Allegiant recensione

Tirecensione allegianttolo originale: Allegiant
Anno di pubblicazione: 2013
Autrice: Veronica Roth
Genere: Fantascienza/Distopico
Titolo in Italia: Allegiant
Anno di pubblicazione ITA: 2014

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Attenzione! Pericolo spoiler!!!
Se non avete letto i precedenti capitoli, la seguente recensione contiene importanti spoiler della trama! 

…E dopo aver scoperto che i fondatori della città avevano lasciato un messaggio alle future generazioni (mi ricorda tantissimo Ember – il mistero della città di luce) e aver sedato tutte le rivolte scaturite in seguito alla visione di questo breve messaggio, il controllo adesso è nelle mani degli Esclusi e di Evelyn, la madre-non-sono-più-morta-era-solo-una-burla di Quattro (o Tobias, come preferite).

Ovviamente, le fazioni che facevano sparire la gente nel nulla o che trucidavano la gente durante le difficili iniziazioni andavano benone, ma, ehi, in mano agli Esclusi che-guidano-gli-autobus (vorrei capire da dove viene tutto questo astio nei confronti degli autisti) proprio no.

Così, si organizzano per soppiantare il – chiamiamolo – regime. La pacifica Johanna Reyes e Cara, la sorella di Will, creano gli Alleganti, il cui obiettivo è quello di buttar giù la tirannia di Evelyn.

Non dimentichiamoci, però, che il messaggio dei fondatori (rappresentati da una lontana parente di Beatrice, Edith Prior) chiedeva di mandare una rappresentanza all’esterno, una volta che il numero dei Divergenti fosse aumentato (non c’è dato sapere i numeri precisi… diciamo, q.b. come quando si prepara una ricetta…).

Indovina, indovinello: chi verrà scelto per questo fardello?
Esatto: i nostri amici. Ma va bene, del resto sono i protagonisti.

I preparativi per l’uscita dalla città vengono eseguiti in un lampo e, in quattro e quattr’otto, il nostro gruppo (Tris, Tobias, Christina, Uriah, Cara, Peter e Tori) è pronto.

Purtroppo, ai confini della città vengono colti in un imboscata degli Esclusi e Tori non ce la fa. Niente di irreparabile, comunque: i nostri sono già al di là della recisione, mura, recinto o qualunque altra cosa divida la città dal resto mondo e sono prontissimi a prestare il loro aiuto agli esterni.

logo commento

Al termine della saga, confermo i miei giudizi precedenti. Lieta d’aver finalmente concluso una trilogia che non mi ha appassionata per nulla. Tuttavia, almeno in parte, sono dispiaciuta che il libro non mi abbia coinvolto e appassionata.

I personaggi non mi sono diventati cari; non mi sono immedesimata nelle loro vicende e non li ho seguiti durante le loro sfide e tribolazioni.

Le deficienze, che avevo riscontrato nei precedenti capitoli, si ripresentano invariate: linguaggio elementare, personaggi piatti e fatti con lo stampino (nel senso che persone diverse hanno gli stessi atteggiamenti: ad esempio, quando sono nervosi si mordono tutti l’interno della guancia…), eventi che non coinvolgono il lettore.

Il libro si divide seguendo il punto di vista di Tris e di Quattro (un capitolo a testa).

La trovata poteva esser carina, ma è realizzata terribilmente male.

E qui va un grazie all’editor (o a chi per lui/lei) che ha pensato bene di inserire il nome del personaggio all’inizio del capitolo, perché, ti giuro, che non si riscontra alcuna differenza tra Tris e Quattro.

Se non si presta bene attenzione a chi sta parlano, i due si possono benissimo confondere (cosa che, infatti, mi è capitata più di una volta).

Il carattere di Quattro cambia improvvisamente in quest’ultimo volume e diventa doddo quanto e più di Tris.

Nei primi episodi, infatti, Quattro è tenebroso, scaltro, intelligente, sveglio e apprezzato dal genere femminile; qui è tonto, lento a comprendere le cose (quando le capisce) e ricorda episodi di quando, nella fazione degli Intrepidi, le ragazze lo schifavano… Stiamo parlando sempre della stessa persona?

Numerose continuano poi ad essere le incoerenze dal punto di vista narrativo: adulti che continuano ad appoggiasi a ragazzini; capi degli Alleganti che chiedono l’opinione dei sottoposti e decidono di selezionare (giustamente) come i membri della squadra che andrà all’esterno persone competenti, ma che non destino l’attenzione di Evelyn… E, quindi, quale miglior modo di NON destare l’attenzione se non farle sparire improvvisamente il figlio-da-poco-ritrovato-nonchè-braccio-destro?

E potrei andare avanti ancora per molto con le incongruenze di questo stampo…

Spoiler

Vogliamo parlare, ad esempio, dei confini della città che sono sostanzialmente evanescenti? La squadra di Tris e Quattro ci mette tre secondi a passare nel mondo esterno. E non poteva essere fatto prima? No, perché ai due o tre che ci hanno provato prima i Pacifici hanno resettato la memoria…
Okay… ? …

Vogliamo ancora parlare di come dal Dipartimento di Sanità si vedano i grattacieli della città, ma dalla città l’esterno appaia solo come una massa scura? Una spiegazione di questo orizzonte distorto sarebbe stata interessante.

Oppure vogliamo parlare di come, una volta entrati nel Dipartimento, la nostra squadra di eroi si disinteressi completamente alla vicende dei loro amici, compagni, simpatizzanti e si limiti a dargli sbirciatina ogni tanto attraverso gli schermi di controllo disseminati per la città? Se ne ricordano solo (e si indignano pure) quando i membri del Dipartimento decidono di cancellare la memoria di tutti gli abitanti della città.

I ricordi sono quello che rende tale una persona…

Perché quando il Dipartimento li spia? Quando fa arrivare sieri mortali agli Eruditi? Quando li controllano giocando a fare dio? No… in questi casi, va tutto bene, ma non toccatemi i ricordi! Ma stiamo scherzando?

Ok, ok… mi fermo.

Alla fine, quindi, il tutto si riduce ad un Truman Show della chimica.  

bah è l’unico commento che posso fare al termine di questa trilogia.

valutazione allegiant

valutazione totale divergent


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