La donna di troppo recensione

recensione la donna di troppoTitolo: La donna di troppo
Autore: Enrico Pandiani
Genere: Poliziesco
Anno di pubblicazione: 2013

Zara Bosdaves si trova a Torino da qualche tempo. In città, ha aperto un ufficio investigativo ed è titolare, assieme al bellissimo (nonché  «dio nero») compagno François di un locale che (fortuna loro) raccoglie numerosi clienti ogni sera.

Insomma, Zara, in verità, è un po’ satura del suo lavoro di investigatrice. Non che non le piaccia (lavorava in polizia ed era molto apprezzata per le sue competenze, quindi il crimine è sempre stato il suo pane quotidiano), ma scovare mogli o mariti fedifraghi comincia a venirle a noia.

Ovviamente, ecco il caso che segnerà la svolta.

Un industriale molto noto (potente e ricco), Leone Dalmazzo, viene ritrovato morto nella sua auto, uscita di strada in pieno giorno e infilata in un canale dopo un apparente sorpasso azzardato. Si dà il caso che non si tratti di un caso sfortunato né di un brutto scherzo del destino ed il figlio del suddetto industriale scompare.
La madre del pargolo, affranta dalla morte e preoccupata per la scomparsa, allora incontra Zara per affidarle un incarico: ritrovare Filippo (il quasi-maggiorenne figlio).

Come non ci si aspetterebbe mai, la verità non è mai come appare e sono tantissimi gli scheletri, nascosti nell’armadio della famiglia Dalmazzo, che Zara si troverà costretta a scoprire.

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Dopo un breve soggiorno tra i “momentaneamente accantonati” (che, nel frattempo, andava espandendosi) del mio scaffale Goodreads, ho deciso di riprendere la situazione in mano e slanciarmi in un ultimo sforzo. Così, eccomi qui: lettura completata e pronta a darti la mia spassionata opinione.

Dato che ho un ordine un po’ ballerino col quale esporre le mie idee (nel senso che, difficilmente, rispetto la scaletta dei criteri di valutazione), oggi partirò dai personaggi.

Ho avuto modo di segnalarlo più volte (e, di recente, anche nella mia recensione de “La mossa del cartomante“): non mi piace la perfezione.

Per carità, intendiamoci: non ho nulla contro il bello, il proporzionato e l’eccezionale (non è un caso che adori Canova). Tuttavia, qui non stiamo parlando di una bella statua o di un bel quadro, ma di un libro che, almeno teoricamente, simuli la realtà (o si avvicini ad essa il più possibile).

Invece, sembra d’aver di fronte una rivista di moda. Le donne son tutte belle o formose o con qualche tocco di femminilità (che, comunque, non guasta mai); quando sono proprio fortunate (tipo la protagonista, Zara) hanno tutto mescolato assieme in un cocktail micidiale (e arrapante per ogni uomo che incrocia sul cammino… donna fortunata!).

Lo stesso discorso vale anche per quasi tutta la compagine maschile, ragazzi compresi. Insomma, se Torino è davvero così, consiglio a noi tutti/e di farci un salto!

Comunque, superata la diffusa perfezione esteriore che bacia una buona percentuale di fortunati personaggi, l’aspetto interiore è più o meno particolareggiato, quindi in parte compensa.

Gli ambienti sono, invece, una buona componente del libro. Ben descritti, vari e differenziati (anche se, talvolta, poco chiari).

Linguaggio nella media: senza troppi virtuosismi. La sintassi non è molto complessa. Si fa leggere.

Per quanto riguardo, infine, l’intreccio (con i soliti accorgimenti che ho già avuto modi di spiegarti), l’indagine è un po’ noisetta. Non solo perché ingrana con molta lentezza; ma, nel procedere, non decolla.

Purtroppo, si fa fatica ad appassionarsi: manca quel tremito nella lettura, quella curiosità e quel carico di attesa che ti spinge a fagocitare una pagina dopo l’altra per sapere “cosa succederà dopo”. Forse a causa delle troppe personalità in campo (italiani, francesi, russi, slavi, rumeni…) o dei troppi interventi divini (deus ex machina, angeli custodi e quant’altro) che immancabilmente salvano i protagonisti da morte/sciagura/sventura/stupri certi.

Nemmeno il piccolo colpo di scena finale riesce a salvare una narrazione un po’ scontata.

Molto lineare nell’esposizione, ma poco coinvolgimento per il lettore.

valutazione la donna di troppo


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