Il caso Bellwether recensione

novità libri aprile - il caso bellwetherTitolo originale: The Bellwether Revivals
Autore: Benjamin Wood
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2012
Titolo in Italia: Il caso Bellwether
Anno di pubblicazione ITA: 2015
Trad. di Maurizio Bartocci e Valerio Palmieri

Strani questi Bellwether. Oscar ne fa la conoscenza per puro caso, guidato dal suono di un organo che lo attira in chiesa. Lì rimane folgorato dalla bella Iris (Bellwether), giovane studentessa di medicina.

Poco dopo, conoscerà anche il fratello, Eden. Spinto dal desiderio di conoscere meglio la ragazza (e conquistarla), Oscar si fa tentare dagli inviti (e dalle sfide) di Eden tanto da finire a villa Bellwether nel giro di pochissimo tempo. È lì… be’, lì la cosa si fa strana. Eden lo sottopone a una specie di “esperimento” musicale, al quale partecipano la sorella Iris e il “gregge” Bellwether (vedasi la cerchia di amici: Jane, Marcus e Yin), e al termine del quale Oscar si ritrova conficcato in una mano un chiodo.

Nonostante l’inca*** iniziale, Oscar si lascia tentare ancora (ah… le donne!) e, alla fine, entrerà a far parte della ristretta cerchia Bellwether. Tuttavia, la questione è più ingarbugliata di quello che traspare in superficie. Ben presto, Iris gli chiederà aiuto: è convinta che suo fratello sia malato (psichico) e ha bisogno di qualcuno che lo dimostri assieme a lei.

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Tutto ruota attorno alla figura “geniale” di Eden; sebbene in un primo momento possa apparire Oscar il protagonista della vicenda, in realtà è il primo ad essere sempre al centro dell’attenzione e, anche quando non presente in scena, la sua figura aleggia sullo sfondo ed è una costante nei rapporti tra i personaggi (forse anche troppo…).

Innanzitutto, chi sono questi Bellwether? Non vorrei ridurli al classico cliché da famiglia ricca inglese, ma così è. Quindi, immagina: una grande villa, un grande parco (= tanti soldi) e una grande libertà. E ancora: i college inglesi e i trattamenti privilegiati per i figli di chi li sovvenziona. Aggiungi un po’ di sano egocentrismo et voilà!

Ma la questione è leggermente più… “profonda”. Da uno scontro tra il mondo (borghese) di Oscar e quello di Iris (benestante e privo di molti assili quotidiani di noi poveri mortali come, ad esempio, quello di guadagnarsi la pagnotta) tutto slitta molto rapidamente verso un’analisi psichiatrica su Eden, il suo carattere particolare (un po’ bordeline, strafottente, egocentrico, genio della musica, intelligente e super narcisista, ect.… viene da domandarsi come fa ad avere degli amici che lo seguono nelle sue stramberie e una ragazza che lo idolatra) e i suoi modi di fare spesso oscuri. Insomma, è pazzo? È un genio? L’unica ad avere dei dubbi sembra Iris, la sorella.

La vicenda è così preminente che sembra quasi che Iris accetti il corteggiamento di Oscar solo per ottenere un alleato in questa sua indagine. In tutto questo, si aggiunga, come poco sopra scrivevo, il contesto benestante dei Bellwether e il comportamento da struzzo (= testa sotto la sabbia) dei signori Bellwether che preferiscono mantenere le apparenze e non ammettere con sé stessi l’evidenza (che io tutta ‘sta genialità in Eden non è che l’abbia vista… per carità, è un bravissimo musicista e, a quanto pare, anche un validissimo compositore… ma… fine). Insomma, alla fin fine… la storia (e leggasi: la questione sulla musicologia, l’ipnosi e compagnia bella) è interessante, ma l’ho trovata quasi più un esercizio di stile che non una vera e propria storia appunto. Non ci sono particolari sviluppi, perché già nelle due paginette di preludio si sa come andrà a finire la vicenda (male…) e facendo la primissima conoscenza con Eden e il suo carattere schizzato già si comprendere il come e, poco dopo, anche il perché.

Continuiamo e passiamo ai personaggi. Grande è l’attenzione che viene dedicata a ognuno di loro. Tra protagonisti e comprimari parliamo di poco più di una decina di personaggi (il c.d. gregge dei Bellwether, Oscar, Iris e Eden, Bellwether padre e Bellwether madre, Plausen e Crest), ma sono tutti ben definiti, sebbene inquadrati nei loro standard sociali: i Bellwether, come scrivevo poco sopra, ricordano molto le famiglie altolocate che preferiscono la politica dell'”aspettare e vedere” pur di non cadere nel pubblico ludibrio nella pubblica piazza; i ragazzi del “gregge” incarnano spesso lo schema ragazzo-di-buona-famiglia-in-un-college-e-con-nulla-di-serio-a-cui-pensare (insomma, quelli che pensano di sapere e di aver visto tutto della vita, ma che hanno la domestica in casa a rimediare al posto loro anche alla più piccola inezia); infine, Oscar, il ragazzo intelligente e di belle speranze, la cui famiglia non ha mai preso in considerazione l’ipotesi che l’istruzione sia un punto fondamentale nello sviluppo di un individuo.
Si salvano Paulsen e Crest, la cui storia, in bilico tra presente e passato – anche se un po’ sullo sfondo-, aggiunge molti punti interessanti nella vicenda generale e li rende due personaggi “fuori dagli schemi” classici.

Ho apprezzato molto il tono in cui è scritto, quasi letterato (forse per questo ho avuto la sensazione che si trattasse di un esercizio di stile) con accenni romantici e una certa attenzione e accuratezza nella frasi.

Infine, gli ambienti. La vicenda prende campo principalmente a Cambrige e nella magnifica villa Bellwether. Nelle fasi iniziali, si avverte un po’ lo scoramento di Oscar nel ritrovarsi di fronte a usi, costumi e modi di fare a lui completamente sconosciuti. Il suo unico appiglio sono le regole della buona educazione, di cui riesce a fare sfoggio, ma è innegabile un certo senso di “sfasamento”. Tuttavia, questa sensazione sparisce in breve tempo e ben presto tutto si concentra su Eden, mentre il resto sfuma.
Così, sì, gli ambienti, principalmente interni, sono ben descritti, ma manca un po’ l’atmosfera, il clima. E la questione “ambienti” rimane in superficie come un mero esercizio giusto per inquadrare la scena su cui prende luogo l’azione principale.

Concludendo. Non trovo molto semplice “valutare” questo libro. Se, infatti, da un lato, ho apprezzato la costruzione di alcuni personaggi e lo stile di scrittura, dall’altro non posso dire altrettanto della storia che, fatta salva l’idea molto interessante della ipno-musica, non racconta – e non sorprende – poi molto.

valutazione il caso bellwether


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