E così l’italiano è scomparso…

… ma dai?

Questa è la storia di come, in Italia, ci si svegli sempre tardi (ma, come si dice, meglio tardi che mai) e di come, quando qualcuno finalmente riesce ad attirare l’attenzione, si rimanga tutti scandalizzati dando inizio a un fuggi-fuggi generale (= io? Io no… Non era quello prima di me a doverlo fare?).

E alla fine nel parapiglia che così si scatena, a terra restano solo coloro che non sono stati abbastanza veloci da nascondersi o abbastanza bravi nel ripararsi ai colpi… cioè, i soliti noi.

Questa è la storia di come il signor italiano sia diventato uno sconosciuto nel suo stesso paese. E non si tratta di una storia cominciata oggi o la scorsa settimana o lo scorso anno. È una storia di scelte durante la quale ne sono state fatte altre… di altro tipo.

Il blog era aperto da poco tempo quando parlammo per la prima volta della disastrosa situazione dell’italiano in Italia (qui puoi leggere l’articolo intero; ma, nel corso del tempo, siamo tornati più volte sulla questione). L’occasione era l’ennesima paventata chiusura dell’Accademia della Crusca che, a differenza di quello che sta accadendo a numerose biblioteche, è ancora lì… per il momento.

Oggi ne riparliamo dopo lo scalpore suscitato dalla lettera di seicento docenti universitari i quali si sono scoperti maestri d’italiano con la penna rossa e blu in mano.

In Italia, non si parla più l’italiano ma una stramba lingua in cui i congiuntivi sono dimenticati; la punteggiatura – escluse forse virgole e punti – non esiste; e non parliamo di apostrofi o accenti o delle “h”…

Come ho avuto già occasione di scrivere: L’italiano è la lingua, la nostra lingua. L’italiano siamo noi (o dovremmo essere noi). E, invece, eccoti una i che compare dove non dovrebbe; una h che, invece, sparisce dimenticata; un apostrofo che evapora per riaffiorare dove non dovrebbe; accenti ballerini e punteggiatura latitante.

In quale modo si pensa che una persona possa esprime un desiderio, un disagio, un’idea se non attraverso la parola, il più grande mezzo di comunicazione che la natura ci ha concesso? 

Ma continuiamo – come abbiamo continuato a fare in tutti questi anni – a glorificare le stupidate, l’ignoranza. Continuiamo a inorridire al momento giusto e aspettare che un po’ di tempo ci aiuti a dimenticare.

Continuiamo pure così…


Il testo della lettera aperta dei 600 docenti universitari
[Fonte: Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità]

Al Presidente del Consiglio

Alla Ministra dell’Istruzione

Al Parlamento

È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana.

A fronte di una situazione così preoccupante il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato,  anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico più o meno da tutti i governi. Ci sono alcune importanti iniziative rivolte all’aggiornamento degli insegnanti, ma non si vede una volontà politica adeguata alla gravità del problema.

Abbiamo invece bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né il generoso impegno di tanti validissimi insegnanti né l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti. Dobbiamo dunque porci come obiettivo urgente il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici  di base da parte della grande maggioranza degli studenti. 

A questo scopo, noi sottoscritti docenti universitari ci permettiamo di proporre le seguenti linee di intervento:

– una revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari. Tali indicazioni dovrebbero contenere i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni;

–  l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano.

–  Sarebbe utile la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media, anche per stimolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti dei vari ordini di scuola.

Siamo convinti che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base. Questi momenti costituirebbero per gli allievi un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli insegnanti avrebbero finalmente dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro.

Quanto prima pubblicheremo l’elenco completo dei firmatari. Tra i molti nomi noti numerosi Accademici della Crusca (Rita Librandi, Ugo Vignuzzi, Rosario Coluccia, Annalisa Nesi, Francesco Bruni, Maurizio Dardano, Piero Beltrami, Massimo Fanfani)i linguisti Edoardo Lombardi Vallauri, Gabriella Alfieri e Stefania Stefanellii rettori di quattro Università; i docenti di letteratura italiana Giuseppe Nicoletti Biancamaria Frabotta; il pedagogista Benedetto Vertecchi e lo storico della pedagogia Alfonso Scotto di Luzio; gli storici Ernesto Galli Della Loggia, Luciano Canfora, Chiara Frugoni, Mario Isnenghi, Fulvio Cammarano, Francesco Barbagallo, Francesco Perfetti, Maurizio Sangalli; i filosofi Massimo Cacciari, Roberto Esposito, Angelo Campodonico, i sociologi Sergio Belardinelli e Ilvo Diamanti; la scrittrice e insegnante Paola Mastrocola; il matematico Lucio Russo; i costituzionalisti Carlo Fusaro, Paolo Caretti e Fulco Lanchester; gli storici dell’arte Alessandro ZuccariBarbara Agosti e Donata Levi; i docenti di diritto amministrativo Carlo Marzuoli, di diritto pubblico comparato Ginevra Cerrina Feroni e di diritto romano Giuseppe Valditara; il neuropsichiatra infantile Michele Zappella; l’economista Marcello Messori.

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