Gemina recensione

Titolo: Gemina
Autori: Amie Kaufman e Jay Kristoff
Genere: Fantascienza
Anno di pubblicazione: 2016
Titolo in Italia: Gemina
Anno di pubblicazione: 2017

Preceduto da: 
Illuminae

Seguito da: 
Obisidio [trovi i dettagli sull’uscita qui]

**Se non hai letto il primo volume della saga, proseguendo nella lettura di questo articolo, rischi spoiler**

Processo Kerenza, ottantunesimo giorno. La direttrice – che abbiamo imparato a conoscere in IlluminaeLeanne Frobisher della BeiTech Industries sostiene di non aver mai avuto conoscenza dell’attacco perpetrato ai danni della colonia dalla quale la nostra Kady Grant era fuggita assieme a Ezra Mason (e le cui vicende facevano parte del primo Illuminae Files)… anche perché lei – sostiene la direttrice – ha assunto l’incarico dopo.

Certo, si tratta di una versione un po’ difficile da sostenere, considerando comunque che la Frobisher era già in carico quando la stazione Heimdall è stata attaccata (sì, parliamo della stessa stazione verso la quale i sopravvissuti della Hypatia stanno disperatamente cercando salvataggio).

Quindi, un passo indietro (di circa un anno) e torniamo a un tempo in cui la Hypatia, dopo gli eventi raccolti in Illuminae, si trova a quindici giorni di viaggio dalla stazione orbitante Heimdall.

Sulla stazione, nessuno è a conoscenza della terribile situazione in cui la Hypatia si trova (anche perché non sanno nemmeno dell’attacco a Kerenza) causa sabotaggi da parte dello staff della stessa Heimdall – ovviamente, si tratta di operativi infiltrati della BeiTech.

Tra un po’ di sballo spaziale procurato grazie a vermi simil tenia che, però, si cibano di impulsi celebrali e i festeggiamenti per il giorno della Terra, tutto bene fino a quando… bè, ricordi che la BeiTech ha distrutto Kerenza, iniziato una caccia spietata ai superstiti nonché distrutto una nave UTA (l’Alexander)?
Se la Hypatia raggiungesse Heimdall sarebbe un bel problema.
E, quindi, ecco l’unica soluzione: distruggere la stazione Heimdall e poi fare lo stesso con la Hypatia.

Per farlo, la BeiTech ha già programmato ogni più piccolo dettaglio.
La carneficina – e il conto alla rovescia – ha inizio…

Il processo Kerenza è in corso e noi ne leggiamo i documenti raccolti come se fossimo uno dei giudici della Corte (e l’invito di girare a pagina tot per seguire il fascicolo cui giudici e accusatore fanno riferimento è un altro tassello in più che coinvolge il lettore nella storia).

Accanto ai coloriti report pieni di considerazioni personali dello stesso analista di Illuminae, le consuete pagine di Unipedia e le chat più o meno crittate tra i personaggi (anche se, grazie a WhisperNet, qui sono a un livello superiore in stile Google Glasses), abbiamo anche il taccuino-diario di Hanna, illustrato da Marie Lu (autrice di The Legend Trilogy… che adesso mi sono incuriosita di leggere), magistralmente macchiato di sangue in un angolo del foglio (chiazza che, tra parentesi, si allarga pagina dopo pagina… inquietante!).

Estratto da Gemina, Amie Kaufmann e Jay Kristoff, Rock the Boat, 2016

Si crea, quindi, una linea di narrazione mista a cui Illuminae ci aveva già abituati.
Sono stati fatti comunque alcuni passi in più nel modo di raccontare questa storia rispetto al capitolo precedente.

Sebbene la narrazione sfrutti maggiormente la ricostruzione scritta di video e filmati, ci sono altre soluzioni – alcune già note e qui forse ancora meglio realizzate – tra parallelismi, frasi che vorticano e girano portando un ulteriore grado di immedesimazione in chi legge.
Infatti, il lettore si trova costretto a girare il libro o inclinarlo. Questi movimenti corrispondo a momenti precisi nella narrazione.

Un passo in più anche nel ritmo degli eventi: si entra nel vivo della storia molto prima, i momenti concitati arrivano quasi subito. Anche perché non è solo l’assalto a Heimdall; c’è l’arrivo della Hypatia con pochissimo scarto, purtroppo, rispetto a una nuova flotta che la BeiTech ha inviato per distruggerla; ci sono il reattore e il generatore di wormhole in manutenzione; ci sono le mucche e i loro “figli” (nessun ulteriore dettaglio concesso =P).

Tuttavia, a onor del vero, ammetto che si ripresentano schemi narrativi già visti nel precedente volume. In particolare mi riferisco al fatto che la difesa viene sempre smollata a un gruppo di adolescenti i quali, per vari motivi, hanno sempre le abilità che servono per la “missione” (una per divertissement si “addestra” in strategia militare; un’altra è un hacker); poi abbiamo la solita squadra di assalitori super-mega-accessoriati e super-mega-addestrati che, però, si fa infinocchiare; il conto alla rovescia che parte, si ferma, torna indietro, riparte; i nostri, oltre a difendersi dall’inseguimento/invasione, devono guardarsi anche a un’altra minaccia

Piccolo spoiler

che di là era il virus mutageno, qui è il verme simil tenia mangia cervelli.

Insomma… siamo sempre sul filo di rasoio…

A bordo seguiamo principalmente le vicende della già citata Hanna (anche “Sua Maestà”), figlia del direttore della stazione; Nik, componente della Casa dei coltelli: e la di lui cugina Ella, piccola hacker vittima di un’atroce piaga (di cui non riporto il nome perché non so come decideranno di tradurlo in italiano).

Ma, come accadeva anche in Illuminae, i personaggi sono molti di più. Fanno alcune comparsate volti già noti ed entrano in scena altri solo citati.
Tuttavia, mi spiace dirlo, ma il passo in più qui non c’è e si resta impantanati in dinamiche già presenti in Illuminae: Kady è qui rappresentata per competenze, modi di fare, capacità e abilità in parte da Ella e in parte da Hanna; Ezra da Nik.
Il dinamico duo, ovviamente, finisce in dinamiche abbastanza prevedibili.
Non che non abbia apprezzato i nuovi protagonisti, anzi… anche qui mi sono ritrovata coinvolta nelle loro vicende come da molto tempo non mi succede per i “libri normali”, ma ammetto che gli autori si sono adagiati in scelte facili.

I personaggi secondari non ricevono molta di quell’attenzione che, invece, gli era riservata in Illuminae e che avevo davvero apprezzato molto.

La sensazione è quella di avere tra le mani sicuramente un buon prodotto che, per certi versi, gioca ancora meglio su alcune delle ottime trovate narrative (vortici di parole, una prosa spesso molto visiva) del precedente capitolo, ma per altri insiste in meccaniche già viste e ricade in scelte facili.

Ritengo Gemina una sorta di libro di raccordo, utile per completare il quadro iniziato in Illuminae e preparare la scena per il gran finale (almeno, questo è quello che mi aspetto!).

Ciò non toglie, comunque, che Kaufmann e Kristoff siano stati in grado di creare ancora una volta una storia intrigante di cui il lettore vuole, a questo punto, dannatamente conoscere la fine e dei personaggi cui, con tutti i loro pregi e difetti (e con le dovute remore che ho espresso), non si può far a meno di affezionarsi.


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