La verità sul caso Harry Quebert recensione

La verità sul caso Harry Quebert recensioneTitolo originale: La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert
Autore: Joël Dicker
Anno di pubblicazione: 2012
Genere: Thriller
Titolo in Italia: La verità sul caso Harry Quebert
Anno di pubblicazione ITA: 2013
Trad. di: Vincenzo Vega

Seguito da: 
Il libro dei Baltimore

Marcus è uno scrittore trentenne e, pur essendo giovane, ha già raggiunto un enorme successo: il suo romanzo d’esordio è stato un fenomeno in tutta l’America (il sogno di ogni scrittore e la speranza di ogni editore). Cartelloni con la sua faccia affollano le città, il suo ritratto ammiccante sorride dalla copertina e i talk show lo vogliono. Tuttavia, il successo è effimero. Nel giro di qualche tempo, il clamore sul libro si spenge, i cartelloni spariscono, i talk show lusingano altri per averli come ospiti.
Ma Marcus ha un contratto da rispettare con la sua casa editrice: deve scrivere cinque libri per onorare l’impegno che ha preso.
E… è arrivato: il blocco dello scrittore è diventato il suo miglior amico.

Marcus non ha idea di come risolvere la sua disastrosa situazione: l’editore gli farà causa, lo lascerà in mutande… sicuro. O forse… forse c’è ancora una soluzione: Harry Quebert. Marcus lo contatta e, in un attimo, tutto il tempo in cui sono stati distanti scompare e Harry, un grandissimo scrittore il cui romanzo è entrato a far parte della letteratura americana, invita il giovane allievo alla sua villa sull’oceano (altro sogno di tutti… scrittori e non).

Tuttavia, lì, nella pace di Aurora, Marcus scoprirà un segreto che cambierà drasticamente non solo la sua vita, ma l’intera esistenza della cittadina. Harry, nel 1975, ebbe una relazione con una ragazzina di quindici anni, Nola. Ma la questione è molto più ingarbugliata: Nola scomparve proprio in quell’estate in cui frequentò Harry. Una donna, Deborah Cooper, la vide mentre veniva rincorsa da un uomo. La ragazzina era coperta di sangue. Ma quando la polizia iniziò le prime ricerche non solo Nola era introvabile, ma la signora Cooper, l’ultima ad aver visto la ragazzina viva, fu uccisa con un colpo di pistola. Da allora, il mistero della scomparsa di Nola dura da trentatré anni nel silenzio di Aurora.

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Prima di scrivere questa recensione, ho dovuto un po’ meditarci sopra. Quindi, abbi pazienza e spero di non annoiarti mentre ti riassumo il processo che mi ha condotto poi a questa valutazione finale.

Primo punto: l’ho finito in meno di un giorno. È vero: finire in breve tempo un libro non è indice che si sta leggendo un capolavoro. E, infatti, “Il caso di Harry Quebert” NON è un capolavoro, ma un libro d’intrattenimento (come, d’altronde, la maggior parte dei libri che escono di questi ultimi tempi). Tuttavia, finire un libro in breve tempo (a prescindere se lo si ha IL tempo per dedicarsi alla lettura o se si cerca di sfruttare anche i ritagli di tempo) trovo che sia un indice importante della capacità di un autore di coinvolgere il proprio lettore nella storia che ha costruito. In questo senso, non c’è proprio nulla da obiettare: si resta incollati alla vicenda. Ci si appassiona. Ci si chiede cosa nasconda la pagina successiva. E si legge tutto d’un fiato. Inoltre, le brevi frasi/insegnamenti di vita/professione che aprono ogni capitolo sono molto interessanti.

Secondo punto: questa “scorrevolezza” della lettura è dovuta non solo a un linguaggio ben costruito, ironico in alcuni passaggi e non pesante, ma anche dal ritmo incalzante dato alla vicenda (cui si aggiunge anche la realizzazione ben fatta del libro nel libro). Sin dalle prime pagine la curiosità del lettore è subito stuzzicata e poi, un colpo di scena dopo l’altro, si procede aggiungendo nuovi pezzetti all’indagine e/o scardinando i punti precedentemente acquisiti.

Da qui mi ricollego subito al punto terzo: il modo in cui si arriva alla soluzione del caso. In molti romanzi, si preferisce rivelare tutti i lati oscuri e i retroscena sul finale (da una parte, se ben realizzato, mantiene la finzione e aumenta la suspence; dall’altro, se mal realizzato, un blocco di conclusione con episodi che, magari, sono successi nelle prime pagine fa perdere l’interesse e crea una certa confusione su eventi o nomi che non si ricordano più). Qui, invece, si opta per una soluzione che apprezzo molto ovvero fornire chiarimenti e spiegazioni in corso d’opera. Alcuni di questi poi sono frutto di fraintendimenti, incomprensioni o fatti taciuti, quindi, fungono da preludio per ulteriori sviluppi e soluzioni.

Sin qui tutto bene, ma, nel mio bilancio, mi è sembrato corretto tener conto anche degli aspetti negativi o che, comunque, mi hanno lasciata perplessa (mi scuso, ma mi rifiuto di usare quell’orripilante “perplimere“).

Quindi, aspetti negativi.

I colpi di scena: sono tanti, alcuni anche inattesi e inaspettati, ma, ad un certo punto della narrazione, diventano troppi, si viene quasi sommersi dai fatti non spiegati, taciuti, mal interpretati, ect.… anche meno…

Passando rapidamente a Marcus, il protagonista, sebbene possa non risultare simpatico (per lui quel motivetto pubblicitario “ti piace vincere facile?!” calza davvero a pennello), è sfaccettato e la sua crescita è evidente anche nel corso del libro. Come personaggio che si rintana nella sua nicchia di mediocri tra i quali spicca come il migliore (anzi, il Formidabile), è ben realizzato.
Il suo compito nelle indagini, tuttavia, se prima è più “dilettantisco” (e credibile), arriva a trasformarsi fino a diventare una sorte di Jessica Fletcher 2 a cui il sergente che conduce le indagini decide di appoggiarsi completamente e ciecamente (e questo è un fattore un po’ poco credibile… andava bene per Jessica a Cabot Cove, ma meno per Marcus e la piccola cittadina di Aurora dove lui, comunque, è sempre stato solo un ospite). Insomma, un’ingerenza così profonda e improvvisa che pecca di credibilità.

Il suo rapporto con Harry poi è ben composto anche se mi lascia alcune perplessità: l’uno ci vede il figlio che non potrà mai avere (comprensibile anche il fatto che Harry riveda, nelle aspirazioni e nel carattere di Marcus, se stesso); l’altro, però, ci vede il padre che… ? Non mi è chiaro cosa che sia che non va nel padre di Marcus…
E, visto che siamo in tema di parenti di Marcus, sua madre è una macchietta simpatica, in grado di spezzare la tensione dell’indagine… all’inizio. Dopo le sue comparsate diventano quasi irritanti, oltre che completamente inutili ai fini della storia.

Per concludere il “capitolo” personaggi e senza spoilerare troppo, alcuni di loro sono ben realizzati e convincenti, le loro scelte e reazioni sono dettate da esperienze passate; altri lasciano basiti per l’irragionevolezza e/o l’assurdità totale dei loro comportamenti, ad esempio…

... spoiler...

… il padre di Nola che, pur ammettendo che il reverendo Lewis è un pazzo, gli lascia tra le mani la figlia già non molto centrata di suo.

Infine, il rapporto tra Harry e Nola. In alcuni punti, è davvero imbarazzante e, okay tutti i discorsi sull’amore ect. ect., ma la storia sempliciotta e ingenua (da parte di un uomo di trent’anni che riempie quaderni di quattro lettere) stile Moccia anche no, grazie.

Vedo che, come al solito, non mi trattengo e scrivo poemi (eeeeh, magari!). Quindi, ultimissimo punto: gli ambienti. Quando mi riferisco a questa voce, non “valuto” solo le descrizioni, ma proprio il clima che si respira. E qui, la piccola cittadina di provincia dove ognuno ha i proprio scheletri nell’armadio è ben mostrata (sebbene con quelle perplessità circa qualche personaggio).

Quindi, alla fine dei conti, ho deciso di considerare preponderante una storia ben costruita e appassionante (anche se in qualche passaggio lo scrittore si è fatto prendere la mano); i personaggi strutturati con un carattere definito formato da esperienze passate (anche se qualcuno di loro è davvero troppo stereotipato); e l’ambiente da piccola cittadina americana in cui anche il più insospettabile ha un segreto, più o meno grande e inquietante, da nascondere.

 


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2 Risposte a “La verità sul caso Harry Quebert recensione”

  1. Ciao Sara, ottima recensione, condiivido il tuo giudizio. Io ho letto l’estate scorsa questo romanzo e l’ho trovato perfetto…per la spiaggia! Un saluto e complimenti per il tuo blog che ho deciso di seguire
    ciao

I commenti sono chiusi.

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