Del perché abbandonare i libri

Abbandonare i libri è un sacrosanto diritto di ogni lettore…

Quella che mi accingo a scrivere non è un’eresia, tranquillo/a. Non ti dirò di lanciare i libri nel vuoto cosmico o gettarli al macero o accendere un bel falò in stile Fahrenheit 451.

Quello che scriverò è, invece, un po’ la summa di anni di letture (sinceramente ho perso un po’ il conto, non riuscendo a identificare una data precisa di inizio…).

Il risultato potrà apparire scontato per qualcuno, ma ti assicuro che per me è stata la complessa risultante di sofferenze, ripensamenti e mantra di incoraggiamento in stile self-help.

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Insomma, leggere – lo sappiamo – è una passione meravigliosa (déjà-vu?). Ti permette di esplorare mondi inesplorati, di conoscere sconosciuti che potrebbero diventare i tuoi più cari amici o i tuoi migliori insegnanti, di viaggiare nel tempo e nello spazio girando solo qualche pagina.

Ovvio che, però, non tutti i libri ti assicurano un’immersione così totale: c’è sempre una petecchia che rovina tutto e – parliamoci chiaramente – prima o poi il tuo libroso cammino allegro e spensierato incapperà sicuramente in qualche abominevole bestia letteraria a cui lonza, lupa e leone messi insieme fanno un baffo.

Ora, leggendo parecchi libri (diciamo che mi tengo su una media di 70 libri l’anno), il mio percorso ahimè incappa spesso in abomini… molto più spesso di quanto vorrei.

A parte pregare di non incrociare mai più quell’autore/autrice o una sua storia scritta magari sotto-copertura, c’è poco altro da fare.

Il libro ormai lo hai già con te… è lì, sul comodino, sullo scaffale di una libreria, su di un tavolino e lì rimarrà (a meno che tu non l’abbia preso in una libreria e la scadenza del prestito si stia avvicinando… fortunello/a!). Da lì ti osserverà per dei giorni, mesi… anni (sì, a-n-n-i).

Resterà lì come monito e magari la sua copertina trasuderà pure astiosa supponenza: visto? Non mi hai finito! Sono ancora qui.

Ora, a parte la mia psicotica personalizzazione di un libro, la questione è meno atroce di come l’ho presentata io… se si agisce con oculatezza.

E io, per molti anni, non lo sono stata e sono rimasta imprigionata in un limbo in cui le seconde possibilità per un libro che proprio non faceva per me sono state infinite. Ci doveva essere stata un’incomprensione iniziale; magari l’umore con il quale ho cominciato a leggere non era quello giusto; magari, domani, il sole sorgerà a ovest e io vedrò il libro in una luce completamente diversa.

Be’, smettiamola di prenderci in giro. Se un libro non piace, non piace. Punto. Fine. Kaputt. Auf Wiedersehen. Addio e grazie…

Eccoci, quindi, arrivati al fulcro di tutto l’articolo: abbandonare i libri.

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Per molto tempo, non sono stata capace di rispondere a una domanda semplicissima: ho una lista infinita di libri da leggere, perché continuare a sprecare tempo con un libro che non mi piace per nulla?

Le giustificazioni erano le più varie: rispetto all’autore che s’è impegnato a scrivere il libro e a tutte quelle persone coinvolte nelle varie fasi di revisione e pubblicazione; fiducia nell’editore che, fra le centinaia, migliaia di manoscritti che gli intasano la casella di posta, ha scelto di pubblicare proprio quella storia e non altre… e be’ un piccolo pensiero c’era anche per i soldi che mi avevano fatto ciao-ciao – in stile capretta di Heidi – durante la fase d’acquisto.

Fino a quando una rivelazione non mi ha folgorata: ma chi me lo fa fare? Perché continuare a spendere – e sprecare – del tempo con un libro che non piace (lo diceva anche Joyce)?

I motivi per cui quest’amore non è scattato possono essere davvero infiniti e non tutti sono colpa del lettore. E, lo so, le domande insolute resteranno comunque tante: ma cosa diavolo pensava di fare l’autore/autrice? Chi cavolo ha ritenuto questo libro pronto per la pubblicazione? Ect. ect.

Ma per te, che finalmente passerai a una nuova lettura lanciando via l’obbrobrio letterario (sì, posso immaginare in che direzione vorresti lanciare il libro… ti capisco), ci saranno nuovi mondi, nuove storie, nuovi personaggi.

Siamo umani; non tutti abbiamo gli stessi gusti e sensibilità. Se quel libro non fa per noi, ce ne saranno altri che invece saranno perfetti.

Ovviamente, puoi far conoscere il tuo sdegno al mondo scrivendo una recensione (mi raccomando di non esasperare mai i toni) o aggiungendo commenti a recensioni già esistenti (le mie sono a disposizione) e spiegando cosa c’era in quel libro che proprio non ti tornava; oppure puoi fare opera di demolizione con i tuoi amici e conoscenti diffidandoli dal leggere la lettura incriminata. Sono questi ottimi modi che i lettori hanno trovato per presevarsi da orrendi incontri.

Quindi, se un libro non piace, se la sua lettura ti provoca un attacco d’orticaria fulminante, abbandonalo.

Se la sua presenza in casa ti disgusta, regalalo a qualcuno a cui pensi potrebbe interessare; portalo alla libreria vicina dove sicuramente troverà un lettore con gusti diversi dai tuoi che saprà apprezzarlo; vendilo (per recuperare, almeno in parte, la tua spesa iniziale).

Non farci il falò… quello no. Mai.

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