I Classici di The Books Blender: I Miserabili

Qualche tempo fa, era partita una campagna (della quale, per la verità, eravamo rimasti tutti un po’ scioccati) in cui venivano ripresentati, in una nuova veste grafica, i grandi classici. Ora, la sorpresa era determinata non tanto dalla nuova edizione (che, anzi, ben venga, dal momento che portava anche una nuova traduzione), ma dal modo in cui questi libri, capisaldi della letteratura mondiale (i titoli erano tre: Anna Karenina, Orgoglio e Pregiudizio e Cime Tempestose), venivano presentati: I classici di After.

Senza nulla togliere a questo(i) libro(i) di Anna Todd, il cui successo è innegabile (e sul quale non mi posso esprimere, avendo letto solo qualche estratto che, in ogni caso, non mi ha convita per nulla), sarei curiosa di capire se (e in quale quantità), in questa nuova versione, questi grandi classici abbiano venduto.

Comunque, tutto questo mi ha dato l’ispirazione per una nuova rubrica del blog: I Classici di The Books Blender.

Come bookworm accanita (sono, infatti, convinta che la mia quasi cecità sia stata determinata anche dal troppo leggere), vorrei condividere e confrontarmi con te sui grandi classici. Tuttavia, non solo vorrei “parlare” di libri-capolavoro, ma anche (più in piccolo, se vogliamo) di libri così belli e profondi (magari anche non comunemente ritenuti dei “classici”) tanto da poter essere inseriti in una ideale lista dei “da leggere assolutamente“. Insomma, una sorta di elenco di libri caldamente consigliati.

Cominciamo subito con un mostro sacro per inaugurare la rubrica: I Miserabili di Victor Hugo.
Prima, però, premetto che è stata una faticaccia scrivere questo articolo. Ci ho messo dei giorni solo a pensarlo, poi un sacco di ore per scriverlo, cancellare, ricominciare tutto da capo e poi lasciarlo a decantare perché mi ero bloccata di nuovo. Insomma, la colpa, ovviamente, non è di questo capolavoro, ma mia. Vorrei cercare di rendere in parole la bellezza di questo libro nonché l’empatia e la consapevolezza che mi ha trasmesso. Tuttavia, non essendo una scrittrice (anche se, ecco la mia confessione, la cosa non mi dispiacerebbe affatto!), non sono per nulla certa del risultato finale.
Insomma, se, alla fine di questo articolo, la voglia di leggere I Miserabili non ti sarà comparsa, la colpa è solo mia!

Fine della premessa e veniamo al dunque.

Sei hai avuto modo di girellare un po’ per il blog, avrai notato che, proprio questo libro, rientra nella mia personale top 6, assieme a Notre-Dame de Paris (di cui parlerò sicuramente in un prossimo articolo); segno inequivocabile che ho un rapporto particolare con il suo autore.

I Miserabili (anno di pubblicazione 1862) si presenta come un libro complesso e molto sfaccettato, pieno di personaggi e ricco di importantissime tematiche (alcune molto attuali anche oggi; come ad esempio, il senso di dovere e Giustizia che permea la figura dell’ispettore Javert).

Innanzitutto, trattasi di romanzo storico e non perché è stato scritto nella seconda metà dell’Ottocento, ma perché il suo stesso autore, Victor Hugo, ha deciso di postdatare l’ambientazione del romanzo e collocarla nell’arco di circa vent’anni, dal 1815 al 1833.

Tutto ha inizio così: dopo diciannove anni e grazie ad un’amnistia, Jean Valjean, è finalmente libero. La sua colpa? Aver rubato un tozzo di pane per sfamare i figli della sorella (5 anni) ed aver tentato numerose volte la fuga, ovviamente sempre fallita (14 anni). Insomma, per la società si tratta di un reietto: nessuno è disposto ad offrirgli un alloggio o garantirgli un posto di lavoro. In queste condizioni di indigenza, esasperato e arrabbiato con il mondo intero e con l’ingiustizia delle cose, Valjean finisce nella città di Digne. Qui un vescovo – un uomo eccezionale per la verità -, Monsignor Myriel, con un semplice e umano gesto di compassione, comprensione e fiducia, sarà la salvezza, il biglietto per una nuova vita per il “criminale indegno”. Nonostante, infatti, Valjean abbia rubato al vescovo dei preziosi candelabri d’argento, l’alto prelato lo difende dalla polizia e gli regala la refurtiva, comprando così l’anima di Jean Valjean. 

È così che la nuova vita di Valjean ha inizio.

I suoi passi lo condurranno a Montreuil-sur-Mer, cittadina nella quale non solo stabilirà la sua fiorente attività industriale, ma di cui diverrà anche sindaco (data la sua bontà, la sua gentilezza e la sua attenzione verso tutti i concittadini). Tuttavia, anche le belle storie sono destinate a finire. Il passato è una bestia che non può essere scacciata con una semplice pennellata bianca e i conti in sospeso con la giustizia verranno presto a galla (ah, ovviamente, nella ridente cittadina nessuno conosce la vera identità di Jean Valjean, che si fa chiamare Madeleine).i miserabili - i classici di The Books Blender

Non so davvero da dove cominciare, così ho pensato che fosse meglio rimandare in fondo la mia sviolinata e cominciare dagli “aspetti negativi“.

Quindi, numero uno: la lunghezza. Dipende ovviamente dalle varie edizioni, ma si tratta pur sempre di un bel tometto: almeno un migliaio di pagine scritte in carattere molto piccolo. Nonostante questo, è un libro che scorre come un fiume in piena, ma bisogna certo aver il tempo per poterlo leggere tutto insieme con calma.
Anche per questo ho sempre rimandato la lettura. Non solo: i grandi tomi nascondono al loro interno qualche fase piatta. Per cui, numero due: qualche parte sorvolabile. Attenzione, perché con “parte sorvolabile” non in intendo le parti narrative inerenti alle vicende dei personaggi e all’evoluzione della storia. La struttura dei romanzi di Hugo vede alcune parti completamente dedicate ad una specie di analisi storico-sociale che, se da un lato si rivelano comunque interessanti, dall’altro si tratta talvolta di “lungaggini” già risapute e tranquillamente sorvolabili.

Ok… Fine degli aspetti negativi! ^^

Veniamo a quelli positivi.

Si entra in un mondo terribilmente vicino a noi (anche se così “datato” nel tempo); un mondo che si srotola davanti ai nostri occhi come se stessimo assistendo alle vicende dei protagonisti al loro fianco, seppur invisibili ai loro occhi. I personaggi (tutti) arrivano con il loro carico di umiliazioni, convinzioni, credenze e pregiudizi, errori e dubbi, perché semplicemente sono umani. Nessuna storia è tralasciata, perché tutte le storie sono importanti. Eppure, nonostante queste siano spesso tragiche o le convinzioni dei personaggi particolarmente radicate, c’è spazio per ripensamenti e dubbi, per la redenzione e per il sacrificio.i classici di The Books Blender - i miserabili - les miserables
Nessuno è esente da colpe, ma si può provare a correggersi e a migliorarsi. Anche se, talvolta, bisogna affrontare il crollo dei propri valori e dei propri ideali ed il fardello è troppo grande per essere trasportato e la convinzione di aver vissuto invano sconfigge.

Ora: di questo libro esistono miliardi di trasposizioni. Personalmente, quella che ho apprezzato di più (quella che, per la verità, è la prima colpevole del mio amore spassionato per questo libro e che ritengo maggiormente aderente alla trama originale del libro) è una mini-serie del 2000 interpretata da Gérard Depardieu (Jean Valjean) e John Malkovic (Javert). Interpreti m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-i!

La recente trasposizione (2012) del musical (con cast stellare: Hugh JackmanRussell CroweAnne HathawayAmanda SeyfriedSacha Baron Cohen, Helena Bonham CarterEddie Redmayne), sebbene le interpretazioni dei protagonisti siano molto alte e le musiche molto belle (che ti consiglio di ascoltare; memorabile resta, comunque, l’interpretazione che Susan Boyle fece per la sua audizione a Britain’s got talent), non trasmette – almeno dal mio punto di vista – la stessa carica emotiva presente, invece, nel libro.

https://www.youtube.com/watch?v=aRiJNS8Oz6E


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