Il Principe della Nebbia recensione

recensione il principe della nebbiaTitolo originale: El príncipe de la niebla
Anno di pubblicazione: 1993
Autore: Carlos Ruiz Zafón
Genere: Ragazzi/Mystery
Titolo in Italia: Il Principe della Nebbia
Anno di pubblicazione ITA: 2002

Sullo sfondo di una guerra giusto menzionata quasi per darsi importanza, Max è costretto (proprio a causa di questa quasi fantomatica guerra) a cambiare casa e a trasferirsi, poveretto, in una casa sul mare. Non sapendo cosa fare e, anzi, già immaginando la sua vita triste e sola senza nuovi amici, Max gironzola per la villa fino a scoprire, un poco discosto dalla nuova dimora, un alto cancello scuro. Oltre questo, un giardino molto particolare. Disposte seguendo la sagoma di una stella a sei punte ci sono altrettante statue raffiguranti strani personaggi di un circo. Al centro della stella così formata si trova la statua di un clown. Insomma, qualcosa in quel posto non torna proprio a Max. Il padre, però, ha pronto un bellissimo regalo fatto davvero con il cuore: nel garage trova una vecchia bicicletta appartenuta al figlio dei precedenti proprietari, morto affogato anni addietro. Sì, perché ovviamente dietro la villa c’è una storia (e un mistero anche se molto poco approfondito): i precedenti proprietari (con un cognome lungo e strano, quindi non sto a riportalo) costruirono quella casa sulla spiaggia. Erano un po’ isolati e quasi snob con gli abitanti del villaggio, ma l’arrivo improvviso di un figlio, li aveva fatti cambiare drasticamente e rendere anche più simpatici al resto della comunità. Poi, la tragedia, il figlio affogato, loro svaniti, la casa che nessuno vuole e, alla fine, l’arrivo della famiglia di Max. In questa vicenda, comunque, ci sono altri due personaggi che ancora non ho menzionato: Alicia, la sorella annoiata del protagonista, e Roland, il nuovo amico che Max incontra durante un pellegrinaggio in bici al molo cittadino. Tutto davvero molto entusiasmante…

Insomma, leggendolo come libro per ragazzi (perché di misteri ha poco), sembra di avere tra le mani uno dei libri dalle pagine verdognole di R. L. Stine, nemmeno dei migliori comunque. Niente suspense, niente palpitazioni per la paura, niente. I personaggi sono piatti, definiti in maniera molto superficiale, le vicende sono buttate lì un po’ a caso e con poche spiegazioni. C’entra anche qualcosa di magico, ma affrontato solo marginalmente e la costante mancanza di motivazioni dei personaggi rende un po’ senza senso la vicenda. Leggo molti fantasy, quindi certo non mi spaventa un po’ di soprannaturale, ma qui davvero nulla a senso. A conclusione della vicenda, quanto meno ci si aspetterebbe una chiusa in cui vengono almeno delineante le motivazioni del “cattivo” della storia. Nulla. Tutto si chiude con un nulla di fatto molto triste.

Voto: 2/5


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