L’eredità Scarlatti recensione

l'eredità scarlatti recensioneTitolo originale: The Scarlatti Inheritance
Autore: Robert Ludlum
Anno di pubblicazione: 1971
Genere: Giallo/Spionaggio
Titolo in Italia: L’eredità Scarlatti
Anno di pubblicazione ITA: 1979
Trad. di: Margherita Bignardi

Siamo a Washington e alcuni funzionari hanno appena ricevuto un’importantissima informazione: se concederanno il “fascicolo Scarlatti” forse potrebbero giungere a una conclusione precoce della (seconda) guerra (mondiale)  contro la Germania nazista.

In verità dietro questa richiesta si celano ragioni ben più profonde e personali di quello che possono immaginare i funzionari governativi americani.

Si tratta di una storia; anzi, della storia di una famiglia, la Scarlatti. Di come Giovanni Scarlatti riuscì a far fortuna, di come creò un impero, di come sua moglie riuscì a moltiplicare il loro potere, di come i suoi figli vennero ribattezzati Scarlett… e di come tutto questo rischi di venir distrutto dal sangue del suo sangue, Ulster.

Ma la storia è ben più intricata e vede entrare in campo molti altri giocatori: ognuno con i suoi interessi (patrimoniali e non); ognuno con la propria dose di follia e pazzia.

Anche il governo americano è interessato a sbrogliare la vicenda e un anonimo ispettore contabile, Matthew Carnfield, si troverà ben presto invischiato in qualcosa molto più grande di lui.

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Diciamo che la questione comincia a farsi un po’ più coinvolgente e interessante con la seconda parte del romanzo (dopo la metà del libro); e ho trascinato la parte precedente per dei giorni senza riuscire ad appassionarmi alla vicenda. La situazione è un po’ migliorata con l’avvicinarsi al finale.

Per carità, c’è l’intrigo internazionale, c’è una specie di genio del crimine (anche se i suoi suppoters sono convinti che sia solo uno stupido fanatico) e la figura della signora Scarlatti (pardon, madame) mi è piaciuta davvero molto, ma manca completamente la tensione nel raccontare i fatti (considerando che si tratta di spionaggio).

Forse, anzi, sicuramente il problema sono io, ma non sono riuscita ad appassionarmi alla vicenda; il racconto procede in maniera un po’ piatta e sale un poco la suspance solo per brevissimi momenti (poi torna il piattume).

Qualche passaggio della vicenda poi mi è apparso un po’ troppo surreale.

SPOILER

Complimenti al prezzolato gigante che resiste a ben tre pallottole, di cui una al fianco, e trova ancora la forza di sollevare pesi, scagliarli con irruenza, lottare e scappare via. Sembra che in lui la sola adrenalina abbia fatto miracoli!
Un deus ex machina con i controcog**** – scusa, ma questa mi è proprio scappata! – considerando che sarà lui a far avvicinare la madame e il contabile.

Per gli altri elementi poco chiari, vedi in fondo all’articolo.

La conclusione non è assolutamente all’altezza di tutte le premesse che si sono messe in campo nel corso della narrazione e sa giusto di chiusura a toppa (messa lì giusto perché la vicenda andava conclusa… in qualche modo).

Detto questo, va considerato che si tratta(va) di un romanzo d’esordio e che Ludlum è molto più conosciuto per la saga di Jason Bourne (già, quella da cui hanno tratto i film con Matt Damon) sicuramente più riuscita e conosciuta di questa. Sono comunque rimasta un po’ delusa considerando la nomea dell’autore.

Allora, come scrivevo poco sopra, l’intrigo internazionale c’è: furto, truffe, affari loschi, magnati dell’industria, accordi sottobanco, identità riscritte, ect. ect. Però, forse, ce n’è troppo… Alla fine, dal mio punto di vista, qualcosa risulta davvero eccessivo e l’aggancio con i nazisti è un po’ forzato (dal momento, comunque, che tutti i super piani che la Scarlatti elabora non serviranno certo a tagliare le risorse finanziarie dei nazisti).

Venendo ai personaggi principali, poiché i secondari hanno giusto un nome e una professione.

Come già ho scritto, madame Scarlatti è il personaggio meglio riuscito. Forte, decisa, intelligente e anche spietata sotto certi punti di vista, capace di provare paura e compassione. Insomma, un personaggio abbastanza sfaccettato, certo non tra i migliori che abbia visto, ma comunque ben riuscito.

Anche Carnfield non è malaccio, sebbene non mi spieghi, in quanto semplice contabile fiscale – e… nemmeno di quelli migliori parrebbe -, tutta la sua intelligenza e il suo intuito. Insomma, il classico eroe senza arte né parte, con qualcosa di speciale e con quel luccichio negli occhi perfetto per incantare le signore, distrarre i nemici e meditare vendetta (attenzione, solo quando il momento è propizio!).

Infine, Janet. Bah, penso che esista solo perché la pulzella in pericolo, vittima di un bruto, ferita e violata, ci sta sempre bene (altrimenti, l’eroe come fa a meditare vendetta?). Infatti, non è che il suo ruolo si discosti molto da quello che ho indicato. Tuttavia, soprattutto nella prima parte, tanto stupida non sembra, considerata la sua intenzione di accumulare ricchezza e potere sposando uno Scarlatti, sebbene poi questa decisione le si ritorca ovviamente contro.

Alla fin fine, però, Janet sembra più travolta dagli eventi, quindi non mi spiego questa sua scintilla iniziale di “furbizia”.

Ultimo, ma non ultimo: Ulster. Senza entrare troppo nel dettaglio per evitare spoiler, il suo ruolo è evidente fin dall’inizio. Tanto bello e affascinate, quanto spietato e calcolatore, sebbene alla fine questo suo “genio” scompaia. Davvero il classico antagonista con troppo di tutto (bellezza, soldi, potere, libertà…), ma non ancora soddisfatto.

Ci rimangono da valutare gli ambienti e il linguaggio.

Quanto al primo, posso affermare che, sebbene ci siano delle descrizioni fisiche degli ambienti interni ed esterni, non sono importanti per lo sviluppo della storia né per il contesto dei personaggi. Sebbene, Carnfield si trovi un po’ spiazzato da alcuni aspetti del mondano mondo delle due Scarlatti/Scarlatt, la questione poi rimane in sospeso. Quindi, ci si limita a classiche descrizioni ambientali.

Quanto al secondo, infine, credo che, nella traduzione, sia stato fatto un po’ di pastrocchio con gli accenti… ovviamente, questione non imputabile all’autore, il cui stile appare molto diretto e scorrevole. Niente di eccezionale, ma, se si trova la giusta spinta per leggere, si possono consumare molte pagine in poco tempo.

Ciò che non mi torna nella trama - Attenzione! SPOILER!

  • Come fa Ulster a mettersi d’accordo per i progetti nazisti (o, comunque, per i grandi piani tedeschi) durante prima guerra mondiale?
  • È come fa a imparare, nel giro di pochissimi mesi, tutti i segreti della finanza tanto da rigirare non solo la banca e sua madre, ma praticamente l’intero sistema bancario mondiale?
  • E tutto ‘sto casino solo perché la madre, un lontano giorno, sembra avergli fatto intendere (o, più probabilmente, è lui ad aver inteso male) che solo il potere conta davvero?
  • E come fa Ulster, dal momento che ha cambiato faccia E nome, ad avere ancora agganci, amicizie e conoscenze potenti e influenti?
  • E come fa un semplice contabile a tenere testa ad assassini prezzolati e agenti addestrati? Per carità, bravo eh, ma forse un po’ surreale…
  • E, infine, perché Ulster richiama il figlio? Se abbiamo appurato che non gli importava di lui nemmeno quando è nato (non dimentichiamoci poi che lo voleva uccidere assieme al resto della famiglia senza troppe cerimonie), cosa è cambiato improvvisamente? In tutti questi anni, non ha trovato un altro psicopatico che potesse proseguire i suoi folli piani?

l'eredità scarlatti valutazione


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