raccoglitrici di mirtilli. Poi si denudò. Rimase solo in mutande bianche Cagi. Era bellissimo. Marzio Santoni detto Lupo Bianco, responsabile del posto di polizia di Valdiluce. Un fisico splendido, i muscoli del corpo asciugati dal vento, dallo sci, dalle scalate, dalla semplicità della sua vita legata alla natura.

Ok, concludo con la descrizione e rimando i commenti a dopo.
Insomma, entrato in casa, Lupo Bianco sente odore di cherosene (segno evidente che l’incendio potrebbe essere doloso). Ovviamente, la sartina non ha bisogno di essere salvata, perché il suo corpo si scioglie e si contorce al calore e lei è già bell’e che morta.

Arrivano i soccorsi (anche e soprattutto per Lupo Bianco da parte di donne – tristemente – arrapate), si comincia a indagare, si scoprono tracce e si fanno calchi di impronte e domande a testimoni stranamente compiacenti (anche se, all’inizio, guardano tutti in cagnesco Lupo Bianco poi si sciolgono come neve al sole … per restare in tema montano).

All’orizzonte eccoti però la figura misteriosa: il cartomante. Legge tarocchi, toglie il malocchio e fa “regalini” alle donne che accettano la sua compagnia.
E, insomma, è così che comincia il “mistero”.

Allora… La mia cruda opinione. Premetto che per leggere solo 282 pagine, ci ho messo più di una settimana (Goodreads conferma e vi garantirà che, con volumi più corposi, ci metto proporzionalmente molto meno).
In copertina (nella quarta, nel retro), si pubblicizza molto il Matteucci vincitore di concorsi (premio Crotone opera prima 2001; finalista premio Strega 2003; premio Cesare Pavese e premio Scanno entrambi 2003; premio Procida Isola di Arturo – Elsa Morante 2005; di nuovo finalista premio Strega 2007; ect.). A onor del vero, sembra al momento che nessun premio sia stato vinto per la “Mossa del cartomante“, ma tant’è… Insomma, lo stile di scrittura quello sarà (immagino…).
Ecco, premesso questo, dal finalista di più premi Strega e dal vincitore di quella sfilza di premi mi sarei aspettata moooolto di più.
Ehm, vediamo. Cominciando con la scrittura e il linguaggio, premetto che non sono ovviamente una critica letteraria né una studiosa dell’Accademia della Crusca, ma sono una lettrice abbastanza pedante. E comincio col dire questo:  il punto e capo – lo so, io probabilmente ne abuso – potrebbe sembrare una sciocchezza, ma è fondamentale non solo per separare i paragrafi e facilitare la lettura, ma soprattutto per dare un certo ritmo alla narrazione.
... Ad esempio (attenzione possibili spoiler)

«Da quando qualcuno aveva confidato sulla gomma uno spillone con la testa mozzata di Gargamella, non era più tranquillo. Un avvertimento di tipo mafioso. Poteva essere anche una minaccia di morte. Si prese l’impegno mentale di fare due cose: chiamare Luigi Orsetti, il muratore, per allegare il cancello del giardino, in modo da infilarci dentro la Vespa, e di tenere sempre con sé la pistola. Fino a tempi migliori. Chissà dove l’aveva lasciata, nell’armadio o nella cassaforte dell’ufficio? Gli sarebbe servita proprio in quel momento. Grida lancinanti giunsero dall’interno della sua casa, qualcun stava subendo un’aggressione!»
Non sono io ad averlo riportato così, senza punto e a capo (che, all’ultima frase, ci stava proprio bene per spezzare la narrazione e far comprendere al lettore che si stava entrando in una nuova scena)… Comunque…

Ho avvertito un linguaggio molto forzato: come se si volesse fingere un alto livello di scrittura (con metafore, talvolta, un po’ incomprensibili o inadeguate), che, dal mio modesto punto di vista, non è proprio… centrato. Si tratta, comunque, di gusti.
Il libro è poi percorso da una vena che credo ironia, ma non è molto chiaro come siano disposti questi momenti “ironici” (né se si tratti di vera ironia o sono cose scritte seriamente, ma magari uscite male).
Alcune scene mi hanno lasciata alquanto perplessa (altre proprio basita):
... possibili spoiler...

Come ad esempio, quella che ti ho riportato di Lupo Bianco che si spoglia in mezzo alla neve per entrare in una casa in fiamme: occasione per descrivere il fisico del personaggio, cito testualmente, “Bellissimo”… O quella in cui la sarta che deve rifinire un vestito da cerimonia all’ispettore ne approfitta per sbirciare dalla toppa della porta mentre l’uomo si spoglia. Insomma, imbarazzante; in alcuni passaggi sembra di leggere le allucinate descrizioni dei personaggi maschili (e femminili: belli/e, fisico scolpito, camicetta aperta nei punti giusti, pantaloni attillati ad evidenziare i succitati ‘punti giusti’) e le situazioni di un harmony.

Possibile poi che i personaggi debbano per forza essere tutti belli e statuari (persino le vecchiette sono «graziose» o gnocche e si vestono in maniera provocante!)?! Insomma, a lungo andare questa perfezione, fascino, avvenenza ect. nei personaggi stucca davvero. Sembrano tutti fatti con un inquietante stampino dai contorni perfetti.
Ci si trova poi di fronte ad alcune imprecisioni (come ad esempio, quando si parla di giuria, che in Italia non esiste; al massimo abbiamo dei giudici popolari che non possono comunque decidere la pena, la cui scelta spetta unicamente al giudice; oppure nella definizione di un cosplay, che non necessariamente è un invasato di giochini erotici che si veste da cartone animato giapponese o similia; o ancora negli articoli, del codice penale, riportati – è inserito lo stesso articolo due volte con due titolazioni differenti: «Articolo 594: Ingiuria grave. Articolo 612: minacce di morte. Articolo 610: violenza verbale e privata. Art. 612: atti persecutori. Il 612 è semplicemente “Minaccia” (non necessariamente di morte) ed il 612bis, aggiunto nel 2009, quindi in tempo per la pubblicazione di questo libro, sono gli “Atti persecutori”… Purtroppo, questa roba la mastico e la noto e mi infastidisce).
Comunque, sorvolo su di altre imprecisioni (anche narrative) e altre questioni, perché altrimenti divento antipatica.
La conclusione è terribilmente scontata; anche perché, seguendo la teoria sul possibile assassino, la fine sarebbe stata anche fin troppo prevedibile.
Insomma, la mia esperienza personale con Matteucci inizia e finisce qui.
valutazione la mossa del cartomante

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2 Risposte a “La mossa del cartomante recensione”

  1. Oh mio Dio!! Bella recensione!! Mi fa piacere quando le blogger esprimono la loro opinione anche in maniera negativa..comunque penso a volte che i vari premi che vengono assegnati a volte vengono dati con leggerezza:/ comunque credo che non lo leggerò proprio..comunque vorrei un consiglio..sapresti consigliarmi una raccolta di poesie da poter leggere?:)

  2. Grazie anche io avevo pensato a montale però non so ancora cosa leggere lo devo fare per una Challenge e mi manca questo punto e sono molto indecisa:)

I commenti sono chiusi.

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