Il gioco degli equivoci recensione

recensione Il gioco degli equivociTitolo Originale: Arabella
Anno di pubblicazione: 1949
Autrice: Georgette Heyer
Genere: Storico
Titolo in Italia: Il gioco degli equivoci
Prima pubblicazione ITA: 1980

Alla Canonica di Heythram fervono i preparativi: una degli otto figli del reverendo Tallant, Arabella, ha l’importantissima occasione (su gentile invito della sua madrina Lady Bridlington) di trascorrere la Stagione a Londra, fare il suo debutto in società e trovare finalmente marito. Tutto molto nella norma, se non fosse che, durante il viaggio, la vettura, sulla quale si trovano Arabella ed un’altra viaggiatrice, ha un piccolo problema al timone e diventa, quindi, impossibile proseguire oltre con tale guasto. Che fare mentre il vetturino sistema l’increscioso inconveniente? La sera sta calando e una debole pioggia rischia di minare la salute delle due signore: l’unica scelta è chiedere aiuto ai padroni del bel maniero poco lontano. Il padrone in questione, un certo Robert Beaumaris (scapolo d’oro, arbitro di eleganza e di moda, detto l’Ineguagliabile e chi ne ha più ne metta), non sembra molto entusiasta da quelle inattese ospiti (anzi, si direbbe più infastidito), ma offre comunque l’ausilio che cercano e una cena per ristorarle (anche se su insistenza dell’amico, Lord Fleetwood). Il guaio accade per caso. Arabella (poverella) origlia una conversazione tra il loro ospite e l’amico, in cui il primo si dice convinto che il sedicente incidente alla carrozza sia solo un vile pretesto delle due fanciulle per poterlo avvicinare. La ragazza, profondamente ferita nell’orgoglio nonché indisposta dai modi così presuntuosi dell’uomo (vedi, Orgoglio e Pregiudizio), cerca una piccola rivincita. Decide così di spacciarsi per una riccona, prefiggendosi di stroncare, in questo modo, tutte le brutte idee che l’uomo si era fatto. Questa menzogna, però, se divulgata, segnerebbe la sua fine sociale, così Arabella chiede cortesemente ai due gentiluomini di garantire il suo anonimato. La bugia lì per lì non sembra grave, ma il  suo arrivo a Londra non passa inosservato e tutti già conoscono la fama delle mirabili ricchezze della signorina Tallant.

La lettura di questo libro è molto piacevole e dal classico sapore romantico. L’ambientazione storica, il modo di parlare dei personaggi, i loro usi quotidiani sono davvero ben curati e credibili. Certo, l’intreccio non è il massimo della novità (lei, lui, fraintendimenti ed equivoci), ma si presenta comunque come un libro interessante (per i suoi aspetti storici) e caro a chi ha bisogno di rivivere la dolcezza dei romanzi alla Jane Austen. Forse, il problema sta un po’ qui: sotto certi aspetti sembra di avere tra le mani un tentativo di imitazione (magari un po’ stropicciato) dei lavori della Austen.

Voto: 3,5/5


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2 Risposte a “Il gioco degli equivoci recensione”

  1. E’ vero, sembra aver raccolto elementi un po’ da tutti i libri della Austen però mi hai fatto venire voglia di leggerlo!! 😉 Poi questo particolare stile della copertina mi attira sempre!!

    1. Ciao Federica e grazie per il tuo commento! Mi fa davvero piacere sapere che la mia piccola recensione ti ha fatto venire voglia di leggere questo libro. Spero che la lettura ti piaccia! Fammi sapere cosa ne pensi una volta letto!

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