Il Principe Felice

Stanotte, e non saprei proprio spiegarmi il perché, ho sognato di essere in libreria (tra l’altro, molto bella, con fini scaffalature in legno) e di chiedere ostinatamente una copia de “L’importanza di chiamarsi Ernest“, senza che nessuno sembrasse capire o interessarsi a quello che stavo cercando. Alla fine mi sono svegliata con un pensiero: Oscar Wilde.

Devi sapere che, oltre al mio ricorrente “periodo Agatha Christie, in passato ho sofferto molto anche di Oscarite, motivo per cui mi feci una bella scorpacciata dei suoi scritti. il principe felice

Quindi, evitando di tirarmi sempre troppo per le lunghe, per la rubrica Preferiti & Consigliati, vorrei uscire un po’ dai classici “Il ritratto di Dorian Grey” e “L’importanza di chiamarsi Ernest” e consigliarti, invece, la lettura de “Il principe felice e altri racconti“.

Non avevo mai conosciuto Oscar Wilde come favolista e, infatti, anche qui, sorprende. Non si tratta propriamente di favole per bambini (sebbene, mi sembri di ricordare che lui le abbia scritte proprio per i propri figli), almeno non nell’accezione classica.

Sono racconti molto poetici e profondi, talvolta sconvolgenti, ma tristemente veri. Ne sono rimasta colpita, tanto da rileggermi più volte la raccolta fino a consumare il libro. In particolare, rimasi folgorata dal racconto de “L’usignolo e la rosa” di cui ti lascio un piccolo estratto:

«”Ha detto che avrebbe ballato con me se le avessi portato delle rose rosse” esclamò il giovane Studente “ma in tutto il giardino non c’è una sola rosa rossa.” 
Dal suo nido nella quercia l’Usignolo udì le sue parole, e guardò attraverso le fogli e si stupì.
“Non una sola rosa rossa in tutto il mio giardino!” gridò il giovane Studente, e i suoi begli occhi si riempirono di lacrime. “Ah, da che piccole cose dipende la felicità! ho letto tutto quello che hanno scritto i saggi, e miei sono tutti i segreti della filosofia, eppure dalla mancanza di una rosa rossa la mia vita è resa infelice.”
“Ecco finalmente un vero innamorato” disse l’Usignolo “Notte dopo notte ho cantato di lui anche se non lo conoscevo: notte dopo notte ho narrato la sua storia alle stelle, e ora lo vedo. Ha i capelli scuri come il fiore del giacinto, e la bocca rossa come la rosa del suo desiderio, ma la passione gli ha reso il viso simile a un palmo avorio, e il dolore gli ha imposto il suo sigillo sulla fronte.”
“Il Principe dà un ballo domani sera” sussurrò il giovane Studente, “e il mio amore sarà della partita. Se le porterò una rosa rossa ballerà con me fino all’alba. Se le porterò una rosa rossa, la stringerò tra le mie braccia, e lei chinerà il capo sulla mia spalla e la sua mano sarà stretta nella mia. Ma non c’è una rosa rossa nel giardino, e pertanto me ne starò solo da un lato, e lei mi passerà davanti e non si fermerà. Non si curerà di me, il mio cuore si spezzerà.”
“Ecco, veramente, il vero innamorato” disse l’Usignolo. “Quello che io canto, egli soffre; quello che per me è gioia, per lui è dolore. Certo l’amare è una cosa meravigliosa. È più prezioso degli smeraldi e più caro degli opali. Perle e granati non possono comprarlo, né viene offerto sulla piazza del mercato. Non può venire acquistato dai mercanti, né può venir pesato sulla bilancia in cambio dell’oro.”
“I musici sedevano nella loro galleria” diceva il giovane Studente, “e suoneranno i loro strumenti a corda, e il mio amore ballerà al suono dell’arpa e del violino. Ballerà con passo così leggero che i suoi piedi non toccheranno terra, e i cortigiani nei loro abiti sgargianti le si affolleranno intorno. Ma con me ella non ballerà, perché io non ho la rosa rossa da darle”; e si metteva sull’erba e seppelliva il viso tra le mani, e piangeva.
“Perché piange?” chiese una piccola Lucertola Verde, passandogli accanto di corsa con la coda in aria.
“Sì, perché?” disse una Farfalla, che svolazzava dietro a un raggio di sole.
“Sì, perché?” sussurrò una Primula alla sua vicina con voce dolce, bassa.
“Piange per una rosa rossa” disse l’Usignolo.» da “Il Principe Felice e altre storie”, Oscar Wilde, Oscar Mondadori, 1980, Milano (traduzione e introduzione di Masolino d’Amico).

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