Lo scheletro che balla recensione

Lo scheletro che balla recensioneTitolo: The coffin dancer
Autore: Jeffrey Deaver
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 1998
Titolo in Italia: Lo scheletro che balla
Anno di pubblicazione ITA: 1998
Trad. di: Stefano Massaron

Preceduto da: 
Il collezionista di ossa

Il niner Charlie Juliet sta iniziando il suo avvicinamento alla pista d’atterraggio dell’aeroporto di Chicago. Nulla da segnalare: serata perfetta, stelle in cielo e vento propizio. Ma Edward (Ed) Carney ha addosso una strana sensazione di disagio e decide di chiamare la moglie. Nell’esatto istante in cui Percey – la moglie di Ed – risponde, un buco si apre nella fusoliera, l’esplosione si porta via il braccio di Ed e, be’, anche la sua vita e quella del copilota.

E non si tratta di un errore umano o tecnico o una disgrazia del destino dispettoso. No. C’era chi voleva Ed morto e… anche sua moglie (che solo grazie a un mal di testa ha aggirato la morte) e un loro amico Brit Hale.

Loro tre saranno, infatti, testimoni nel processo contro Hansen, un imprenditore che si è fatto da sé, ma che non resta troppo simpatico al governo degli Stati Uniti, dal momento che vende armi – rubate all’esercito – sul mercato nero. Per far fuori questo scomodi testimoni, Hansen avrebbe assunto un temibile killer, spietato e così bravo da essere quasi un fantasma, una vecchia conoscenza di Lincoln Rhyme: lo scheletro che balla – dal nome di un tatuaggio che ha sul braccio.

Ora: ci sono solo quarantacinque ore per salvare la vita dei due testimoni e incastrare anche una volta per tutte lo scheletro che balla. Ce la farà Rhyme?

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Solitamente si dice: «Squadra che vince non si cambia».
Be’, ottimo consiglio; non applicabile purtroppo al mondo letterario in cui il “già visto” fa subito storcere il naso. E così, ritroviamo Lincoln, con un giocattolo questa volta aggiornato e più figo del precedente, in “profonda meditazione” disturbato – il solito Thom che lascia passare gente! – da due facce note, Sellito e Banks. Cosa vogliono questa volta? Bah… nulla di nuovo. C’è un caso intricato; delle vittime – non ancora tali – da salvare e una corsa contro il tempo al fulmicotone (45 ore). Poi abbiamo una lavagna da compilare con i dati utili per trovare l’assassino, il quale dopo poche pagine si rivela essere già – guarda caso – uno psicopatico.

Ti ricorda qualcosa?

Ma gli episodi “copioni” non finisco qui, perché abbiamo attentati alla vita di Saschs (no?!), arresti inconsulti – e contro il parere dei superiori – sempre di Saschs… insomma, siamo sicuri che stiano cercando Lo scheletro che balla o Deaver è rimasto bloccato in una sorta di loop criminoso a Il collezionista di ossa?
In alcuni punti, la questione CS (scena del crimine) si fa un po’ troppo vudù e Rhyme riesce davvero a carpire nozioni utili anche dalla capocchia di uno spillo tenuto in mano per tre secondi dal cugino del nipote dello zio dell’assassino. Insomma, questo per dire che alcuni elementi hanno un’eccessiva inclinazione al “divinatorio”. E, per carità, la scienza moderna ha fatto dei passi da gigante, ma ha comunque dei limiti (che qui sono molto molto sottili; Rhyme diventa una specie di macchina onnisciente della scena del crimine).

Comunque, eliminato questo fastidioso elemento del “già visto” e questa “misticità” nell’interpretazione dei microscopici indizi, la vicenda resta sempre ben intrecciata anche se l’ho trovata molto inferiore a quella raccontata ne Il Collezionista di ossa, in cui la tensione era crescente, i personaggi studiati e approfonditi, le situazioni realistiche e ben raccontate. Qui, sebbene manchi quella voracità della lettura causa l’effetto dejà-vù, qualcosa viene comunque recuperato verso la fine con l’unico colpo di scena di tutto il libro.

Passando a parlare dei personaggi.
Il rapporto tra Amelia e Rhyme, pur prendendo una china già prevedibile nel precedente capitolo, si fa più profondo, sebbene scada un po’ nel banale con la “questione gelosia” (e nonostante le precedenti remore di Rhyme spariscano magicamente). A parte questo aspetto che subisce una sorta di “evoluzione”, non si rinviene tuttavia lo stesso con gli altri personaggi (ad esempio, sarebbe stato interessante approfondire la figura di Thom e il suo rapporto con Lincoln; oppure Dellrey, il camaleonte, è un personaggio sicuramente ben riuscito, ma che qui passa un po’ in sordina e fa solo qualche comparsata mostrando comunque capacità fenomenali; anche Banks è un elemento che viene eliminato rapidamente dalla scena e poi completamente dimenticato, ma avrebbe meritato un maggiore approfondimento). Insomma, ho avvertito una certa rapidità nell’attenzione prestata ai personaggi, cosa assolutamente non scontata o secondaria ne Il Collezionista di ossa.

La presenza di Percey – una dei testimoni da salvare – è sicuramente molto forte e caratterizzante, ma l’ho avvertita come una sorta di speculare di Saschs: laddove una ha un carattere forte e deciso e riesce in un ambiente prettamente maschile, lo stesso fa l’altra; se la prima ha avuto difficoltà in amore, vale lo stesso per la seconda (anche se per i motivi opposti); una ama i motori degli aerei, l’altra delle macchine. L’unica differenza sostanziale è nell’aspetto fisico perché se la prima viene chiamata la donna “troll”, la seconda è meravigliosa (ex modella non a caso).

Venendo poi all’elemento “ambienti“. Del primo capitolo di questa serie, avevo davvero molto apprezzato le descrizioni delle scene del crimine, ricche di dettagli, ma non per questo confuse, le quali garantivano al lettore di procedere al fianco di Amelia e visualizzare così il luogo nella mente. Qui, di contro, sembra in qualche punto che uno schizzato si sia impossessato della penna dello scrittore. In certi passaggi, le descrizioni si fanno un po’ confuse, più sfuggenti e meno curate rispetto a Il Collezionosta di ossa.

Ora, vedo che, nella mia recensione, i riscontri e i paragoni con Il Collezionista di ossa sono tanti, ma davvero non è possibile scinderli l’uno dall’altro dal momento che sono proprio il seguito l’uno dell’altro. Detto questo e volendo “valutare” Lo Scheletro che balla quale un libro a sé stante, questa è la mia valutazione…

Lo scheletro che balla valutazione


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